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La Strega di Marie NDiaye, la recensione

La Strega di Marie NDiaye, la recensione

La Strega di Marie NDiaye, edito Prehistorica Editore, ha finalmente visto la luce anche in Italia. Scritto dalla pluripremiata autrice francese e pubblicato per la prima volta nel 1996, il romanzo indaga la figura della strega in una vesta del tutto nuova. NDiaye fonde il realismo magico a eventi incredibili e talvolta grotteschi che finiranno per avvolgere il libro di una patina opaca, tanto da lasciare interdetto chi legge. Queste situazioni paradossali, tenderanno ad aumentare man a mano che si procederà con la lettura di questo romanzo dalle metafore nascoste e dalla storia pregna di significato.

“Quando le mie figlie ebbero raggiunto l’età di dodici anni, le iniziai ai poteri misteriosi. Misteriosi non tanto perché ne ignorassero l’esistenza,  perché io glieli avessi tenuti nascosti (a loro non nascondevo nulla di me, dato che eravamo dello stesso sesso), ma piuttosto perché, essendo cresciute con una conoscenza vaga e indifferente di questa realtà, non capivano la necessità di preoccuparsene o di doverla tutt’a un tratto padroneggiare in qualche modo, così come non vedevano l’utilità di imparare a cucinare i piatti che preparavo per loro e che rientravano in un campo altrettanto remoto e poco appassionante.”

La Strega, Marie NDiaye

La trama de La Strega
Lo stravolgimento della vita di Lucie

La Strega sguazza in una magia ancestrale, poteri tramandati di madre in figlia e che assumono sin da subito un’aura quasi proibita. Il romanzo inizia con la nostra protagonista, Lucie, che insegna alle sue due gemelle l’arte della divinazione. Questo evento segna non solo l’inizio delle vicende, ma anche la fine della vita che Lucie ha sempre conosciuto.

Incatenata in un matrimonio senza amore e senza alcun tipo di affetto e denigrata anche come madre, Lucie si vede sfuggire la vita a cui era abituata da sotto il naso. Eppure, Lucie rimane inerme dinanzi a tali stravolgimenti, osservando passivamente gli eventi che minacciano di stroncare anche la più piccola gioia legata alla sua quotidianità.

Sin dal principio, Lucie si ritiene una strega mediocre e la magia stessa che contraddistingue la sua intera famiglia viene rappresentata come un potere terribile. Costretta a nascondere questa parte di sé e disprezzata o sottovalutata quando mette in pratica le sue doti da strega, Lucie dovrà coltivare i poteri delle sue figlie e osservarle crescere e scappare proprio a causa di questi.

Anche il suo matrimonio si sgretola sotto i suoi occhi. Suo marito, Pierrot, sparisce nel nulla, portando via con sé gran parte della fortuna della moglie. È proprio da quest’episodio che Lucie sarà costretta a lasciare la casa familiare per ritrovare il marito e recuperare i suoi risparmi. Dal momento in cui Lucie si imbarcherà in innumerevoli avventure, alloggiando nella casa della suocera per poi arrivare a Parigi, a casa dei suoi genitori, il realismo abbandonerà il romanzo, rimpiazzato da eventi ben più stravaganti.

La figura della strega e la donna nel romanzo di NDiaye

La figura della strega nel romanzo di NDiaye viene rappresentata da tre (o meglio, quattro) streghe diverse. Lucie, la quale non tentenna ad ammettere la sua mancanza di talento, che rimpiange senza remore, e che invidia sia quando inizia a manifestarsi nelle abilità delle gemelle che quando ripensa al forte desiderio di sua madre di reprimere la sua magia. Le due figlie di Lucie, che non sembrano trovare niente di particolarmente speciale nei poteri che hanno imparato, ma che non tarderanno a sfoggiare per poter sfuggire dalla monotonia. Infine, la madre di Lucie che è terrorizzata dal grandissimo potere che alberga in lei, rifiutando di abbracciare la sua vera natura.

I poteri di Lucie inorridiscono il marito, che preferisce far finta di niente piuttosto che tentare di comprendere e apprezzare la moglie per ciò che è. Tutti sembrano atterriti dalla magia, a partire dalla madre di Lucie che stenta quasi a parlarne. Altri, invece, sottovalutano le capacità della protagonista. Una di queste persone è la bizzarra vicina di casa, Isabelle, che compare nelle situazioni più disparate e senza logica alcuna. Il suo è un personaggio fastidioso ed esasperato.

Tutti questi personaggi, streghe e non, rappresentano donne diverse, ognuna di loro espressione di desideri, paurerealtà differenti. L’autrice ha svolto un lavoro magistrale creando personaggi ben diversificati e realistici con delle esperienze che spesso portano queste donne ad essere demonizzate perché non capite. 

Lucie, una protagonista in balia degli eventi

Vorrei soffermarmi con maggiore attenzione sul personaggio di Lucie, narratrice degli eventi e protagonista dell’intera vicenda. Ho trovato la narrazione particolarmente piatta all’inizio, descrivendo perfettamente la situazione di Lucie, monotona e insoddisfacente. Nonostante avessi intuito che il carattere remissivo della protagonista fosse funzionale alla narrazione degli eventi, mi aspettavo un cambiamento sostanziale prima del termine del romanzo. Sono stata, però, delusa. Lucie resta del tutto arrendevole dall’inizio alla fine. Finisce quasi per giustificare le scelte delle persone attorno a lei, sottomettendosi al corso degli eventi.

Lucie non combatte per ciò che le spetta, non cerca un cambiamento positivo, preferisce essere sballottolata dalle azioni altrui come in balia della corrente. La mancanza di una trasformazione nel modo di fare di Lucie deve essere preso come una delle tante metafore presenti nel testo. Esso cozza con le numerose metamorfosi che compaiono durante la lettura. A partire, invece, dal cambiamento fisico che travolge le sue gemelle. Infatti, la loro trasformazione e fuga dal nucleo familiare che si stava inevitabilmente sgretolando appena dopo aver appreso le arti magiche, deriva da numerosi fattori. Prima di tutto dalla fuga del padre che, raccapricciato dal potere che ribolliva nelle vene delle sue ormai non più bambine, decide di abbandonare la sua famiglia, preferendo la fuga all’accoglimento del loro mutamento. La metamorfosi in uccelli delle due gemelle e il volo che le porterà ad abbandonare Lucie esprimono la loro maturazione in donne e la necessità di allontanarsi dal focolare.

Dal realismo magico allo stravagante kafkiano

La magia tramandata di generazione in generazione dalle donne nella famiglia di Lucie resta indefinita. La protagonista riesce a malapena a vedere il futuro, potendo osservare solo squarci riguardanti eventi prossimi. Nel romanzo La Strega si parla molto di metamorfosi: la trasformazione in uccelli e quella in lumaca verso la fine del libro. Un tema ricorrente che vuole simboleggiare la diversità, nelle sue numerose sfaccettature, che diviene fondamentale nel corso della lettura.

L’emarginazione che contraddistingue la vita di Lucie man a mano che la sua routine viene a sgretolarsi e quella che circonda tutte le donne e/o streghe del romanzo ritorna spesso nella narrazione. Lucie viene abbandonata a causa della sua magia; le due gemelle decidono di fuggire, preferendo diventare uccelli; e la madre della protagonista si sottrae al grande potenziale per paura di ciò che potrebbe fare.

La seconda metà del romanzo prende una piega diversa, abbandonando quasi completamente la dura realtà che contraddistingueva tutta la prima parte per abbracciare situazioni al limite del possibileA partire dalla presenza costante di Isabelle, fino ad arrivare alla stravagante scuola che quest’ultima decide di aprire e nella quale finisce a insegnare Lucie. Da quel momento il romanzo viene stravolto. Questo non deve per forza essere una nota negativa, ma ad essere sincera ho fatto fatica a seguire il filo del discorso e lo scopo perseguito dall’autrice e tutt’ora faccio fatica a trovare una risposta alla miriade di domande che si sono accumulato dopo aver terminato la lettura.

La Strega di NDiaye: un romanzo pregno di significato o una storia confusionaria?

“Pierrot non aveva intrapreso la strada dell’insegnamento, ma era diventato un eccellente venditore esaurito, e io non potevo fare più nulla per lui.”

La Strega, Marie NDiaye

Ciò che NDiaye vuole far trasparire tramite La Strega non è la figura stregonesca a cui ultimamente il panorama editoriale si sta abituando. Al contrario, tutte le donne dotate di abilità magiche sono personaggi estromessi dalle relazioni sociali oppure sono decise a nascondere la propria essenza per potersi incastrare perfettamente in un mondo di ipocrisia e conformismo.

La Strega non è un romanzo focalizzato sulla rabbia o sull’empowerment femminile. Questo libro offre uno spaccato concreto e pratico sulla vita di donne comuni. Se avete apprezzato questa lettura e siete impazienti di avere fra le mani qualcosa di simile, allora non posso non consigliarvi Lolly Willowes (trovate la recensione sul nostro blog) di Sylvia Townsend Warner, soprattutto se siete alla ricerca di atmosfere oniriche ed estrose.

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