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Ira Dei: un dark fantasy che oscilla tra il sacro e il profano

Ira Dei: un dark fantasy che oscilla tra il sacro e il profano

Nell’anno del Signore 2025, la Santa Sede di Casa Lumien porta nel suo catalogo un nuovo dark fantasy violento, apocalittico, provocatorio e italiano: si tratta di Ira Dei, romanzo di Giada Abbiati, tra le cui pagine si annidano mostri infernali, santi corrotti, un Giudizio Universale da emanare e una protagonista pronta a portare l’Inferno in Terra pur di essere libera. 

«Dio ci ha donato il libero arbitrio. Una scelta c’è sempre.»

Ira Dei, Giada Abbiati

Giudizio universale, anonimo

Ira Dei: la trama

Anno domini 774.

L’equilibrio del mondo conosciuto si regge sulle città della Rete dei Santi Protettori. Finché ogni ingranaggio di questo ordine sarà guidato da cieca fede e rettitudine, il Disegno Divino rimarrà intatto e la volontà di Dio sarà rispettata. Eppure, a Ticinum — capitale del regno longobardo e custode dei cancelli infernali — il peccato sta assumendo nuovi volti. La nebbia che muta gli empi in mostri si è intensificata e la serpe della fame di potere sussurra alle orecchie dei Santi Patroni. Adelca, Prima Custode dell’Ordine della Concordia, è solo una tra le centinaia di donne che ogni giorno indossano il colore del sangue e si servono delle parole più potenti delle sacre scritture per stanare e condannare i mostri del peccato. Ma qualcosa inizia a cambiare quando il Ticino, fiume della città, smette di traghettare le anime all’inferno. La nebbia si fa perenne, Papa Adriano chiede prove di fede e l’ombra dei Franchi inizia a premere contro il ruolo di Ticinum nell’ordine di Dio. Il futuro assume i contorni dell’Apocalisse da un lato e della fine del regno longobardo dall’altro. Chi ha fermato il traghettamento delle anime all’inferno? E perché? Tra Santi corrotti e la croce del proprio martirio sulle spalle, Adelca è costretta a utilizzare il Verbo di Dio per scoprire chi sta minando la sicurezza della città e del mondo. Ma nella corruzione della nebbia e dell’anima, il suo compito è ben più arduo. Dovrà decidere cosa bruciare con il fuoco dell’ira divina che la consuma da quando è rinchiusa nella gabbia dell’Ordine: ogni cosa che incontra, in una vendetta destinata a ridurre tutto in cenere, o soltanto chi ha osato sostituirsi a Dio nel decidere il destino dell’umanità.

Fonte: Lumien.it

Sacro e profano, blasfemia e fede

La corruzione è un veleno che si insinua non solo nel cuore degli uomini, ma anche in quelli di figure che per la loro purezza d’animo sono venerate e osannate. I Santi di Ira Dei, tutto sono meno che, per l’appunto, santi. Vanagloriosi, calcolatori, spietati, interessati al Disegno Divino tanto quanto al loro. Anche loro, per quanto benedetti dalla grazia di Dio, sono stati uomini in vita e un po’ uomini rimangono nello spirito.

[…] non conosceva fino a che punto la volontà degli uomini potesse essere vile e avida, contro ogni dogma di Dio.

Ira Dei, Giada Abbiati

Con i temi trattati, Ira Dei è un romanzo coraggioso, soprattutto se fatto uscire in un territorio in cui la presenza della Chiesa è molto sentita. Le possibilità di sbagliare i toni e di cadere nell’eccesso erano molto alti; tuttavia, nonostante né Adelca né la sua creatrice si siano risparmiate dal togliersi sassolini delle scarpe, la vera condanna emessa nel romanzo non è rivolta a Dio e alla religione, ma alla manipolazione che gli uomini hanno fatto di entrambi per far tornare i propri conti. La fede, quella pura, non sta nell’idolatria, ma nelle scelte che ognuno di noi compie. In Ira Dei, per ogni Adelca che si augura di poter uccidere un Santo, c’è una Wisengarda che nei suoi sbagli cerca di trovare la sua strada e di farla combaciare con l’amore per Dio.

“La parola di Dio non è quella degli uomini”; credere il contrario è credere in un’illusione.

Trittico di Danzica, Hans Memling

Creature infernali, Sacre Scritture e reliquie

Mascae, segugi e infanti infernali, ossessi, e uomini-pesce. Hai commesso un peccato in vita? Non sei stato battezzato prima di morire? Bene, prega solo di non respirare la nebbia a Ticinum, o ti trasformerai in uno di questi mostri assetati di sangue e distruzione. Se dovesse accadere, stai certo che le Custodi, un’ordine di ex peccatrici a cui è stata data una seconda e ultima possibilità, saranno pronte a liberarti da ogni male: passandoti a fil di spada e rispedendo la tua anima corrotta nel Ticino.

Alla base del sistema magico di Ira Dei, originale e accattivante, si trovano la Retorica – un’arte orale che permette di usare le Sacre Scritture per scagliare incantesimi di attacco e difesa – e le reliquie che i Santi forniscono alle Custodi: le maschere di Sant’Agostino, che permettono di avventurarsi nella nebbia senza correre il rischio di trasformarsi; le tuniche e le reti di Santa Rita, per la protezione; i sigilli dei Santi, per avere un lasciapassare; e la stessa Ira Dei, la spada che Adelca custodisce gelosamente dopo averla usata in modo tutt’altro che pio.

L'amore in Ira Dei

Uno degli elementi cardine di Ira Dei è quello dell’amore tra Adelca e Wisengarda, consorelle appartenenti all’Ordine delle Custodi, che, nel mezzo di lotte intestine con mostri, di intrighi e di passati traumatici, hanno trovato l’una nell’altra un appiglio e un rifugio.

Forse, sul tappeto di cenere potevano camminaci in due.

Ira Dei, Giada Abbiati

La relazione tra le due donne, già avviata a inizio storia, è ovviamente segreta, e per far sì che rimanga tale sia Adelca che Wisengarda si sono macchiate e continuano a macchiarsi di svariati crimini. Potrebbero essere definite due partner in crime, se non fosse che il loro amore non sia privo di crepe. I tradimenti e i dubbi sono sempre dietro l’angolo, anche per due donne che incarnano la mano destra di Dio (il perdono, Wisengarda) e quella sinistra (il giudizio, Adelca).

Sebbene la storia tra Adelca e Wisengarda sia senza ombra di dubbio una delle tematiche più importanti in Ira Dei, non va a oscurare la trama del libro. Infatti, si amalgama bene alla storia e ne devia il corso con le giuste misure.

La rappresentazione saffica della coppia è ottima. Non è una storia d’amore rosa e fiori per ovvie ragioni e, a dirla tutta, non appena ho aperto il libro sapevo già quali sarebbero state le sue conclusioni. Tuttavia, ho trovato commovente il modo in cui Wisengarda veda i difetti di Adelca e sia sempre disposta a perdonarli pur di stare al suo fianco e come Adelca sogni per entrambe un futuro fuori dalla nebbia.

Una protagonista che ha fatto della sua croce un baluardo

Non si può parlare di Ira Dei senza parlare della sua protagonista, Adelca, una guida nella narrazione di cui non sempre ci si può fidare, ma della quale è impossibile non voler scoprire le vicende.

Adelca è una protagonista che con la sua ira e follia spesso rasenta lo stesso livello di crudeltà dei mostri che combatte e, a mio avviso, soffre a tratti di un acuto God Complex. Accecata dal disprezzo per gli uomini e i Santi, tormentata da allucinazioni e demoni del passato che le impediscono di andare realmente avanti, compie delle azioni che non sempre sono giustificabili, sia agli occhi dei personaggi che la circondano, sia a quello dei lettori. Ciò non le impedisce di abbandonarsi a momenti di debolezza e umanità, nei quali si scorge la donna che sarebbe potuta essere se solo non avesse subito le sevizie che l’hanno resa la mano sinistra di Dio, il boia del Giudizio Universale: una donna libera.  

«Porterò i Santi all’inferno con me, dove meritano di stare. Solo allora sarò libera. Se non sarà per me, se non sarà per… noi, allora sarà per tutte le altre che verranno dopo.»

Ira Dei, Giada Abbiati

Adelca non è una protagonista amabile e di certo lei stessa non chiede di esserlo. Impenitente, scontrosa, diffidente e paranoica, Adelca è un giudice sotto perenne giudizio: quello degli uomini che la circondano, quella dei Santi che la comandano, quella delle compagne che non la comprendono, e sì, forse anche il suo.

Personalmente, al di là dell’empatia che si prova per il suo dolore e la sua condizione, ci sono stati dei punti in cui ho fatto molta fatica a farmela piacere. Forse è proprio questo il punto del suo personaggio, che a tratti mi ha ricordato la Fang Runin di La Dea in Fiamme (R. F. Kuang).

Note dolenti nel Disegno Divino

Ira Dei è un libro molto carico. Carico di critiche, di violenza, di storia nostrana, di rabbia. Se per le prime cento pagine questi aspetti mi avevano profondamente colpita e intrigata, arrivata alla seconda parte del libro e per tutta la durata della parte centrale ho accusato un po’ il colpo.

Innanzitutto, parliamo dello stile di scrittura. La prosa di Giada Abbiati è ricercata, scrupolosa, a tratti quasi onirica. Ho apprezzato molto come sia stata in grado di descrivere le battaglie, l’estetica grafica e disturbante di alcune scene sanguinolente e, al tempo stesso, di adattare la sua penna alla follia che perseguita Adelca, rendendo alcuni passaggi quasi deliranti. Tuttavia, non sempre sono stata in grado di seguire il corso della narrazione e in alcuni passaggi ho dovuto rileggere con più attenzione interi paragrafi per capire cosa stesse succedendo. Stessa cosa vale per i dialoghi: l’intento di adattare il linguaggio al contesto storico c’è e nella maggior parte dei casi è ben riuscito, ma in altri le battute che si scambiano i personaggi danno l’impressione di essere forzate, quasi ridondanti.

Giudizio universale, Geōrgios Klontzas

Altra nota dolente sono i personaggi secondari. In confronto a Adelca, infatti, che è una voce forte all’interno di tutto il romanzo, personaggi come Wisengarda, Edwan, Rodelinda o altri Custodi si prendono il loro spazio in maniera più timida e questo me li ha fatti percepire in maniera più distaccata anche nei momenti più salienti dei loro percorsi. Più chiare e nitide, invece, sono le figure dei Santi.

Ultimo punto è quello del contesto storico: ambientato nella Ticinum (Pavia) del 774, capitale longobarda, Ira Dei segue e rielabora in chiave fantastica le vicende che hanno portato al crollo dell’Impero Longobardo in Italia a seguito della venuta di Carlo Magno e dei suoi Franchi. In realtà, per me questo è un punto estremamente a favore della storia, perché è un periodo storico che mi affascina. Mi rendo conto, però, che per chi non dovesse conoscere determinati eventi o semplicemente non essere troppo ferrato sulla materia, alcuni riferimenti fatti all’interno del libro potrebbero essere difficili da seguire. Nella postfazione del libro, per i più curiosi, Giada Abbiati aggiunge delle note a margine che potrebbero schiarire qualche dubbio.

Ira Dei e l'Apocalisse sul fantastico italiano

«È così che crollano anche i Santi. Con il cappio della loro corruzione al collo.»

Ira Dei, Giada Abbiati

Sebbene abbia i suoi difetti, Ira Dei offre al panorama italiano un ottimo dark fantasy dalle tinte grimdark. Originale sia nella sua trama che per la sua protagonista, è il libro perfetto per chi nel suo Pride Month cerca una storia cruenta, autoconclusiva, adrenalinica, tragica (sottolineiamo questo punto per i posteri), e che non la manda a dire a nessuno.

Se anche voi volete cercare i sigilli dell’Apocalisse, benvenutə: le porte infernali sono aperte.

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