
Dragon trainer è il miglior live action mai realizzato?
Il 13 giugno 2025 è arrivato in sala uno dei film più attesi degli ultimi anni: Dragon trainer, il primo live action dell’iconico franchise firmato DreamWorks che vede come protagonisti il giovane Hiccup, un vichingo poco incline al guerreggiare, e Sdentato, un drago Furia buia con cui Hiccup si ritroverà a stringere un’amicizia inaspettata.

Del progetto, che vede di nuovo alla regia Dean DeBlois (già direttore di tutti i film della saga animata), è già stato annunciato il sequel, che pare uscirà in sala l’11 giugno del 2027. L’annuncio non sorprende affatto se si pensa che Dragon trainer si è rivelato un fuoriclasse al botteghino, scalzando il Lilo & Stitch firmato Disney, uscito più o meno in contemporanea. Sul web sono già fioccati i pareri super positivi di critica e pubblico, spesso dubbiosi quando si tratta di rifacimenti dei grandi capolavori dell’animazione. La domanda, quindi, sorge spontanea: Dragon trainer potremmo decretarlo il miglior live action mai realizzato?
Il primo amore non si scorda mai: l'opinione di una fan
Correva l’anno 2010 quando in sala uscì il primo film d’animazione che vedeva come protagonisti Hiccup e Sdentato. Questa autrice aveva 8 anni e, dall’alto della sua esperienza in fatto di creature fantastiche, andandolo a vedere al cinema si era ritrovata a pensare: “è questo che voglio fare da grande: voglio essere un cavaliere di draghi”. Mia madre ci mise un po’ a dissuadermi da questa prospettiva lavorativa, ma fatto sta che ancora oggi nel mio cuore di eterna bambina c’è una nicchia a forma di Furia buia. Ancora oggi non posso fare a meno di sentire i brividi quando la musica composta da John Powell accompagna le scene di volo tra due personaggi che hanno in qualche modo segnato la mia infanzia. Ecco perché, andando a vedere questo live action, anche io mi sono dovuta unire al generale entusiasmo: Dragon trainer (2025) è davvero un capolavoro che ha fatto saltare di gioia quella bambina di 8 anni.

Diciamocelo, a questo film piace vincere facile: la storia è identica a quella del primo lungometraggio (la segue davvero al millimetro!), solo che stavolta a recitare sono attori e attrici in carne e ossa. Il cast, azzeccatissimo in ogni ruolo, è riuscito a far rivivere quei personaggi iconici che nel film d’animazione fanno da piacevolissimo contorno alla storia di Hiccup e Sdentato. Giovanissimi, Mason Thames (Hiccup) e Nico Parker (Astrid) regalano delle interpretazioni convincenti, mai caricaturali: tra loro si avverte la giusta chimica.

Ciliegina sulla torta (grande quanto la torta stessa)? I draghi. Non ci sarà un momento durante il film in cui penserete che le maestose creature che sgraffignano i greggi di Berk siano frutto di un computer. Realistici ma senza perdere quel tocco di “pupazzoso” che fa impazzire i bambini, Sdentato, Tempestosa e Uncinato Mortale sono personaggi che si amalgamano perfettamente al resto del cast, regalando un’esperienza visiva mozzafiato e che non mostra alcuno stacco o confine tra il loro essere concretamente lì, sulla scena, e gli attori e le attrici che vi interagiscono. Il film rimane così coeso, realistico nella sua dimensione fantastica, ed emozionante, schivando con eleganza qualsiasi sensazione di posticcio.

Perché abbiamo così tanta paura dei live action?
Negli ultimi anni il termine “live action” è vissuto da molti (me compresa) come un sinonimo di “tragedia“. La Disney ha affollato i cinema e il suo catalogo streaming di versioni live action dei suoi più grandi classici, portando al pubblico più dolori che gioie (specialmente negli ultimi tempi). Perché una tale carneficina? Online troverete milioni di analisi e opinioni a riguardo, io mi limito a proporre la mia: perché i live action Disney paiono puntualmente dimenticarsi di quanto avevano funzionato bene i loro originali. E non sto parlando di stupidaggini del tipo “la Sirenetta è andato male perché una Ariel nera è inaccettabile”: anzi, la maggiore rappresentazione è forse uno dei pochissimi lati positivi di questi film (sorry not sorry hater del politicamente corretto).

Il reale problema sta nelle storie, che vengono stravolte, strapazzate, allungate, in pseudo-pasticci che perdono di qualsiasi autenticità. Fossero revisioni narratologiche interessanti o addirittura tese a migliorare gli originali, le accoglieremmo a braccia aperte! Invece molto spesso si rivelano operazioni che aggiungono troppa carne al fuoco, oppure che tendono a “semplificare” i messaggi dei film per una strana leggenda metropolitana secondo cui i bambini di oggi sono più stupidi rispetto ai bambini del 1980. Meno potenti per i piccini, meno attrattivi per gli adulti, i quali, essendo cresciuti con quelle storie, al cinema si ritrovano a guardare prodotti snaturati e completamente distanti dai loro ricordi d’infanzia. A questo punto sarebbe più saggio investire in titoli originali, no? E invece no, perché le campagne di marketing sono molto più semplici da organizzare quando il martello può battere sull’effetto nostalgia.
Con quale sortilegio, allora, Dragon Trainer (2025) ci ha ammaliati?
Usciti in sala con gli occhi pieni di meraviglia, ci siamo chiesti allora quale innovativa strategia i creatori di Dragon Trainer (2025) avessero adottato per realizzare un film così riuscito… spoiler: assolutamente nessuna. O meglio, una forse sì: sono rimasti fedeli all’originale. Quando uscì nel 2010 Dragon Trainer era già un film potentissimo, la cui storia non presentava davvero alcuna falla: avventuroso, emozionante, divertente, era tutto ciò che un bambino potesse desiderare. C’erano i draghi, i vichinghi, l’amicizia, il rapporto padre-figlio, l’amore, I DRAGHI! Insomma, cosa chiedere di meglio? Nulla, appunto: ecco perché nel 2025 vediamo al cinema un nuovo film che, tuttavia, non ci offre niente di davvero nuovo. Eppure, riesce ad emozionarci lo stesso. Riesce a riportarci a Berk, a quella poltrona del cinema a cui i nostri genitori ci hanno accompagnato 15 anni fa. Niente di nuovo, più o meno. E va benissimo così.
Ma allora questo live action... a cosa serve?
Se questo nuovo Dragon Trainer (2025) non aggiunge niente di nuovo al film d’animazione originale, allora – si chiederanno i miei coetanei – a cosa è servito farlo? La risposta breve è: a incassare soldi facili grazie alla riproposizione di un prodotto di grande successo uscito ormai più di 15 anni fa. Lo so, è poco poetica. Tuttavia, c’è anche una risposta più lunga. Il target di riferimento per questo film non siamo noi; o meglio, noi siamo la minoranza.

Il target di riferimento sono i bambini che oggi, come noi all’epoca, hanno 8 anni e ciò che desiderano è vedere un bellissimo film d’avventura con i draghi. Purtroppo, a chi ribatterà con “potevano guardarsi l’originale!” devo rimandare alla risposta breve. Comunque sia, questo live action funziona davvero per tutti: i bambini hanno ottenuto un prodotto d’intrattenimento curatissimo e forte di una storia davvero immortale, che andava alla grande 15 anni fa come va alla grande oggi; noi bimbi cresciuti, invece, abbiamo avuto l’occasione di rivivere in sala le stesse emozioni di quel magico 2010 (perché vi vedo, a voi criticoni, che piangete in sala quando Hiccup posa la mano sul muso di Sdentato!).
Il potere di una grande storia
Dragon Trainer (2025) ci ha ricordato che non servono grandi giochi di prestigio per realizzare un live action convincente: se la storia originale è forte (e con forte intendo ancora attuale, emozionante e con un messaggio universale) allora raccontatela così com’è. L’umanità si racconta le stesse storie dall’età della pietra… se sono davvero buone, ci siederemo attorno al fuoco per farcele raccontare un milione di volte.