RECENSIONI
The Legend of Ochi: il film che riporta in vita gli animatronics

The Legend of Ochi: il film che riporta in vita gli animatronics

Per noi fan nostalgici del cinema anni Ottanta e di tutte le creature carine e a tratti mostruose, è arrivato un nuovo film pronto a deliziarci. Stiamo parlando di The Legend of Ochi, dall’8 maggio al cinema con I Wonder Pictures. Si tratta di una fantastica avventura moderna che riesce a coniugare la meraviglia del cinema d’avventura degli anni Ottanta e Novanta con una sensibilità profondamente attuale. Dalle premesse tanto semplici quanto sempre all’ordine del giorno, il film del regista esordiente Isaiah Saxon riesce, sotto il segno di A24, a coinvolgere un pubblico trasversale. The Legend of Ochi è un’esperienza emotiva ed estetica che coccola lo spettatore, immergendolo in un racconto visivo affascinante, degno della lunga stirpe di film fantasy che hanno reso iconici gli animatronics.

The Legend of Ochi

The Legend of Ochi: un'avventura fantastica sull'empatia

Con le caratteristiche di una scimmia urlatrice, ma i teneri – diabolici – occhi dei Gremlin, gli Ochi sono le nuove creature che vi ruberanno il cuore. Impossibile, vi avverto, non desiderare di abbracciare un Ochi alla fine del film, ma la tenerezza viene preceduta dalla paura. Le stesse emozioni che prova Yuri, la protagonista del film, interpretata con rara sensibilità da Helena Zengel. Yuri è un’adolescente cresciuta in un villaggio isolato tra le montagne di una mitica isola del Nord. In quel luogo dominato da regole antiche e paure tramandate di generazione in generazione, le viene insegnato fin da piccola a non fidarsi degli Ochi, misteriose creature dei boschi considerate pericolose e imprevedibili. 

La quotidianità di Yuri è scandita da questo timore, a cui si aggiunge la tensione con un padre ironicamente autoritario e profondamente diffidente verso il diverso, interpretato da Willem Dafoe, che dimostra ancora una volta la sua poliedricità. Tuttavia, l’incontro con un piccolo Ochi ferito cambierà tutto. Spinta da un’intuizione empatica e da un desiderio di verità, Yuri decide di aiutare la creatura e insieme intraprendono un viaggio di scoperta, emancipazione e riconciliazione.

The Legend of Ochi

I temi fondamentali del film sono universali: il pregiudizio, la paura del diverso, il rapporto tra genitori e figli e, ovviamente, la crescita personale. Attraverso il legame che si crea tra Yuri e il cucciolo di Ochi, il film mostra come la comunicazione e la fiducia possano abbattere qualsiasi barriera culturale o emotiva. Questo legame, tenero e profondo, diventa il fulcro attorno a cui ruota l’intera narrazione, richiamando alla mente altre coppie iconiche del cinema fantastico, difficile non ripensare a Elliott ed E.T. dal film di Steven Spielberg.

The Legend of Ochi

Un film di speranza per le nuove generazioni con l'occhio nostalgico degli adulti

Richiamando atmosfere e strutture classiche, The Legend of Ochi non si limita a riproporre schemi noti, ma riesce a rielaborarli con originalità, rendendoli nuovi e coerenti con la sensibilità contemporanea. Saxon strizza l’occhio al cinema di Spielberg, ma anche a titoli come Labyrinth, La storia infinita e I Goonies, realizzando un film che si muove agilmente tra avventura e introspezione fantastica

Attraverso il personaggio di Yuri si sviluppa uno dei sottotesti del film: lei è una giovane ribelle che sceglie di agire secondo ciò che ritiene giusto, anche a costo di disobbedire alle regole e ai dettami familiari. Animali pacifici e intelligenti, gli Ochi vengono perseguitati dagli umani per paura e ignoranza, una chiara metafora di ciò che accade nel nostro mondo nei confronti dell’altro, del diverso, del non conforme.

Helena Zengel in una scena del film

Il messaggio di The Legend of Ochi è chiaro: attraverso la conoscenza, il dialogo e l’apertura possiamo superare le barriere che ci dividono. In questo senso, il film attraverso la giovane Yuri, si rivolge al pubblico più giovane, affidando alle nuove generazioni il compito di immaginare un futuro più inclusivo. La figura di Yuri incarna proprio questo spirito e il suo viaggio è un monito all’ascolto e all’empatia consapevole. La comunicazione tra Yuri e l’Ochi, infatti, è fatta di sguardi e gesti, fino a trovare un nuova forma di linguaggio verbale condivisa da entrambe le parti.

Willem Dafoe è un padre cavaliere timoroso degli Ochi

The Legend of Ochi si colloca perfettamente all’interno di una tendenza contemporanea che guarda al cinema di genere – in particolare il fantasy – come a un veicolo privilegiato per parlare dei grandi dilemmi del nostro tempo. L’elemento fantastico non è mai fine a sé stesso, ma sempre funzionale alla trasmissione di un messaggio etico e umanista. In questo senso, The Legend of Ochi si allinea ad altri titoli recenti che puntano a mostrare il reale conflitto: se quello esteriore è tra umani e Ochi, il vero nemico, quello interiore, è la paura, l’ignoranza, la rigidità di chi ha smesso di interrogarsi.

Il personaggio interpretato da Willem Dafoe incarna perfettamente questo paradosso: nell’intento di proteggere la figlia, finisce per soffocarla. È il paradigma di una genitorialità che, pur muovendosi con intenzioni nobili, come la sua armatura cavalleresca vuole dimostrare, si trasforma in gabbia per l’altro. Non c’è condanna né giudizio in The Legend of Ochi, ma una continua tensione verso il cambiamento, verso la possibilità di trovare la versione migliore di se stessi. Il viaggio di Yuri non è solo un percorso fisico, ma un atto di disobbedienza etica, un’uscita necessaria dal recinto dell’obbedienza cieca per trovare una verità più grande.

Willem Dafoe e Finn Wolfhard in una scena del film

The Legend of Ochi si sviluppa in un percorso emotivo sul valore dell’empatia e il bisogno di comprensione. L’esordio alla regia di Isaiah Saxon è un ingresso maturo, consapevole: il regista viene dal mondo dei videoclip e utilizza la sua formazione ed esperienza visiva per la ricostruzione di un ambiente reale e metaforico, in cui fa da padrone l’arte dell’animatronica. Nessun utilizzo di CGI: l’Ochi è reale – in maniera puramente artistica, si intende. Ciò permette di realizzare una relazione empatica ancora più impattante con la creatura, non solo con lo spettatore, ma anche con gli attori sul set: la fisicità della creatura è tangibile e palpabile. 

La tecnica scelta dagli animatronics suggerisce e dimostra che il cinema moderno non necessita obbligatoriamente di tecniche sofisticate e costose, ma può riuscire perfettamente a sviluppare un racconto dalle ambientazioni fantastiche anche con mezzi relativamente modesti e rimanendo ancora una volta uno strumento potente di riflessione, immaginazione e cambiamento. 

L'epica è viva in The Legend of Ochi e guarda al futuro delle prossime generazioni

Nel vasto panorama cinematografico affollato da blockbuster rumorosi e narrativamente poveri, The Legend of Ochi,  è una ventata d’aria fresca accompagnata da una sana dose di nostalgia: una storia epica, non limitata dal budget contenuto. 

La favola di Yuri e del piccolo Ochi ci accompagna così verso una riflessione più ampia sul nostro modo di stare al mondo: quanto siamo disposti a rimettere in discussione ciò che crediamo di sapere? Saxon sembra suggerire che il cambiamento è possibile solo quando si ha il coraggio di seguire la propria curiosità, di accogliere l’altro senza giudicarlo, di lasciarsi sorprendere. In un mondo che ha più che mai bisogno di storie capaci di creare connessioni, The Legend of Ochi si impone come un piccolo grande racconto di riconciliazione, crescita e speranza.

Guarda il trailer di The Legend of Ochi

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