
Sogni e Scintille, la recensione del terzo volume della Hidden Society
Il Rinascimento ha una lore tutta sua – i banchetti nei palazzi affrescati, le giostre, gli artisti di corte; e poi, sì, pure gli avvelenamenti, le congiure, il nepotismo, i matrimoni di convenienza, la morte prematura, la mancanza di diritti femminili… Bello, ma non ci vivrei, insomma. Ma se si parla di una Firenze dei giorni nostri in cui c’è il Popolo Fatato a mitigare il quadro descritto, allora la situazione cambia. Sogni e Scintille è uscito a marzo per Il Castoro OFF, e io continuo a pensarci ancora adesso.
We are such stuff as dreams are made on and our little life is rounded with a sleep.
William Shakespeare, The Tempest, atto IV
The Hidden Society: un esempio di fantasy italiano al femminile
Firmato da Serena Archer, Sogni e Scintille è un romantasy autoconclusivo, pur essendo concepito all’interno di un progetto molto più ampio. È infatti il terzo in ordine di pubblicazione della Hidden Society, una serie antologica che comprende quattro volumi pressoché autonomi e concepita da un sodalizio di quattro autrici italiane.

Quattro protagoniste, quattro città, quattro creature magiche. Ognuna delle storie narrate è incentrata sullo scontro-incontro tra le due metà dello stesso mondo: quella reale, che abitiamo e conosciamo nella nostra vita quotidiana, e quella che si nasconde dietro il velo, animata da miti e leggende che abbiamo sempre e solo relegato alle fiabe. Un’intera società nascosta, appunto, la Hidden Society, dove a camminare tra le strade, a fare la fila nei bar, a prendere gli autobus, sono maghi, sirene, vampiri, licantropi e fatati.
Quando le vere protagoniste sono le città...
La Hidden Society nasce come il desiderio di scommettere su un genere che subisce uno stigma ancora troppo forte in patria, ossia il fantasy italiano. Le Archer, sorelle di penna e d’intenti, declinano il tema al femminile e, a prendersi un’ulteriore rivincita, ambientano le intere vicende all’ombra dei monumenti che riempiono i libri di storia dell’arte – e che, da italiani, tendiamo a dare per scontati. Essendo una serie urban fantasy, a svolgere un ruolo nodale, se non addirittura da protagonista, sono proprio le città. Venezia, con l’oro che luccica sull’acqua dei canali ferita dalle gondole; Napoli e il suo profumo di salsedine, le risate che riecheggiano tra gli scogli mischiandosi alle onde del mare; Firenze, dove l’arte intride l’aria e la storia cammina fantasma tra i vicoli.

Sogni e Scintille: Firenze tra arte e fatati
Cifra stilistica dell’intera serie – l’abilità delle autrici di adattare il proprio stile alla storia, coinvolgendo il pubblico con immagini sensoriali –, Sogni e Scintille dipinge Firenze come una musa. Nel fiore della primavera, la città è molto più di uno sfondo. Nel corso delle pagine, compaiono riferimenti reali a strade, monumenti, vie e paesaggi che fanno capolino perché un occhio allenato li riconosca ma, soprattutto, perché esistono nel panorama cittadino. Dettagli forse trascurabili nella lettura, anche se non nella considerazione dell’opera nel suo insieme, curata fin nella minima coerenza.
«Per questo vengo spesso qui. Di notte, quando non c’è nessuno. Perché loro», fece un gesto ad abbracciare le statue e i busti intorno a noi, e poi oltre, verso i quadri che riposavano nelle loro sale, «loro sono come me. Sempre qui, sempre uguali».
Sogni e Scintille, Serena Archer
Binomio ideale e inscindibile, il concetto di arte non potrebbe adattarsi ad altra creatura se non proprio al Popolo Fatato. Creature altezzose ed eteree, eppure tanto legate all’umano e alla sua capacità di imitare l’arte che i fatati stessi incarnano, rendendola eterna con il tumulto della passione tipico invece di chi immortale non è.
Dramatis personae: Cordelia e Dante
La protagonista di Sogni e Scintille è Cordelia, una ventenne alle prese con i tipici drammi universitari. Scissa tra il tentativo di accontentare il padre che vuole per lei un futuro da ingegnera e, invece, il desiderio di assecondare la vena artistica che sempre è stata costretta a reprimere, Cordelia ci viene presentata come l’ombra di se stessa. Un potenziale estremamente dirompente, imprigionato dall’architettura di un futuro già scritto. Il suo dissidio interiore – e il coraggio che la spinge a evolvere – la rende un personaggio reale, verso il quale è facile provare empatia.
Io, che non parlavo mai a voce troppo alta. […] Quando mi lanciavo sulla pagina, invece, facevo rumore. E, dopo, ne portavo addosso i segni: polpastrelli arrossati e sporchi del nero della grafite, a ricordarmi che non ero solo io a cambiare il foglio, ma anche il foglio a cambiare me.
Sogni e Scintille, Serena Archer
Dante, l’affascinante love interest (biondo, ma dategli una possibilità!), ci era già stato presentato nella novella che ha preceduto l’uscita del romanzo. Mezzo fatato, eppure in corsa per il trono della Corte in opposizione al cugino Tancredi, Dante è dotato di un solido approfondimento psicologico nonostante la storia sia narrata in prima persona da Cordelia. È proprio grazie alla comparsa imprevista di Dante nella sua vita che la protagonista avvierà un percorso di riscatto nei confronti di se stessa, che partirà proprio dal lasciare un tratto di grafite su un foglio. Scelta come artista nella grande competizione che decreterà il prossimo sovrano dei Fatati, Cordelia camminerà a fianco di Dante nei vicoli di una Firenze che non ha dimenticato la carezza impressa dal Rinascimento.
«Io ti cercherò su ogni foglio bianco, ti troverò in ogni tratto della mia matita. Sarai il vento che mi sussurra mentre impasto i miei disegni con il sole. Sei la Scintilla che mi ha riportato me stessa.»
Sogni e Scintille, Serena Archer
Tra balli fatati, colpi di scena e easter egg, la narrazione di Sogni e Scintille è ironica, spedita, pur concedendosi tutto il tempo necessario per descrivere ogni dettaglio con una delicatezza davvero impareggiabile. Sempre sorprendenti e mai ridondanti, figure retoriche che afferiscono più a un linguaggio poetico che a una normale prosa – similitudini, metafore, climax e soprattutto sinestesie – contribuiscono a intrecciare immagini vivide ed evocative.

La voce dei tarocchi: il Matto
Un personaggio trasversale all’interno della serie è Zora, una donna misteriosa che compare fumosa all’interno di ogni libro, proprio nel momento in cui la protagonista sembra averne più bisogno. Suo è il compito di consegnare alle giovani una carta, un tarocco che rappresenti la luce nel buio della confusione, la fiducia nell’abbattimento.
Trova il coraggio nei tuoi passi incerti. La tua strada è nei sogni dove solo chi ha paura di perdersi può davvero ritrovarsi.
Sogni e Scintille, Serena Archer
Il tarocco assegnato a Cordelia è il Matto, la carta che più di tutte rappresenta il coraggio verso l’ignoto, la spinta a intraprendere il percorso indicato dal cuore senza starci troppo a riflettere. È il simbolo del vagabondo, l’errante senza radici, il creativo che ha votato l’anima all’ispirazione.
Sogni e Scintille: il doppio significato del titolo
Collegati, tanto incatenati da risultare quasi dipendenti l’uno dall’altro, i due termini del titolo riflettono il percorso dei personaggi. La scintilla è quella della magia, ma non soltanto la magia dei fatati, del grande mondo fantasy che si cela dietro la realtà; è la magia dell’arte, quello scatto di ispirazione che ti folgora e poi ti costringe ad agire, a produrre qualcosa – che sia un dipinto, una poesia o un brano musicale. A lasciare traccia, insomma. E poi ci sono i sogni, nella loro doppia accezione. Perché è in un sogno fatato che Cordelia conosce Dante, ma è un sogno che Cordelia custodisce in segreto. Idilli notturni e aspirazioni concrete in qualche modo si mescolano, rinfrancando le insicurezze della protagonista.
Forse, questa è proprio la carezza di rassicurazione della quale abbiamo bisogno come giovani confusi all’interno di una società che ci sballotta pretendendo di insegnarci a vedere il mondo in scala di grigi.
Serena Archer ai microfoni di Strega su Sogni e Scintille
