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Lamara: il folk horror italiano emerge dalle paludi

Lamara: il folk horror italiano emerge dalle paludi

Vi siete mai chiesti che cosa si provi ad affondare nel fango, prede braccate da qualcosa di ignoto, consapevoli di non avere via di fuga? 

Una ricerca di verità contro il tempo può farvi sentire allo stesso modo. E nei luoghi in cui la linea tra rito pagano e cattolicesimo non è così definita, con una comunità che protegge i propri segreti dagli stranieri che arrivano a ficcare il naso in questioni che non li riguardano, la risposta al mistero può essere cercata. Ma trovarla è una questione completamente diversa.

A quattro anni da Decluna, il suo primo romanzo pubblicato con Moscabianca, Federica Leonardi torna con un mistero occulto ambientato tra risaie e paludi di un’Italia anni Sessanta. In LamaraNina, la nostra investigatrice e protagonista dai metodi eterodossi e mistici, dovrà salvare i bambini di una comunità, oltre che sé stessa. 

Mistico, occulto, pregiudizio: benvenuti a Lamara

E tu allora, che cosa sei?

Si irrigidì per un istante. Solo un istante. Sorrise di nuovo e si allontanò dalle scale. Per rispondere alla tua domanda: sono un giardino di anime morte, un camposanto di speranze tradite – le streghe non esistono, i mostri ce li abbiamo dentro, dovresti saperlo meglio di me.

Lamara, Federica Leonardi

Saturnia non è un’investigatrice qualsiasi. Ha un modo speciale per parlare con le persone scomparse, le anime perse che aspettano solo di essere trovate. Quasi sempre arriva troppo tardi per salvarle, ma riesce comunque a dare una forma di chiusura alle famiglie che la ingaggiano. Una volta sola è riuscita a riportare indietro qualcuno. E tanto basta per i disperati, coloro che pur di andare avanti sono pronti a interfacciarsi con le morti orribili dei propri cari.

Nina, come preferisce presentarsi, è a sua volta una vittima: troppo indipendente per i tempi che vive, troppo sfacciata per il lavoro che fa, un socio di affari che è anche un marito totalizzante e violento. Un caso che la porta a qualche chilometro da casa, nel paese di Lamara, sembra una boccata di libertà e aria fresca, pur nel macabro dell’occasione di tale spostamento. Ma il primo approccio con la comunità del posto, dai vicini di casa al prete di paese, le farà presto cambiare idea. 

Il mondo rurale in cui è fermo Lamara fa da sfondo alla sua indagine, ostacolata dai pregiudizi della gente del posto e da credenze antiche che sfuggono alla sua comprensione. Il tempo scorre, la sua mente è sempre più annebbiata. Non riesce a comunicare chiaramente con colui che deve trovare, e altri sono in pericolo di fare la stessa misteriosa sorte: sparire, o forse essere vittima di un maleficio della strega che abita lì vicino. Nina fa sempre più fatica a distinguere la realtà dall’allucinazione, il tutto avvolto dal misterioso culto di una santa pagana, il cui simbolo sono il falcetto e la rana. Anfibi che compongono un’inaspettata ansiogena colonna sonora, in una corsa verso il finale che chi legge non farà in tempo a capire, prima di essere colpito alle spalle

Weird feminism e folklore, il mix perfetto

Una lettura che può essere definita come breve, ma intensa.

La prima metà del libro è avvolta dalla coltre di fumo delle sigarette di Nina, che tra somatizzazione e dialoghi interni si presenta al lettore senza farsi davvero vedere. È anche essa un mistero, una strega moderna per quanto si allontana da ciò che la società vorrebbe che fosse. Rifugge alle categorizzazioni, attirandosi addosso pregiudizi e sospetti di chi incrocia il suo cammino. E la sua mente è fratturata, con una presenza che le parla, sussurrandole direttamente nella testa osservazioni e frecciatine, che la portano spesso a rispondere ad alta voce al vuoto. Nonostante ciò, il suo lavoro lo sa fare, e anche bene. Motivo per cui suo marito non la lascerà mai sfuggire dalle sue grinfie: non riuscendo a soggiogarla completamente con la violenza, si rende in altro modo indispensabile. Lamara è una storia di femminismo in tempi difficili, di indipendenza strappata con i denti, di paure fondate e di tenacia.

La seconda metà del libro è quando il weird esplode. E anche la paura e il ribrezzo, se avete qualche problemino con rane e rospi. Lo stile di scrittura diventa lento e vischioso, affondate nella lettura come Nina affonda nel suo indagare, avvolti dalle superstizioni e dalla palude. Ma è parte del fascino di questo libro e della sua riuscita: la maestria con cui cambia lo stile è ciò che concretizza l’elemento mistico, che rende tangibile l’ignoto, noto il mistero. E il finale è tutto tranne che scontato. Nina avrà la sua vittoria, ma ad un alto prezzo. E Lamara continuerà ad essere chiusa e cultrice di oscurità. Possa Santa Furrina vegliare sui vostri figli. 

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