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Kristin Lavransdatter: virtù e fragilità nel Medioevo

Kristin Lavransdatter: virtù e fragilità nel Medioevo

«Certi animi impetuosi non si piegano alle regole del tempo», recita l’incipit della lettera al lettore e alla lettrice, scritta dall’editor di Utopia Gerardo Masuccio, nella bandella del primo volume della trilogia storica di Kristin Lavransdatter. Dopo aver letto l’intera trilogia, mi sento di dire che di altri assiomi che possano rappresentare in poche parole questa saga letteraria non ce ne siano molti. Tre romanzi, tre fasi della vita – fanciullezza, età adulta e maturità –, che la protagonista Sigrid Undset è riuscita a raccontare con tenace eleganza, ricostruendo un Medioevo norvegese che ci sembra tanto lontano. Eppure, siamo in grado di interfacciarci con Kristin, la quale, anche involontariamente, non sta alle regole del gioco. Kristin è simbolo, portavoce, chiave di lettura di un mondo in cui la donna viene recriminata e demonizzata.

L'autrice di Kristin Lavransdatter, Sigrid Undset

Dai viaggi per l’Europa all’“esilio” negli Stati Uniti, dalla vita domestica alla professione di scrittrice, dalla sensibilizzazione antinazista sino alla conversione al cattolicesimo, l’autrice della trilogia di cui parliamo oggi è stata un personaggio significativo del suo tempo. Sigrid Undset (1882-1949) nella sua vita si è dedicata alla scrittura, restando affascinata dal Medioevo scandinavo, ambientazione diventata protagonista in molti suoi romanzi. Abituata a viaggiare, entra subito in contatto con gli ambienti letterari norvegesi nelle altre città europee, come Roma. Il suo successo letterario, avviatosi con Fru Marta Oulie, esplode con la trilogia di Kristin Lavransdatter – i cui tre volumi sono stati pubblicati rispettivamente nel 1920, nel 1921 e poi nel 1922. Qualche anno più tardi, la scrittrice si convertirà al cattolicesimo e ancora giovane vincerà il premio Nobel per la letteratura, nel ’28, terza solamente in ordine cronologico a Selma Lagerlöf (1909) e alla nostrana Grazia Deledda (1926).

L’animo della scrittrice però non si ferma a un lavoro meramente letterario: con i suoi romanzi (come si vedrà) analizza lo spirito femminile in tantissime sfaccettature. Attenta osservatrice, Sigrid Undset rintraccia sin da subito gli allarmismi del nazismo, schierandosi ferventemente contro. Questa avversione politica le costerà cara: prima i suoi libri saranno vietati in Germania; successivamente, a seguito dell’occupazione tedesca in Norvegia nel 1940, scapperà negli Stati Uniti, viaggiando verso Oriente e passando per la Russia e il Pacifico. Cinque anni più tardi, con la conclusione della Seconda guerra mondiale, tornerà nella sua casa di nome Bjerkebæk, a Lillehammer. Qui conduce gli ultimi anni della sua vita, dedicandosi alla scrittura di altre opere, tra ultimi romanzi e agiografie.

Crescere e diventare donna

Ma chi è veramente Kristin? La serie di romanzi incomincia con La ghirlanda, in cui si può leggere di una protagonista ancora bambina, circondata da una famiglia e soprattutto da un padre benestante, ben voluto da tutti coloro che lo circondano. Lavrans è un uomo duro, ma amorevole; ha sempre un occhio di riguardo per la figlia maggiore, che fin dalla tenera età vive libera secondo le regole di una famiglia e sotto l’ombra di una figura paterna che lasciano sempre nella mente del lettore un senso di straordinarietà. Non pare che la figura del pater familias sia eccessivamente severa. La bambina è in grado di scoprire la realtà che la circonda da sola, di forgiare il suo pensiero senza limiti e guidata da figure che educano sia il suo sapere che il suo carattere. Tuttavia, il castello di protezione che l’infanzia ci dona crolla con la crescita.

dal film Kristin Lavransdatter (1995)

Kristin Lavransdatter diventa presto adolescente, secondo le convezioni dei nostri tempi, e donna adulta, secondo quelle del passato. Deve presto fare i conti con una realtà ben diversa da quella a cui era abituata. I primi amori, le prime passioni e le prime insidie allontanano la fanciulla dall’ala protettiva del padre. È come un salto generazionale che mette sempre le distanze tra figli e genitori. Le incomprensioni si instillano e si ingrossano, prendono una forma sempre più consistente, finché quella lenta separazione si tramuta in un abisso che non permette di vedere dall’altro lato. Chi sono le persone che si hanno di fronte? La partenza, poi, dalla casa dell’infanzia, che sancisce, in fin dei conti, l’inizio dell’età adulta, mettono ancora più spazio agli universi personali di coloro che si amano. Kristin è figlia brava, ubbidiente quando è bambina, poi diventa “insolente” rompendo le barriere delle convenzioni della società.

Kristin Lavransdatter, una nobile strega

Ma forse è proprio questo il punto nell’intera trilogia. Qual è il suo posto? Il suo ruolo? E questa saga, consapevolmente o inconsapevolmente che sia, non si ferma solo alla sfera privata. Sviscera la questione sia nel personale, nella vita famigliare propria e nella costruzione di un nuovo nucleo, sia nella sfera pubblica. Quindi non c’è solamente il ruolo tra le persone che si amano, quello che si assume o che si riesce anche con fatica a ottenere. I romanzi superano questo confine e vanno al di fuori. Kristin deve trovare collocazione nella società. E pare quasi ridondante dirlo qui, ma nel Medioevo per una donna era difficile. Si è figlie, madri, spose. Si deve essere devote a Dio, alla Chiesa, ma anche al marito. Lo spazio è ristretto. La nostra protagonista, evidentemente, lo sente stretto. Forse, le cose si complicano quando una donna come Kristin viene “cresciuta tra i maschi”.

…era possibile che la donna sapesse più cose di quanto sarebbe stato bene per la sua anima, ma non bisognava dimenticare che gli ignoranti parlavano spesso di stregoneria quando una donna si rivelava più intelligente di un membro dell’assemblea.

Kristin Lavransdatter. La ghirlanda, Sigrid Undset

Ciò la rende in qualche modo diversa. Cresce con occhio e spirito insolito rispetto alle altre fanciulle e donne. Di questo, però, c’è qualcuno che se ne accorge. O meglio in molti. Perciò, come spesso accade quando si è diversi, arriva la discriminazione. Ed è lì che ritorna la figura della strega. Se tutto va male, si è sempre tacciati di malignità. Se tutto va a rotoli, la colpa è sempre della figura malefica. Fattucchiera, a volte, credo nei migliori dei casi; nei peggiori si diventa meretrici, poco di buono. Isolate dal resto del mondo. Quando tutti ti guardano con disprezzo.

Ribellarsi per sé stesse

Per tutti e tre i romanzi (La ghirlanda, La signora di Husaby e La croce), la protagonista alle volte sembra affrontare la vita con inerzia, recriminando poi, nei ricordi del passato, rimpianti e rimorsi. In un mondo maschile, sorbisce il suo destino e accetta i “compiti” che le vengono assegnati. Dalla società, dalla famiglia, dalla religione. Kristin è devota, non è meschina. Agisce perché segue i suoi sentimenti, senza voler nuocere agli altri. Ma spesso le sue azioni hanno delle conseguenze. Su sé stessa e sulla gente che ama. E il senso di colpa spesso l’attanaglia. Perché altre volte, invece, combatte per le sue idee. Non vuole essere come le altre, non accetta con facilità il ruolo di sottomessa. Piuttosto preferisce litigare, istigare, lottare anche nella vita coniugale, causando allontanamenti e ritorni con gli affetti per lei più sinceri, in un ciclo continuo.

«Le idee di Kristin mi son parse sensate, quando me le ha illustrate…».

«Non credo che esista un’altra donna, in tutto il regno di Norvegia, che possa decidere liberamente quanto lei», disse Erlend.

Kristin Lavransdatter. La signora di Husaby, Sigrid Undset

Lei vive una vita piena e così intensa, tanto da sentirsi consumata. Piena per ciò che ha vissuto, ma bruciata dai fuochi che hanno incendiato fuori e dentro di lei. La narrazione di Sigrid Undset così sviscera l’animo di una donna, centellina ogni suo pensiero. E senza volerlo, attraverso il racconto delle varie tappe della sua vita, si rivelano i sentimenti non solo di una persona ma, volgendo l’occhio all’universalità delle cose, del lato femminile.

Kristin Lavransdatter in conclusione

Da un lato, nella saga ci si ritrova coinvolti in un mondo fiabesco. Fatto di foreste, di inverni gelidi e di estati miti. Infestato da leggende magiche e fantastiche; di credenze. Si resta intrappolati, dall’altro, in un mondo antico, dove davanti a un focolare si narrano di racconti, di avvenimenti, di convivi tra gli uomini di un tempo. È immersiva questa trilogia. Cattura il cuore del lettore e la sua lunghezza non intimorisce. Piuttosto l’attenzione è ancora più rivolta verso le pagine dell’opera. Undset approfondisce con magistrale sentimento i dolori dei suoi personaggi: dolori universali dell’animo umano, li fa propri e li riversa in Kristin Lavransdatter. È impossibile non immedesimarsi nei conflitti interiori raccontati e nelle dicotomie tra “bene” e “male” che tutti noi crediamo di avere, dimenticandoci le sfumature di grigio che vi sono all’interno.

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