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Dead Boy Detectives: la recensione della serie spin off di Sandman

Dead Boy Detectives: la recensione della serie spin off di Sandman

Il 25 aprile è sbarcata su Netflix Dead Boy Detectives, serie TV di 8 episodi scritta da Neil Gaiman e Matt Wagner. Chi ha adorato i fumetti o la serie TV (o entrambi!) di Sandman, arrivata anch’essa su Netflix con un adattamento nell’agosto del 2023, non può assolutamente farsi sfuggire questo gioiellino. Dead Boy Detectives è un prodotto che conferma la brillante inventiva dei suoi creatori: realizzato con estrema cura, vi terrà incollati allo schermo fino all’ultimo secondo e, tra una risata e un brivido di paura, conquisterà anche i meno avvezzi ai gialli paranormali

Di cosa parla Dead Boy Detectives?

Charles e Edwin sono molte cose: migliori amici, novelli Sherlock Holmes e defunti. Il primo negli anni ’80 e il secondo nel lontano 1916. Ma l’Universo (o chissà cos’altro) ha riservato loro una strada diversa da quella che accomuna tutti i morti: l’Aldilà è una prospettiva decisamente troppo noiosa e Charles ed Edwin hanno ancora parecchie faccende da sbrigare sulla Terra. Ad esempio, risolvere casi per gli altri spiriti che non riescono a trovare la pace. Per questo decidono di aprire la loro agenzia investigativa, così da riuscire ad aiutare tutte le anime perdute che hanno un conto in sospeso da risolvere prima di essere raggiunte da Morte o dai demoni dell’Inferno.  

La loro attività procede a gonfie vele da 30 anni, riuscendo sempre nelle loro imprese e, nel tempo libero, sfuggendo alla burocrazia dell’Aldilà che tenta in ogni modo di farli trapassare definitivamente. Ma il loro percorso subisce una sterzata nel momento in cui fanno la conoscenza di Crystal, una giovane ragazza con il potere della veggenza. E tra un caso rocambolesco e l’altro, i tre si ritroveranno intrappolati in una cittadina dove il Male serpeggia e i misteri sembrano farsi sempre più pericolosi…

Ed è necessario aver visto prima Sandman?

Dead Boy Detectives è uno spin off della serie Sandman, la quale segue le vicende di Morfeo, uno degli Eterni, alle prese con i problemi che la sua prigionia ha scatenato nel Regno dei Sogni e, di conseguenza, sul Pianeta Terra. Nonostante io consigli caldamente di recuperare Sandman (perché è una serie TV incredibile!), non è necessario vederla prima di affrontare la storia di Charles ed Edwin. Tuttavia, se durante la visione di Dead Boy Detectives non si spiega approfonditamente la natura di alcuni personaggi, questo invece avviene in Sandman: ad esempio, il personaggio di Morte, che in Dead Boy Detectives fa delle sporadiche apparizioni, in Sandman è molto più presente. Nello spin off incontriamo anche l’Eterno Disperazione e ci ritroviamo in alcuni ambienti dell’Inferno. Insomma, per godersi la storia dei detective defunti non è necessario vedere prima il loro fratello maggiore, ma se si vuole comprendere meglio il mondo e il sistema magico in cui si muovono la visione è consigliata. 

La genialità di Dead Boy Detectives: aspetti positivi di una serie che gli amanti del paranormal fantasy adoreranno

Chi è cresciuto con serie come Supernatural e Doctor Who non può farsi sfuggire un prodotto come Dead Boy Detectives. Oltre ad essere super riconoscibile per l’ironia inglese che contraddistingue tutti i lavori che ruotano intorno alla figura di Gaiman, questo spin off si particolareggia con una trama che sprizza energia da ogni poro. Nonostante la sua natura tendenzialmente antologica (ogni episodio vede protagonista un caso diverso), Dead Boy Detectives riesce a mantenere sempre alta l’attenzione del pubblico proponendo anche una trama orizzontale compatta e ben studiata. Non manca mai un riguardo nei confronti dell’approfondimento dei personaggi, dell’indagine dei loro rapporti e del pathos per il loro lieto fine, profondamente minacciato da forze più grandi di quel che pensiamo.

Come al solito, la scrittura che rende forte le sceneggiature di serie TV come Good Omens e Sandman non risparmia neanche Dead Boy Detectives, che si conferma l’ennesimo adattamento guidato da chi conosce perfettamente le regole della narrativa e padroneggia alla grande il potente strumento dell’immaginazione. Guardando questa serie, non c’è un elemento che ha disatteso le mie aspettative: ogni volta che pensavo “se lo facessero in questo modo, sarebbe perfetto” la serie mi accontentava con scene, plot twist, personaggi e ambientazioni che sembrano pescate direttamente dalla mia mente di appassionata di fantasy e paranormale. Grazie ad un ritmo serrato, una regia tanto classica quanto precisa e attenta, una fotografia immersiva e riconoscibile, Dead Boy Detectives mi ha conquistata dalla prima all’ultima puntata, superando anche il test del cellullare: appena abbassavo gli occhi per controllare una notifica, dovevo immediatamente rimproverarmi e tornare indietro di dieci secondi, perché non avevo intenzione di perdermi neanche il minimo dettaglio di un episodio!

Personaggi complessi e rappresentazione impeccabile in Dead Boy Detectives

Che Dead Boy Detectives sia una serie scritta magistralmente lo vediamo anche dalla caratterizzazione dei suoi personaggi. Se ad un primo sguardo si potrebbe pensare che ci ritroviamo di fronte al solito teen drama stereotipato dalle tinte più oscure, la serie immediatamente ci rimprovera, portando sullo schermo personaggi sfaccettati, che affrontano non solo spettri e mostri fisici, ma anche demoni interiori mai sconfitti realmente. In questo modo trovano un matrimonio felice il genere horror e giallo con quello del dramma adolescenziale, che qui si equilibrano perfettamente senza che l’uno mai schiacci l’altro. 

Partiamo da uno dei nostri protagonisti: Edwin è un ragazzo morto nel 1916 all’interno di un collegio maschile in cui studiava. La sua morte è stata provocata da un gruppo di bulli che “per scherzo” hanno deciso di usarlo come vittima sacrificale per un rito di evocazione demoniaca. E se questo non basta a farvi trovare il suo personaggio terribilmente interessante, non temete, perché si tratta solo dell’incipit di una personalità tutta da scoprire. Edwin è perfettamente modellato in funzione del periodo storico in cui è nato e, con il suo atteggiamento rigido e il suo senso dell’umorismo terribilmente antiquato, oltre a strapparvi spessissimo una risata, vi darà l’occasione di riflettere su tantissimi temi importanti. Ad esempio, la scoperta del proprio orientamento sessuale: un quesito interiore che negli anni ’10 del Novecento era molto complesso da esprimere persino a se stessi. Edwin infatti non ha avuto ancora modo di decifrare i suoi sentimenti e la sua natura, ma l’incontro con un personaggio gli farà montare dentro mille domande interiori, permettendo a noi spettatori di seguire un percorso psicologico che dà da pensare ancora nel 2024. 

Charles, oltre ad essere il mio personaggio preferito della serie, è anche colui che ci permette di affrontare un sentimento che molto spesso all’interno dei teen drama viene appiattito e stereotipato: la rabbia. Il percorso del nostro detective defunto è infatti disseminato di traumi e brutture, che generano in un ragazzo all’apparenza sorridente e spiritoso un turbine di rabbia repressa che si intravede dietro i suoi profondi occhi scuri. Ed è proprio la rabbia che lo lega al personaggio di Crystal, una ragazza senza passato che deve capire non solo come riappropriarsi dei propri ricordi (e quindi della propria identità) ma anche come gestire il suo immenso potere. 

Anche il panel dei personaggi secondari non delude affatto e offre l’opportunità di indagare tantissimi tipi di umanità diversi e scardinati da qualsiasi stereotipo. Abbiamo Jenny, proprietaria di una macelleria il cui piano di sopra è adibito ad affittacamere: una donna queer cinica e tenebrosa che, armata di mannaia e grembiule insanguinato, si ritroverà alle prese con un’ammiratrice segreta. Conosciamo poi l’affascinante Re dei Gatti, un altro personaggio spiccatamente queer che dal suo trono vede e sente tutto attraverso le mille orecchie feline che popolano la cittadina in cui regna. Per non parlare della mitica villain di questa stagione: una strega con il terrificante obbiettivo di dare bambine in pasto all’enorme serpente che vive nel suo scantinato, così da rimanere per sempre giovane e bella. E infine Niko, la timina coinquilina di Crystal, una ragazza giapponese che ha lasciato la scuola e che entrerà a far parte della macabra combriccola di detective paranormali. Insomma, un grandissimo insieme di personaggi di tutti i colori che si integrano perfettamente in una trama che lascia grande spazio alla rappresentazione. Ma d’altronde Neil Gaiman, in tal senso, non ha mai deluso il suo pubblico (ascolta l’episodio del nostro podcast tutto dedicato alle opere di Neil Gaiman!)

Cosa aspettate? Correte a recuperare Dead Boy Detectives!

Il mio sproloquio è finito ed è facile intuire quanto Dead Boy Detectives si sia scavato immediatamente una nicchia nel mio cuore. Se non vedete l’ora di rivivere le atmosfere di Sandman, se vi manca un umorismo alla Good Omens che si mescola alle trame di un giallo d’altri tempi, o se semplicemente volete guardarvi un prodotto seriale di immensa qualità e super intrattenente, Charles ed Edwin vi aspettano su Netflix. E consigliano caldamente di evitare di intessere relazioni con tizi sospetti incontrati a notte fonda nelle strade di Londra: potrebbero essere demoni con l’obbiettivo di impossessarsi del vostro corpo… e avere un demonio come ex è davvero una rogna. 

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