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Spark of the Everflame: cosa significa diventare un fenomeno #BookTok?

Spark of the Everflame: cosa significa diventare un fenomeno #BookTok?

Il 30 aprile è arrivata in libreria, edito Rizzoli, una delle prime due uscite appartenenti alla collana della casa editrice curata da Megi Bulla, conosciuta sul #BookTok (l’angolo del social Tik Tok in cui si chiacchiera di libri) come La biblioteca di Daphne. Spark of the Everflame, scritto dall’autrice statunitense Penn Cole, ha, infatti, tutte le caratteristiche di un romanzo apprezzabilissimo da chi frequenta questo spazio virtuale: un’edizione esteticamente impeccabile, una trama che combina il fantasy con il genere romance, i trope dell’enemies to lovers e del triangolo amoroso. Insomma, Spark of the Everflame sembra essere pronto a conquistare lettrici e lettori new adult che hanno voglia di immergersi in una storia romantica e appassionante (a little bit spicy): ma stiamo parlando solo di uno specchio per le allodole o di un libro effettivamente riuscito?

Una trama classica ma efficace per il pubblico di #BookTok

La storia contenuta all’interno di Spark of the Everflame ruota intorno al personaggio di Diem Bellator, una ventenne Mortale alle prese con il suo lavoro di Guaritrice e con la sua famiglia, composta da sua madre, suo fratello minore Teller e il suo patrigno. Intorno a lei si muove un mondo complesso e pregno di ingiustizia: i Mortali, infatti, sono destinati a vivere nella miseria a causa del predominio sulla loro specie dei Discendenti, esseri immortali che detengono il potere della magia, tramite il quale hanno conquistato anche il potere politico ed economico del continente di Emarion. Diem sembra essersi ormai abituata a questa condizione, finché non vede sua madre, la Guaritrice di palazzo, parlare segretamente con un uomo misterioso. Il giorno dopo quell’incontro, la donna scompare nel nulla. Sta a Diem prendere il suo posto, ma una volta giunta nella sede del potere dei Discendenti, quello che scoprirà cambierà le sorti della sua vita: l’uomo con cui ha visto sua madre parlare prima di sparire è il Principe Luther, nipote del re morente del regno. Cos’ha a che fare Luther con la scomparsa di sua madre? E da dove arriva la sensazione che Diem prova sempre più insistentemente di star bruciando dall’interno, mentre una voce nascosta nella parte più intima di se stessa non fa che ripeterle “Combatti“?

Spark of the Everflame: tropi sempreverdi o banalità?

A chiunque sia minimamente avvezzo alla lettura di questo genere, Spark of the Everflame potrebbe risultare un romanzo dalla trama già vista. Abbiamo una protagonista che deve scendere a patti con la sua vera identità e con un destino più grande di quanto si fosse mai immaginata; un regno diviso e l’ombra di un conflitto in arrivo; il principe bello e tenebroso che la protagonista dovrebbe detestare ma per cui prova un’inspiegabile attrazione. Insomma: facile capire dove andrà a finire la storia, simile a tante altre che hanno fatto il loro successo grazie al pubblico del #BookTok. Ed effettivamente Spark of the Everflame non adduce a questa composizione grandi lampi di genio o folgoranti innovazioni, ma per lo meno sa seguirla con coerenza, lasciando al lettore e alla lettrice la curiosità di scoprire quali segreti nasconda la vicenda di Diem e quale sarà l’esito della sua battaglia

Penn Cole, insomma, gioca abbastanza bene le sue carte, creando un connubio più o meno riuscito tra una storia non molto originale e una narrazione che fa presa sul lettore. D’altronde, un libro come Spark of the Everflame non ha di certo le pretese di diventare il nuovo Game of Thrones: se il suo obbiettivo è regalare ai lettori e alle lettrici un momento di svago, condito da un mistero da svelare e una love story tra nemici piena di tensione, allora a mio avviso ci riesce senza troppi intoppi. Personalmente, ho letto questo romanzo in meno di 3 giorni (e io, solitamente, non sono una scheggia!) e ho chiuso l’ultima pagina con la cocente curiosità di scoprire cosa succederà a Diem e Luther nei prossimi volumi della saga (ad ottobre uscirà già in Italia il secondo). 

Spark of the Everflame è un romantasy che non aggiunge nulla di nuovo al panorama editoriale fantastico ma che regala un’esperienza di lettura divertente e che soddisfa chi lo ha acquistato aspettandosi esattamente quello che è: una lettura estiva che ci cala in una storia appassionante quanto basta per spingerci a voler scoprire come andrà a finire la vicenda di Diem. I personaggi sono scritti abbastanza bene: Diem è caratterizzata da un grande senso dell’umorismo e da una sorprendente moralità grigia, che la distanzia un po’ dalle solite eroine che spesso vediamo all’interno di queste storie, bellissime e perfettamente in grado di gestire il loro imponente destino. In questo primo volume abbiamo poco modo di approfondire il personaggio di Luther, che tuttavia sembra riservare per il futuro sorprese interessanti. Promosso o bocciato, quindi? Io lo promuovo con 3 stelline appuntate sul mio Reading Journal. Ma Spark of the Everflame ci consente anche di fare una più ampia riflessione sul mondo che ha conquistato in maniera tanto dirompente: quello del #BookTok

Cosa vuol dire che un romanzo è intrattenente?

Il termine “intrattenente” viene sempre più spesso accostato alle ultime uscite in libreria, specialmente quelle che diventano più virali sui social. Ma cosa significa, esattamente? Significa che la letteratura sta diventando sempre di più una forma di entertainment, alla stregue di un film da super incassi al botteghino o di una serie TV su Netflix, anche grazie a quei fenomeni digitali (come quello del BookTok) che stanno velocemente avvicinando le nuove generazioni alla lettura attraverso modi di concepire questo hobby decisamente più attraenti, per un ragazzo o una ragazza di sedici o diciassette anni, rispetto alle lezioni di Italiano del liceo che cercano di convincerti che I promessi sposi sia un libro imprescindibile da leggere. 

Questo significa che “la grande letteratura” sta morendo? Assolutamente no, perché oggi parlare di “grande letteratura” inizia a suonare male. Per moltissimi anni il nostro Paese ha vissuto un declino della lettura forse causato anche da questa forma di snobbismo nei confronti di tutti quei libri che non rispettavano certi standard, dettati da un élite di pochi: pochissime persone leggevano e, mentre all’estero (specialmente nei paesi anglofoni) fioccavano nuovi modi di intendere la lettura e nuovi generi letterari, molto più legati all’emotività che alla cura di una scrittura impeccabile e di una trama sofisticata, in Italia continuavano ad essere pubblicati per lo più romanzi “borghesi e profondamente italiani”, che riuscivano a catturare qualcuno tra le generazioni più grandi, lasciando indietro chi invece dovrebbe approcciarsi prima di chiunque altro alla passione per i libri: i giovani. Oggi la musica è molto cambiata e il lavoro dei social è stato di fondamentale importanza per risollevare un mondo editoriale come quello italiano che pareva andando spegnersi.  

Come il #BookTok ha cambiato il concetto di "libro"

Nel 2020 nasce sul social Tik Tok l’hashtag #BookTokItalia, il quale conta oltre le 2 miliardi visualizzazioni, con quello globale #BookTok sopra i 140 miliardi. Un tale impatto mediatico ha avuto certamente un alto grado di influenza sul mercato editoriale, che nel 2023, rispetto ai dati raccolti nel 2019, è cresciuto del +17%. L’aumento dei lettori e delle lettrici italiane si riscontra soprattutto nelle generazioni più giovani, specialmente nelle donne. Il fenomeno è accompagnato anche da un grande cambiamento tra i titoli che gli editori scelgono di pubblicare: fioccano romance, fantasy, thriller e nuovi ibridi che fondono insieme più filoni, come il romantasy (un libro, cioè, con un ambientazione fantasy in cui la storia d’amore traina la narrazione). Ad animare il Book-mondo dei social sono le/i Book-Influencer, tra cui Megi Bulla rappresenta una delle pioniere sulla piattaforma Tik Tok. 

Accanto ai nuovi generi nasce anche un nuovo modo di raccontare i libri e la lettura, basato su componenti emotive e che fanno presa sulle corde più personali del pubblico: alla ribalta ci sono i trope, stratagemmi narrativi che esistono dai tempi dell’Odissea, i quali hanno assunto nomi e composizioni diverse. Enemies to lovers, friends to lovers, found family, slow burn, forced proximity, love triagle: questi che, ai meno avvezzi, potrebbero sembrare scioglilingua, sono in realtà le componenti che possono essere presenti in un romanzo, che lo rendono appetibile per un pubblico che ama ritrovare in un libro dinamiche simili (gestite in modo più o meno originale dalle autrici e dagli autori) capaci di donare quasi sempre forti emozioni. Non è molto dissimile, questo, dal meccanismo che ci porta ad adorare le commedie romantiche, le sit-com, le soap opera o a fare i rewatch dei nostri film preferiti: studi psicologici hanno dimostrato quanto sia attrattivo per noi immergerci in una storia di cui conosciamo già, a grandi linee, il finale. Sappiamo bene che il/la protagonista finirà per stare insieme al/alla coprotagonista: quello che ci interessa è come finiranno insieme e quali ostacoli dovranno affrontare per coronare il loro amore. 

#BookTok ha ucciso la "Letteratura con la L maiuscola"?

Cosa vuol dire leggere? Questa domanda può avere risposte più che variegate, poiché ognuno di noi ha il potere di scegliere un libro per le ragioni più disparate. Sui libri si studia, si apprendono cose nuove, si suda e ci si spreme le meningi; ma sui libri si può anche piangere, ridere, urlare improperi e riversare smorfie. Il gesto della lettura cambia a seconda del lettore. E il lettore cambia a seconda di tantissimi fattori: il suo vissuto, il suo genere, la sua età. Ciò che è importante capire, a mio avviso, quando siamo spinti a bollare i romanzi che, per varie ragioni, diventano virali sul BookTok come “libri spazzatura” è che forse non abbiamo chiaro che quei libri, probabilmente, non sono stati scritti per noi. Raccontare ad una ragazza di quindici anni la trama di La coscienza di Zeno e pretendere che voli in libreria ad acquistarne una copia è una dinamica molto distante dalla realtà (con le dovute eccezioni!). Ma ci siamo mai chiesti perché ad una 16enne dovrebbe interessare la storia di un uomo di mezza età con il vizio del fumo che tradisce la moglie e ha problemi con la figura paterna? 

Le storie si adattano alle persone come pezzi di stoffa ed è importante ricordare che ognuno di noi, che ogni gruppo sociale, ha le proprie esigenze. Quando vediamo in libreria stormi di adolescenti buttarsi a capofitto sulla sezione “#BookTok” dovremmo mettere da parte il giudizio e analizzare quello che stiamo guardando: delle persone giovani leggere libri. La stessa ragazza che a 16 anni si innamorerà del protagonista di Fabbricante di lacrime probabilmente a 20 proverà a leggere un romanzo di Sally Rooney; a 25 scoprirà Anna Karenina; a 30 acquisterà tutti gli ultimi romanzi vincitori di un Pulitzer, senza mai abbandonare la passione per letture più leggere. O forse no. Non possiamo saperlo, ma dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscere che questa è tra le più vivide delle possibilità. E gioirne. Aggiungo in ultimo: raccontate a questi intellettualoidi che vi capitano sotto tiro (mi dispiace per voi, in tal caso) di come BookTok abbia reso famosa Erin Doom, ma di come abbia anche fatto diventare Jane Austen un’autrice virale. Perché una ragazza di 16 anni forse in Zeno non ci si rivede molto, ma in Elizabeth Bennett sì. Questo è il punto: in quali storie ci immedesimiamo, in quale periodo della nostra vita? 

Spark of the Everflame è il fenomeno #BookTok che ci aspettavamo

Anche i più coriacei difensori dell’intellettualismo, che si rifiutano di credere che scrollare su uno schermo possa effettivamente portare risultati sorprendenti come un nuovo avvicinamento da parte dei giovani alla lettura e un maggiore introito per il mercato editoriale, oggi dovranno ricredersi. Spark of the Everflame, che porta sulla copertina una fascetta scritta da Megi Bulla con su scritto “Una collana curata da Megi Bulla: dal #BookTok per il #BookTok“, e i suoi incassi da record sono la prova che quello che vediamo attraverso i nostri cellulari abbia spesso moltissimo a che fare con quello che succede nel “mondo reale”, anche quando si parla di letteratura. 

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