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Review Party: The Night We Met di Agnese Naselli

Review Party: The Night We Met di Agnese Naselli

Cullati dalle parole dello stesso titolo, The Night We Met, e dalla canzone omonima di Lord Huron, l’autrice Agnese Naselli ci trasporta nel suo romanzo. Un libro coccola che ci accompagna con dolcezza nella lettura e in cui l’autrice si dedica ad affrontare molte tematiche assai spinose. Un office romance coi fiocchi, dedicato a chi vuole una lettura leggera come la brezza autunnale. Maddie, la nostra protagonista, ha altri piani per la propria vita ma l’incontro di quella notte con Jim cambierà le carte in tavola.

La trama di The night we met

A volte, una notte può cambiare l’intero corso di una vita. O di due.

Maddison ha quasi trent’anni quando vede il proprio futuro sgretolarsi davanti ai suoi occhi: costretta a perdere in un colpo il lavoro, l’appartamento dei suoi sogni e la ragazza che ama, decide di trascorrere la serata nel suo locale preferito per evitare di piombare nella più completa autocommiserazione. A catturare la sua attenzione è un affascinante sconosciuto che continua a osservarla, qualche drink più in là. L’attrazione tra i due è degna di un magnete, ma il destino è campione universale d’ironia, perché Maddie non sa ancora di avere davanti agli occhi il suo futuro capo.

Un romanzo coccola per l'autunno

I due protagonisti principali della storia sono particolareggiati psicologicamente anche grazie l’alternarsi dei diversi punti di vista, visto l’alterarsi dei capitoli. Maddison ci viene presentata come una ragazza forte e determinata, dalla lingua tagliente e di un’empatia straordinaria. La giovane protagonista riesce a suscitarci dei sorrisi con il suo atteggiamento, poiché sa di essere una bella donna ma soprattutto sa come difendersi dagli occhi di uomini troppo insistenti. Ma sotto tutta l’allegria e il suo essere solare, la protagonista nasconde un presente fatto di dolore, un dolore cronico che ha un nome: la fibromialgia. Maddie odia sentirsi compatita e gli sguardi colmi di sentimenti negativi che questa condizione può comportare; perciò nasconde questa malattia silente e invalidante sul luogo di lavoro cercando di condurre una vita più normale possibile.

Ed è proprio sul luogo di lavoro che incontra il giovane di quella fatidica sera, quegli occhi e quel sorriso che mai avrebbe dimenticato. Così, un po’ per gioco e un po’ perché il destino ci mette il suo zampino, i due incominceranno attraverso i loro sguardi e gesti a comunicare i loro sentimenti.

Se da un lato, però, Maddie è fresca e solare, il giovane imprenditore Jim è ombroso e un po’ brontolone. Una psicologia complessa la sua, caratterizzata soprattutto da molti angoli da smussare poiché non è facile comprenderlo inizialmente. Jim si immerge nel lavoro, è un capo spietato e soprattutto diligente; deve far sì che tutto nella sua azienda sia perfetto e che ogni piccolo ingranaggio lavori a dovere. Però anche la storia del protagonista maschile è costellata da oscuri segreti e un passato non facile. C’è un malore interno che gli divora l’animo in modo lento e inesorabile, la cura è alla sua portata ma a causa della sua complessa psicologia non riesce a esprimere ciò che prova.

Jim incarna il “fictional character” scritto da una donna. È l’uomo giusto al momento giusto, sa cosa fare in ogni situazione e soprattutto rasenta in alcuni atteggiamenti la perfezione stereotipata del protagonista maschile romance. Ma, nonostante ciò, l’autrice è riuscita a mostrarmi attraverso il suo punto di vista il dolore e la colpevolizzazione di un uomo che non ha scelto di vivere tali sentimenti spiacevoli.

Oltre a questo tratteggio psicologico, vi è un qualcosa che manca come un pezzettino di un puzzle: ho percepito l’assenza di maggior introspezione degli stessi personaggi principali. Ovviamente questi ultimi sono accattivanti al punto giusto da farci andare avanti nella lettura, ma sarebbero state necessarie anche una cinquantina di pagine in più per facilitare il lato empatico del lettore verso i protagonisti. La mancanza di ciò è avvenuta anche per quanto riguarda i personaggi secondari, i quali sono semplicemente marginali alla vicenda. Nonostante abbiano dei ruoli ben distinti all’interno del romanzo non sono stati collocati adeguatamente all’interno della narrazione, lasciandoli meno caratterizzati.

Un amore forte e un passato che non ci definisce

«“Lo so, come te d’altronde. Siete così diversi ma uguali allo stesso tempo: testardi, orgogliosi, instancabili.»”

La parte romance decolla immediatamente, tanto che ne saremo così coinvolti da non renderci conto delle pagine che scorrono sotto i nostri occhi. Vi è la mancanza di conflitti tra i due, evidenziando stralci di vita quotidiana dei personaggi. Le discussioni si concentrano principalmente in una parte del romanzo anche se avrei preferito che fossero diluite all’interno della vicenda, per poter donare maggiore dinamicità alla relazione tra i due protagonisti.

La narrazione risulta incalzante e scorrevole, sicuramente agevolata dal lessico semplice e d’impatto per il lettore. Il tono dell’autrice è colloquiale, come se stesse raccontando le vite dei personaggi ad un’amica e, come una coccola, ci avvolge nella loro storia d’amore. I capitoli sono molto brevi ma carichi di enfasi e suspense, in particolar modo vi sono dei salti temporali, anche se in alcuni punti non vi era la necessità d’inserirli. Il finale arriva in modo dolce e ci fa comprendere che, nonostante ciò che viviamo a causa di una malattia o del nostro passato, gli eventi negativi della vita non ci autodefiniscono, anzi: ci rendono più forti.

Il tema della fibromialgia: cosa significa affrontarla?

Ed è proprio ciò che l’autrice è riuscita a trasmettere con i suoi personaggi, in Maddison troviamo molto di Agnese Naselli poiché la prima soffre della fibromialgia come la sua protagonista femminile. La penna di Naselli è riuscita a farmi commuovere ed entrare in empatia con Maddie, poiché ciò che prova è un dolore cronico che si presenta in qualsiasi momento della vita della persona. L’intento dell’autrice è di fare un focus sulla malattia, soprattutto bisogna darle merito di come sia riuscita a “inserirla” in un romanzo, cercando di farla conoscere a più lettori possibili. La parola fibromialgia significa dolore ai muscoli e nelle strutture connettivali (quali tendini e legamenti). Ma questa condizione clinica, così come evidenzia Maddie nel romanzo, non si presenta solamente con il dolore. La fibromialgia è una sindrome, dovuta alla presenza di uno o più sintomi contemporaneamente quali: dolori muscolari diffusi, disturbi del sonno, colon irritabile, difficoltà a concentrarsi e stanchezza cronica. Così come ribadisce la protagonista, non vi è cura per questa patologia ma vi sono piccoli accorgimenti per evitare che si presentino molteplici attacchi.

Naselli è riuscita a mostrare attraverso Maddie la necessità e la forza di non sentirsi costantemente paragonati a una patologia, la quale cela agli occhi di tutti quanto dolore fisico possa provare e soprattutto si aiuta con delle piccole tips. La penna dell’autrice ci mostra la brutalità di un attacco che mette fuorigioco per un tempo indefinito la persona, l’impossibilità di fare le cose della quotidianità più semplici, come versarsi un bicchiere d’acqua. Questa patologia non è esente nemmeno dalla concomitanza di altre condizioni cliniche di salute sia fisica che mentale. L’autrice ha lasciato molto di sé stessa tra queste pagine, donando al lettore una lettura veritiera su ciò che una patologia invisibile provoca.

The night we met e il disturbo da stress post traumatico

Oltre la condizione di Maddie, quello che prova Jim è un dolore sordo condizionato da un trauma pregresso inflitto nell’infanzia. Come abbiamo avuto modo di parlare in uno degli scorsi articoli di #SquiLibri, il protagonista maschile soffre del PTSD (disturbo da stress post traumatico). Nella sua infanzia, Jim viene esposto a un evento traumatico che attenta alla sua vita, si sente inerme poiché è solo un bambino ma dentro di sé la frattura si espande nel suo inconscio. Il PTSD si presenta sotto forma di immagini, ricordi o anche incubi dell’evento vissuto e lo stesso Jim li prova sulla sua pelle. Ma ciò che l’autrice ha solo tratteggiato è anche una condizione di depressione nel protagonista. Le due condizioni cliniche camminano di pari passo a proprio a causa dell’esposizione al trauma. Il PTSD del protagonista è principalmente caratterizzato dall’ipervigilanza, mentre la depressione, piuttosto che un’evidente deflessione del tono dell’umore, è caratterizzata da minacce alla propria incolumità e l’autosvalutazione costante di sé. Ma Jim sa di essere più forte rispetto a ciò che ha vissuto. Comprende che, nonostante l’evento traumatico, può scavalcare la sua muraglia, costruita per proteggersi, riuscendo a migliorarsi come persona.

Maddie e Jim riescono a trasmetterci tanto, sottolineando che una persona non è rappresentata dalla sua condizione di malattia e che, nonostante le avversità, ad un certo punto uscirà il Sole.

Agnese Naselli: un'autrice da leggere

«I had all and then most of you
Some and now none of you…
Take me back to the night we met.»

“The night we met” di Lord Huron

Se ancora non conoscevate Agnese Naselli, vi invito a recuperare i suoi libri. Oltre a The Night We Met, dalla sua penna sono nati Another Love – come una rinascita e Se siete amanti del romance e una raccolta di poesie. I suoi romazi sono perfetti per le e gli amanti del genere romance e non mancano mai numerosi spunti di riflessione. La redazione di Strega in biblioteca ringrazia Agnese (@agnesenaselli_author su Instagram) per aver organizzato il Review Party e per la copia del romanzo che ci ha gentilmente fatto ricevere.

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