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Dalla parte di lei: la storia di un amore e di un delitto

Dalla parte di lei: la storia di un amore e di un delitto

La genesi storica

Dalla parte di lei è un romanzo scritto da Alba De Cespedes nel secondo dopoguerra e pubblicato nel 1949 da Mondadori. L’autrice da sempre ha pubblicato i suoi testi presso questa casa editrice, cominciando con il romanzo che l’ha resa celebre, ovvero Nessuno torna indietro (1938), romanzo dalla storia travagliata poiché censurato dal regime fascista. A sostenerla e aiutarla in questo periodo fu il suo stesso editore, Arnoldo Mondadori, con cui teneva una stretta amicizia e che in queste occasioni la aiutava diplomaticamente.

 

 

De Céspedes, figlia di una donna romana e di un ambasciatore cubano, da sempre contraddistinta da un carattere irruento, crebbe in una famiglia fortemente antifascista, fatto che la portò ad unirsi alla lotta partigiana sotto lo pseudonimo di Clorinda. Il desiderio dell’autrice di non essere sottomessa a etichette prestabilite si evidenzia anche in Dalla parte di lei, definito nella postfazione scritta da lei stessa “una storia di un grande amore e di un delitto”.

“La libertà della quale io godevo, dovuta al mio buon successo letterario, confermava come un’eccezione conferma la regola, la realtà della condizione femminile.”
Alba de Céspedes

 

Negli anni in cui lo ha scritto l’autrice si stava lentamente accorgendo di quello che aveva rappresentato l’esito del conflitto mondiale. De Cespedes si era schierata fermamente contro il fascismo contribuendo attivamente alla lotta partigiana sotto lo pseudonimo di Clorinda. La sua lotta è stata assoluta, un assoluto tentativo di spingersi con tutta la sua anima e tutto il suo corpo oltre i limiti espressi da un regime repressivo e il suo amore per la sua stessa lotta.

Dalla parte di lei, un'inquieta storia familiare

Il testo viene strutturato come una lunghissima confessione che la protagonista, Alessandra, scrive per narrare le sue vicende prima e dopo l’incontro con suo marito, Francesco. La vita di Alessandra è composta da assoluti e opposti, a partire dalla sua famiglia, formata dal padre Ariberto, burocrate austero e cinico, e dalla madre Eleonora, una figura eterea e sensibile. Altra figura che incide in questo nucleo è quella del fratello maggiore di Alessandra, morto annegato in un fiume prima della sua nascita e da cui lei stessa prende il nome.

 

Alessandro diventerà in tutto e per tutto una presenza esistente per la sorella, palpabile e che lei sosterrà sentir vivere dentro di sé, ma in un modo diabolico: scindendo la mente e il raziocinio di Alessandra, suscitandole dei pensieri terribili, non sarà una presenza felice per la sorella, che penserà costantemente di essere perseguitata dal suo fantasma e che questo la porti a compiere azioni impensabili e contro natura.

 

 

Questi pensieri si scontrano con l’educazione e la personalità della madre, la vera protagonista della prima parte dell’opera: Eleonora viene descritta come distante dalla vita mondana, una donna slegata dal fattuale e concentrata sui propri sentimenti e sulla propria sensibilità, ma che alle altre donne non risulta mai svampita o spocchiosa, una figura che riesce a spiccare anche nel contesto di povertà in cui vive. Unico suo sfogo e appiglio di emancipazione è il pianoforte, strumento che le consente di impartire varie lezioni private, ma che le ricorda ciò che sarebbe potuta essere e che non sarà mai. Essa risulta essere una persona poco compresa dal marito, il quale si scontra con l’ambizione e il desiderio di sua moglie, non capendo come le aspirazioni di una donna possano andare oltre al ricamo e alle pulizie di casa. Questo rifiuto da parte del marito costringe Eleonora in una morsa che non le consente il respiro, che la fa sentire costantemente inadeguata al suo ruolo. Ma il fatto che lui a più riprese la rimbecchi e la riporti su di un piano terreno è esplicato da una frase che sarà ripetuta più e più volte nel testo: «Le donne sono sempre in difetto di fronte ai fatti concreti».

La figura di Eleonora non sarà mai una figura materna per Alessandra, ma sarà una persona in grado di inoculare nella figlia un idealismo che la contraddistinguerà per sempre. Il pensiero di cui madre e figlia si nutrono è dedicato all’amore, un amore assoluto che nient’altro può sostituire e al cui confronto tutto sembra piccolo, e questo amore non è mai frivolo, sebbene così venga percepito dalla maggior parte degli uomini, ma è un vero e proprio motivo di vita.
«Forse io potrei rimproverarle di avermi fatto vivere continuamente in un clima di esaltazione che mi aveva reso devota, innanzi tutto, al mito del grande amore e così avermi ridotto pur senza volerlo alla dolorosa condizione di oggi.»

 Il patteggiare continuo delle donne con le ristrettezze e la grettezza a cui la vita in un sistema patriarcale le costringe agli occhi di Alessandra crea un collante, una rete per combattere le amarezze che costantemente le si svelano guardando i palazzi intorno al suo.

 

«Conoscevano così poco le donne da credere che quello fosse davvero il disegno e l’ideale della loro vita. “è una donna frigida” confidavano agli amici, con un sospiro: “si occupa solamente della casa e dei figliuoli.” […] Tutt’al più pensavano: “Sono donne”; ma nessuno di loro si domandava che cosa l’essere rappresentasse. E nessuno intuiva che ogni gesto, ogni abnegazione, ogni eroismo femminile rispondeva a un segreto desiderio d’amore.»

Il maschile e l'infelicità coniugale

In Dalla parte di lei c’è tutto ciò di una figura maschile che oscilla fra la mostruosità e l’inettitudine: l’uomo negli anni della sua crescita e indipendenza risulta una figura schiacciante e stringente, consapevole del proprio potere negli anni più fulgidi per poi spegnersi lentamente nella vecchiaia, ma rimanendo un peso costante per chi lo accudisce. Il problema più reale è che questa dinamica non ha fine, perché la figura paterna si allontana dalla figlia solo nel momento in cui subentra un marito, una nuova persona che mantiene viva la prigione in cui ogni donna è confinata.

 

Lo sguardo che Alessandra pone sui suoi genitori farà nascere un desiderio di allontanarsi quanto più da quella sterilità che il loro rapporto ha e questo viene evidenziato da un ricordo che la protagonista ha di un’effusione fra i due, di un bacio del padre lasciato sulla spalla della madre, che a lei sembra bruciare sulla pelle bianca e scottare. Allo stesso modo le prime smancerie tra lei e i suoi potenziali pretendenti saranno costantemente sottolineate dal bruciore, dal fuoco che lei sente al contatto con le loro mani e con le loro bocche.

Alessandra è una persona che non rimane unicamente vittima del potere altrui, ma anzi può assaporare cosa significa detenere il potere e questo avviene nel momento in cui da Roma si trasferisce nella campagna abruzzese dalla nonna materna, una donna descritta come austera e imperscrutabile nei suoi pensieri. Per la prima volta ad Alessandra si mostra un nuovo modo di essere donna, in una dimensione in cui ogni cosa è gestita da un ritmo serrato e dipende per essere compiuta da una figura femminile. In questi anni, arrivando alla maturità, la figura maschile non più è vista unicamente come mostruosa, ma assume i tratti dell’inettitudine: gli uomini sono bloccati dai loro stessi impulsi e non riescono ad andare oltre la realtà di tutti i giorni. Al contrario, la donna è obbligata a distogliere lo sguardo dai suoi sogni, per adattarsi a un destino abietto, cercando di sfuggire alla  tristezza quando si passa ogni giorno davanti a persone infelici.


Lo scritto di Alba de Cespedes assomiglia a un gioco di ripetizioni, in cui la vita assume delle regole preimpostate alle quali non si può davvero sfuggire: il tuo passo falso è lo stesso passo falso di tua madre, stringendo così ogni donna in una catena chilometrica ed è per questo che nel testo ogni frase e ogni gesto rappresentano una sentenza.

Dalla parte di lei: una voce di donna

Un romanzo che, anche se scritto a metà del Novecento, risulta ancora attuale. Un romanzo che riesce a svegliare l’animo di chi legge, arrivando alla fine della sua maestosa e quotidiana vicenda passando sempre attraverso gli occhi di Alessandra, questa incredibile donna. L’occhio del libro guarda sempre dalla parte di lei, la quale racchiude molto altro oltre i puri fatti concreti. 

 

Alba de Cespedes è un’autrice che ha segnato la letteratura femminista italiana. Dalla parte di lei possiede una potenza che non può essere ignorata, ancora vivida nelle pagine delle scrittrici che le sono succedute e che l’hanno accolta come guida, come modello. Questo libro può essere benissimo classificato come un classico del suo genere, un cult impareggiabile che, non per questa sua natura di romanzo storico in senso largo, dev’essere relegato a prender polvere su uno scaffale: è un libro che può ancora darci tanto, parlarci al cuore ed esprimere con forza una voce di donna.

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