OPINIONISTA
Classici da brivido: letture spooky dal XIX secolo

Classici da brivido: letture spooky dal XIX secolo

Quando parliamo di classici della letteratura non è così immediato pensare alla parola “brivido”. Conosciamo molti classici per la loro pomposità, per il loro stile aulico, per la loro boriosità, talvolta, ma quasi mai immaginiamo che un romanzo scritto nel XIX possa riuscire ad inquietare e, perché no?, talvolta terrorizzare un lettore contemporaneo. Ebbene, è buona norma sapere che nell’Ottocento, secolo fascinoso delle scoperte e dell’industrializzazione, di scrittori e scrittrici maestri assoluti dello spavento ce ne sono stati moltissimi. Dalla tutta nostrana Scapigliatura al genere gotico britannico, gli scaffali dei classici ottocenteschi traboccano di titoli che sono in piena regola romanzi capaci di far venire la pelle d’oca dall’inquietudine. Oggi, tre giorni prima di Halloween, la redazione di Strega in biblioteca ve ne consiglia quattro!

Fosca di Igino Tarchetti: il racconto di un'ossessione

Il consiglio di Vivian Romano

“Un’avidità febbrile di morire affatica inconsciamente gli uomini. Chi vorrebbe tornare indietro un’ora, un minuto, un istante nella sua vita? Nessuno; e pure si ama, e si rimpiange questo passato che si ha orrore di rinnovare.”

Fosca, testo più celebre dell’autore Igino Ugo Tarchetti, uno dei massimi esponenti della Scapigliatura milanese, è uno dei romanzi più torbidi della letteratura italiana. Si tratta di un’opera incompiuta a causa della morte prematura dell’autore: il capitolo conclusivo venne scritto dall’amico e consigliere di Tarchetti Salvatore Farina e il volume, così ultimato, vide la sua prima stampa nel 1869. La storia è narrata in prima persona dal protagonista Giorgio e si sviluppa in forma di diario intimo che è al tempo stesso confessione e tormento interiore.

Giorgio è un ex ufficiale, un uomo volubile con un’eccezionale e turbata sensibilità. Egli si trova al centro di un triangolo che vede protagoniste due donne, e due amori, agli antipodi. La prima è Clara, donna esteticamente bellissima, oggetto d’amore del protagonista, un amore felice, limpido; dall’altra parte c’è invece l’amore di Fosca, donna brutta e malata, un amore malsano, passionale, ossessivo fin dal primo momento. Nel carattere, nell’aspetto, nel nome e nella simbologia, le due protagoniste sono l’una l’opposto dell’altra e Giorgio si trova esattamente diviso tra i due sentimenti tanto diversi. È innegabile che fin da subito la componente più affascinante del testo sia proprio Fosca, con la sua malattia, fisica in un primo momento e mentale poco dopo, che proprio in virtù della propria debolezza cattura e ammalia Giorgio, mosso dalla pietà nei confronti della giovane donna. 

Ma l’ossessione di Fosca, il suo accanimento nei confronti del protagonista ed il carattere patologico del suo sentimento non lasciano alcuno scampo a Giorgio, incastrato e stregato da un sentimento altrui, vittima di un amore subito che non sembra avere altro scopo oltre quello di consumarlo e consumare colei da cui prende vita. Un uomo rovinato dalla passione, in continuo conflitto con sé stesso, incastrato tra odio, amore e compassione morbosa. La tragicità del racconto permette di creare un ambiente ideale per lo sviluppo di temi oscuri e drammatici, come quello della malattia mentale, dell’ossessione e della morte, il tutto condito da un’atmosfera oscura e vagheggiante. La scrittura di Tarchetti, seppur in un primo momento ostica, catturerà il lettore dopo poche pagine. Un perfetto classico inquietante che potrebbe invitare a numerose riflessioni.

Cime tempestose, il classico della vendetta e della cattiveria

Il consiglio di Martina Borgioni

Gli ho dato il cuore e lui lo ha preso soltanto per stritolarlo a morte e scagliarmelo sulla faccia.. Gli esseri umani sentono con il cuore, Ellen, e poiché lui il mio lo ha distrutto, non posso più provare alcun sentimento nei suoi riguardi; né vorrei provarlo, nemmeno se lo vedessi gemente a patire da questo momento fino al giorno in cui morirà

Cime tempestose viene spesso ed erroneamente consigliato in quanto romanzo gotico che ha come fulcro il sentimento amoroso. Leggendolo, molti di voi si renderanno conto che, in realtà, protagonista indiscusso del capolavoro di Emily Brontë non è l’amore ma l’odio più profondo e malsano. Figlio unico di una delle tre sorelle Brontë, Cime tempestose è in piena regola un romanzo cardine del genere gotico, in cui il sentimento umano si mescola agli aspri paesaggi della brughiera inglese in una spirale di misantropia e vendetta che mai avrà fine

Nella fredda e desolata brughiera si erge la tenuta di Wuthering Heights. Un ospite elegante, ma scarsamente incline a vivere nell’alta società, si presenta alla porta di Mr Heathcliff per diventare suo affittuario. Mr Lookwood è convinto, infatti, che la solitudine della brughiera e la tranquillità di una casa di campagna, assecondando la sua misantropia, facciano proprio al caso suo. Dopo aver conosciuto l’indisponente padrone e la sua combriccola di servitori, Mr Lookwood non può fare a meno di trovare Wuthering Heights un luogo aspro e inospitale: i suoi timori e sospetti vengono confermati dalla prima notte passata in casa, quando la mano di uno spettro gli avvinghia il polso spaventandolo a morte. Malato e recluso in una sistemazione poco lontana dalla casa padronale, Mr Lookwood verrà assistito da Nelly, governante storica della famiglia. Nelle notti fredde Nelly intraprenderà un racconto che terrà Mr Lookwood sveglio ore dopo ore: il racconto della famiglia disastrata che per generazioni ha abitato nelle inquietanti mura di Wuthering Heights. 

Con una penna suggestiva ed elegante, Emily Brontë costruisce un racconto gotico che trasmette nel lettore un concatenarsi di sentimenti contrastanti: odio, rancore, tenerezza, compassione. I suoi personaggi, tutti quelli che popolano questa ambientazione che sembra completamente estranea al mondo esterno, sono frammenti di un puzzle che, una volta completato, lascerà il lettore senza parole. La casa di Wuthering Heights è palcoscenico di cattiverie e ingiustizia; Nelly è la voce narrante, messaggera delle più atroci azioni. Tra malattia mentale e vendicativa rivalsa si intrecciano così le vite di due personaggi distruttivi e respingenti, Catherine e Heathcliff, i quali conducono quello che poteva essere il più roseo quadretto familiare negli abissi di una disperazione dalla quale è difficile, se non impossibile, riemergere. Se provate attrazioni per le storie che indagano l’animo umano, per le saghe familiari destinate al crollo, per i personaggi torbidi e crudeli, Cime tempestose è il classico ottocentesco che vi farà provare tanta soddisfazione quanta repulsione. 

Daphne du Maurier e il suo Jamaica Inn, la voce più gotica del XX secolo

Il consiglio di Luisa Canzoneri

«Arrivarono uno dopo l’altro, gli uomini della brughiera, attraversando rapidamente il cortile, in silenzio, come se non volessero essere visti. Nella luce fioca sembravano figure incorporee, semplici ombre che strisciavano lungo il muro e passavano sotto il portico per andare a bussare alla porta della taverna e ottenere il permesso di entrare.»

La parola ‘locanda’ evoca interni in legno illuminati dai bagliori soffusi delle candele, pasti caldi offerti a viaggiatori affamati, un brusio basso da cui si distaccano risa sguaiate e ordini per gli osti. Sprangate gli scuri, fate scorrere fiumi di alcol, scacciate la brava gente e accogliete nel cuore della notte contrabbandieri e assassini, e solo allora avrete il Jaimaica Inn.

Mary Yellan è costretta dalla propria condizione di donna e orfana a raggiungere il Jamaica Inn, dove risiede la zia Prudence e il marito di lei, Joss Merlyn. Signore e padrone del Jamaica Inn, Joss è animalesco tanto nell’aspetto quanto nel carattere ma dietro quegli occhi bovini si nasconde un ingegno sopraffino che lo rende due volte più pericoloso che se fosse stato solo un violento e un alcolizzato. Se Mary, di una tempra più forte di quella della zia, asseconda la volontà di Joss, è soltanto per portare allo scoperto il segreto dietro gli incontri notturni al Jamaica Inn, lo stesso segreto che perseguita Joss tra le nebbie dell’alcol in cui cerca di affogarlo. Al contrario della gracile e sottomessa zia Prudence, Mary cova rabbia, odio, desiderio di vendetta, insomma, sensazioni e sentimenti appannaggio degli uomini che le si muovono intorno, e come loro Mary ne vuole il controllo. Le limitanti caratteristiche del proprio sesso la soffocano e la frustrano perché le impediscono di impossessarsene. 

Prima della protagonista senza nome di Rebecca, Daphne du Maurier ci regala una protagonista atipica per il panorama letterario dell’epoca e una storia che, per quanto ci si prova, non si fa incasellare in un solo genere — romanzo d’avventura o gotico, storia di amore o di ossessione? Perché non tutto insieme? Un consiglio qualora decideste di raggiungere Mary: non fidatevi — né di lei né degli altri né della brughiera.

Giro di vite, il classico gotico della casa infestata

Il consiglio di Roberta Carta

“Era come se, nell’istante in cui mi rendevo conto di quel che vedevo, tutta la scena fosse stata toccata dalla morte. Mi sembra di udire ancora, mentre scrivo, il silenzio totale in cui si spensero tutti i rumori della notte. Le cornacchie smisero di gracchiare nel cielo dorato, e l’ora amica smarrì per il momento tutta la sua voce.”

Tra i classici da recuperare durante la spooky season, c’è sicuramente Giro di vite di Henry James, romanzo breve classificato sia come storia di fantasmi sia come romanzo gotico. Pubblicato originariamente a puntate nel 1898 sulla rivista Collier’s Weekly, fu poi inserito come racconto all’interno del libro “Two Magics”. Se avete amato il film “The Others”, con protagonista Nicole Kidman, Giro di vite è il classico spooky che fa per voi! 

Protagonista è una giovane governante, assunta in una remota magione della campagna dell’Essex per occuparsi dei nipoti di un ricco uomo d’affari, che prese in custodia i bambini dopo la morte dei loro genitori. I bambini sono Miles, di nove anni, e Flora, di otto, precedentemente affidati alle cure di un’altra istitutrice, morta in circostanze misteriose. I due bambini sono educati, di buone maniere, dotati di un’intelligenza fuori dal comune, ma preso l’istitutrice comincia a percepire in loro qualcosa di diverso, tanto da finire per convincersi che i due bambini siano posseduti dalle anime di due defunti. Ad avvallare questa sua ipotesi è la presenza nei dintorni della casa di due presenze, un uomo con i baffi e i capelli rossi e una giovane donna sempre vestita a lutto.

Ricapitolando: una vecchia dimora di campagna, una giovane donna morta in circostanze misteriose, due bambini inquietanti, entità sovrannaturali che gironzolano in giardino. Più spooky di così, si muore!

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