Good Omens: recap della prima stagione… in vista della seconda!
Sono passati (ottanta) quattro anni dall’uscita della prima stagione di Good Omens, due anni e sei mesi dal rinnovo a sorpresa e due mesi e diciotto giorni dall’annuncio della sua data di uscita. Spero per voi che abbiate letto l’articolo di Strega in Biblioteca sulle sette serie tv comedy da vedere quest’estate e che, nel frattempo, l’abbiate recuperata, perché domani si apriranno i sigilli (meglio aprire gli account Prime Video) e suoneranno le trombe— anzi, i Queen — perché il nostro personalissimo Giorno del Giudizio è arrivato! Domani, 28 luglio 2023, uscirà la seconda stagione di Good Omens! Di tempo ne è trascorso dalla prima, per cui attardatevi qui con me un momento ed io, la vostra personalissima Virgilio, vi preparerò come si deve al secondo appuntamento con Aziraphale e Crowley, la coppia più bella dell’Empireo (ma non dite a Dante e Beatrice che l’ho detto).
In principio era il Romanzo, e il Romanzo era presso Gaiman e Pratchett
Prima di diventare una serie tv di punta di Amazon Prime Video, Good Omens è una creatura di carta nata nel 1990 da quel match made in Heaven che è la coppia Neil Gaiman-Terry Pratchett, due capisaldi della letteratura fantastica anglosassone nonché grandi amici e reciproci estimatori. Anche se l’input iniziale è riconducibile a una bozza di Gaiman, Good Omens è il romanzo che conosciamo grazie all’unione — se celestiale o infernale decidetelo voi — degli stili e degli immaginari che contraddistinguono i due scrittori.
Nelle vesti di divinità opposte e complementari, Gaiman e Pratchett hanno riscritto le leggi del cosmo per riportare al suo centro l’umanità, intesa tanto come ‘condizione umana’ quanto come ‘genere umano’. In ogni caso, è all’umanità che appartengono la vera grazia o la vera malvagità, non al Paradiso e all’Inferno. Perché alla fine di questa assurda fiera, per dirla con le parole di Crowley, “che senso ha parlare di ‘bene’ e di ‘male’? Sono solo nomi di fazioni opposte” e, aggiungo io, mosse dagli stessi obiettivi: annichilire l’altra, dimostrare di essere la migliore, dare inizio al proprio regno; in altre parole, vincere.
Good Omens: ovvero — di come l’angelo della Porta d’Oriente, il Serpente e l’Anticristo abbiano fermato l’Apocalisse
È vero, Good Omens è un romanzo corale in cui ciascun personaggio, anche il meno memorabile, ha il proprio momento di gloria. Ma se dovessimo indicare i protagonisti assoluti, non ci sarebbero dubbi, e Aziraphale e Crowley si farebbero facilmente strada fra questa folla terrena e soprannaturale di personaggi verso i (dovuti) posti d’onore.
Angelo dal cuore tenero e dagli occhi dolci l’uno, demone sfrontato e dalla lingua biforcuta l’altro, la loro reciproca conoscenza risale ai tempi della cacciata di Eva e Adamo dal Paradiso terrestre ed è andata consolidandosi attraverso all’incirca sei millenni insieme sulla Terra. In quest’arco di tempo, Azraphel e Crowley hanno finito per assumere in tutto e per tutto i costumi locali e per metterli in pratica come si deve. E infatti, fingono di dedicarsi alle rispettive opere di grazia e dannazione quando in realtà collezionano libri (Aziraphale), vanno al sushi (sempre Aziraphale) o scorrazzano per Londra su una Bentley nera d’epoca prendendosi il merito delle cattiverie umane (ovviamente Crowley).
Tuttavia, la nascita dell’Anticristo pone un brusco freno alla loro bella vita sulla Terra. Gli ingranaggi dell’Apocalisse, una volta messi in moto, non possono essere più fermati. Ma, tra l’ineffabilità di Dio e l’incompetenza delle suore dell’Ordine delle Chiacchierone, le cose non vanno come dovrebbero, e l’Anticristo finisce per crescere non come “l’Avversario, il Distruttore dei Re, l’Angelo del Pozzo Senza Fondo, la Grande Bestia chiamata Dragone” eccetera eccetera, ma come Adam Young di Tadfield, figlio di Deirdre e Arthur Young, leader dei Quelli. E non di certo grazie a quegli sciroccati (lo dico con affetto, s’intenda) di Aziraphale e Crowley, che hanno profuso i loro sforzi di bloccare gli influssi diabolici dell’Anticristo sul bambino sbagliato. Niente paura: per una serie di fortuiti incidenti (incluso uno con Anatema Device, strega in bicicletta), Aziraphale e Crowley ritroveranno le tracce di Adam e insieme alla squadra peggio assortita di sempre riusciranno a fermare l’Apocalisse. Così è stato scritto da Agnes Nutter, profetessa, strega e antenata di Anatema, e così avverrà.
Good Omens: Il bello e accurato adattamento di Neil Gaiman
Divenuto un cult a pochi anni dalla pubblicazione, era più che normale che ci fosse, presto o tardi, un adattamento di Good Omens. Ciò che molti ignorano è che Good Omens fosse destinato in un primo momento a sbarcare sul grande schermo. La sceneggiatura del film era pronta, si erano trovati regista e attori principali (come avreste visto Johnny Depp e Robin Williams nei panni di Crowley e Aziraphale?), ma il progetto venne accantonato intorno al 2008 a causa delle difficoltà nell’assicurarsi i fondi e l’interesse di Hollywood. Vista la qualità della serie tv realizzata dagli studios di Amazon Prime Video, a posteriori possiamo dire che non tutti i mali vengono per nuocere.
Gran parte del successo di Good Omens è da ricondursi a Neil Gaiman stesso, non tanto perché autore dell’opera originale, quanto, piuttosto, perché produttore esecutivo e sceneggiatore capace di trasportare il testo da un medium all’altro senza brutture o eccessi di sorta. In questa triplice veste, Gaiman ha avuto modo di controllare il processo di adattamento in ogni suo aspetto, garantendo, nel bene e nel male, un altissimo livello di fedeltà. Nel bene, perché più di una scena sembra essere saltata fuori dalla pagina e dritta sullo schermo, cosa che è particolarmente evidente nei primi due episodi — non esagero nel dire che è persino possibile seguire, libro alla mano, i dialoghi svolgersi parola per parola esattamente come sono riportati; nel male, perché la densità (di avvenimenti, di dettagli e approfondimenti) propria del romanzo può risultare pesante una volta trasposta, specie per chi non ama le narrazioni ricche come quella di Good Omens.
A prescindere dalla fedeltà al libro, Gaiman ha fatto un importante lavoro di rimaneggiamento e si vede. Innanzitutto, la narrazione è stata snellita di tutti quegli elementi che non ruotano attorno alla story line principale, come i trascorsi di Guerra, Carestia e Pestilenza sulla Terra prima dell’Apocalisse. Dopodiché, i riferimenti alla tecnologia sono stati opportunamente attualizzati (il romanzo è comunque uscito nel 1990), tant’è che nel portaoggetti della Bentley ci sono dei CD, e non delle audiocassette, e Anatema usa un tablet insieme allo schedario delle profezie. A proposito di Anatema, la sua backstory è stata rivista in alcuni punti: non è l’ultima discendente della strega Agnes, è di origini ispano-americane (e non più inglesi) e la sua famiglia fa la bella vita, tra l’altro proprio grazie a una certa profezia sull’ascesa della Mela di Mastro Giobbe.
Rispetto al romanzo, nella serie tv di Good Omens Inferno e Paradiso hanno molto più spazio e prominenza, in termini sia di screentime (pensate alle visite degli angeli nella libreria di Aziraphale o a Gabriele che si fa una corsetta a St. James’s Park) sia di ruolo nello svolgimento degli eventi. È infatti esplicito sin dall’inizio l’interesse di entrambe le parti (e non soltanto dell’Inferno!) nella riuscita dell’Apocalisse, mentre nel romanzo il coinvolgimento attivo del Paradiso viene rivelato solo verso la fine, durante la chiamata di Aziraphale con il Metatron, la voce di Dio.
Le aggiunte più degne di nota, nonché le preferite di molti fan (inclusa la qui presente), sono quelle che riguardano la relazione lunga secoli di Aziraphale e Crowley. Mentre nel romanzo lo si gioca su un detto-non-detto e si condensa il tutto in un paragrafo e poco più, nella serie il loro passato si prende l’intera prima parte del terzo episodio. Un incontro dopo l’altro dai tempi del Diluvio Universale fino ai giorni nostri, assistiamo al consolidamento del loro rapporto, che va oltre un diplomatico accordo fra agenti sul campo e oltre la semplice amicizia fra entità simili. Lo si capisce dal modo in cui Aziraphale e Crowley si guardano e si cercano; dalla complicità che viene dalla profonda conoscenza dell’altro (e che in parte riflette la vera amicizia fra i magnifici attori che li interpretano, David Tennant e Michael Sheen); dal segreto divertimento con cui bisticciano (soprattutto Crowley) e dall’estrema serietà con cui litigano (soprattutto Aziraphale). È la naturalezza e la sicurezza con cui vestono i reciproci ‘panni’ nel (secondo) finale a dare un’idea delle profondità insondabili del legame che li unisce.
Good Omens 2: che cosa aspettarsi?
Se nella prima stagione Gaiman ha seguito per filo e per segno il romanzo, nella seconda stagione di Good Omens ci condurrà in territori inesplorati, sebbene guidati dalle suggestioni del sequel mai creato del libro. Alla fine della serie Crowley afferma che la Grande Guerra è stata semplicemente rimandata e che essa vedrà l’umanità, Aziraphale e Crowley contro le forze di Paradiso e Inferno congiunte. Il trailer ufficiale e il blurb della seconda stagione su Amazon Prime Video sembrano confermarlo:
Un arcangelo nudo, in preda ad un’amnesia si presenta alla libreria di Azraphel, e la vita di Azraphel e di Crowley diventa estremamente complicata. Il Paradiso e l’Inferno cercano disperatamente di trovare i fuggitivi. Mentre Crowley e Azraphel cercano la soluzione ad un problema di cuore, le cose diventano sempre più pericolose per loro, la loro situazione si complica ulteriormente.
Sappiamo che l’arcangelo nudo e smemorato a cui si fa riferimento è Gabriele (Jon Hamm), che ha (aveva?) una comunicazione importante da fare e che Aziraphale e Crowley faranno di tutto: 1) per svelare il mistero dietro la sua venuta, 2) per nasconderlo come meglio possono e liberarsene quanto prima. Questa stagione si concentrerà sulle questioni di cuore e, ancora più della precedente, sul legame fra Aziraphale e Crowley. È interessante che in un’intervista a Movieweb (qui) David Tennant e Michael Sheen hanno più volte sottolineato come i rispettivi personaggi, e le performance con cui li portano in vita, non possano esistere senza l’altro. Quella di Aziraphale e Crowley è una relazione molto complessa (lo ha detto Michael Sheen a Screen Rant, qui), ma dovremo vedere in che tipo di relazione si espliciterà.
(Ricordiamoci che la stagione precedente si chiude con loro due che cenano al Ritz, ricreando di fatto quello di cui canta Vera Lynn in A Nightingale Sang in Barkley Square, ossia due angeli innamorati che cenano al Ritz, ma non vorrei parlare troppo presto).
Il viaggio di andata con la vostra Virgilio stregata verso Good Omens 2 finisce qui. Non mi rimane che augurarvi una buona visione, ci vediamo dopo l’Apocalisse!