You: il bestseller della serie Netflix
Fin dal suo debutto, la serie You ha affascinato milioni di spettatori del piccolo schermo, diventando la serie tv del momento per tanti anni, dividendo il pubblico tra pareri positivi e pareri negativi. Proprio qualche mese fa, è uscita la quarta stagione, che invece non ha ottenuto il successo sperato. La serie targata Netflix si basa sull’omonimo romanzo di Caroline Kepnes e su Hidden Bodies, secondo libro della serie, mentre il terzo e conclusivo romanzo sappiamo prenderà una piega diversa dall’adattamento Netflix. In questo articolo, cercheremo di rispondere alla classica domanda da un milione di dollari: è meglio il libro o la serie?
(Avendo letto soltanto il primo romanzo, nella nuova edizione recentemente uscita per Oscar Vault, questo articolo si soffermerà unicamente sul confronto con la prima stagione della serie, basandosi appunto questa sul primo volume dell’omonima serie letteraria.)
You: la trama in breve
“Io credo all’amore a prima vista…”
Prendete una giovane studentessa universitaria con i daddy issues, appassionata di letteratura, inserita in un contesto sociale a cui palesemente non appartiene e profondamente insoddisfatta della sua vita. E poi prendete un timido bibliotecario, bibliofilo, leggermente sociopatico e con un ossessivo bisogno di essere amato. Beck e Joe. La scintilla tra loro è quasi scontata, e sicuramente sarà fatale.
Tra una serie di incontri voluti dal Caso (per gli amici, Joe), Beck finirà per ricambiare i sentimenti di Joe, la cui curiosità ci mette poco a trasformarsi in un amore talmente malato che farebbe di tutto pur di eliminare qualsiasi cosa tenti di frapporsi tra lui e Beck. Compresa Beck. Joe è bravo a trasformarsi in ciò di cui lei ha bisogno. Un bibliotecario con cui flirtare spudoratamente dietro le pagine dei romanzi di Paula Fox, un amico da portare alle feste per far ingelosire il fidanzato traditore e cocainomane, il quasi ragazzo che ti monta il letto dell’IKEA sperando di battezzarlo dopo aver avvitato l’ultimo bullone. La rete intessuta da Joe è una fitta maglia di inganno e ossessione che intrappola Beck, il suo cuore e la sua mente, al punto tale che lei non riuscirà a riconoscerne la trama, se non quando ormai è troppo tardi.
“Amore: ora ti spiego perché non fai per me.
Un tempo credevo nell’amore, sì in passato avevo sofferto ma mi era servito da lezione e volevo ricominciare da capo. Volevo il vero amore stavolta. Perciò, un ragazzo incontra una ragazza, lui sa che è qualcosa di speciale, e pensa: voglio fare tutto il possibile per far funzionare le cose. […] Ho fatto tutto quello che dovevo, tutto il necessario. Ma lei non si fidava di me, così ha iniziato a fare domande sul passato. Hai iniziato a cercare cose che sarebbero dovute restare nascoste. Ho scelto male, ho fatto degli errori, l’amore mi aveva reso cieco e poi, l’amore si è trasformato in veleno.”
L’adattamento Netflix: cosa ne ha determinato il successo?
Nel caso specifico della serie, ciò che ne ha determinato il successo è stato sicuramente il protagonista stesso, Joe, interpretato da Penn Badgley. Penn, che nei panni di Dan in Gossip Girl, serie che gli ha regalato un enorme successo, non possedeva nemmeno la metà del fascino che ha dimostrato di possedere interpretando invece uno psicopatico serial killer (molto strano, due domande me le farei), ha conquistato spettatrici e spettatori, convincendoci che dietro un volto angelico può nascondersi un demonio. Tutto in lui grida “PERICOLO”: lo sguardo magnetico, la voce fuori campo che ti catapulta nella sua mente distorta e ossessiva, la gestualità gelidamente controllata, la postura rigida.
A un attore perfettamente calato nel ruolo, aggiungiamoci poi la spiccata parodia del rituale del corteggiamento, quindi una forte componente comica, e come tutto del protagonista di You ci faccia apertamente simpatizzare con lui. Letteralmente, non vedi l’ora che ammazzi il suo love interest di turno o, in realtà, chiunque gli capiti a tiro. Nonostante questa sorta di sforzo di rendere Joe “simpatico” agli occhi del pubblico costituisca la ragione principale delle critiche negative rivolte alla serie, in realtà risulta perfettamente funzionale al suo scopo. Il pubblico conosce la storia solo attraverso il punto di vista di Joe, l’unico narratore, attraverso la voce fuori campo e la sua presenza nello schermo. Ne consegue che non esista il contraddittorio e Joe è una persona fortemente manipolatoria.
Il pubblico di You è naturalmente portato ad essere manipolato come Beck, direi anzi che è inevitabile. La serie, da questo punto di vista, centra perfettamente il bersaglio. Beck ai nostri occhi diventa un moscerino fastidioso, una ragazza profondamente narcisista, perennemente insoddisfatta, costantemente annoiata. E alla fine pensi: Joe, ti prego, falla fuori. Altro punto di forza della serie You è la capacità mutare stagione dopo stagione: ambientazione e situazioni cambiano, così come la vicenda umana del protagonista, ma senza mai stravolgerne il carattere e, soprattutto, senza mai farci pensare che alla fine ci sarà una redenzione.
Le differenze con il romanzo (ALLARME SPOILER!)
Nel romanzo You, questi due elementi, cioè la personalità magnetica di Joe e la critica sociale, sono presenti in egual misura e sono, anche in questo caso, ciò che porta il lettore fino all’ultima pagina. Ma mentre nella serie Joe è più umano e intellettuale della controparte letteraria, nel romanzo risulta molto più incline alla crudeltà fatta e finita. Un’altra sostanziale differenza è che nel romanzo sono coinvolti più personaggi che, tuttavia, non aggiungono nulla alla storia, a parer mio. Nella serie i rapporti che intercorrono tra i personaggi, notevolmente ridotti, sono gestiti meglio. Per esempio, nella serie abbiamo molte più interazioni tra Joe e Peach, la migliore amica di Beck, che nel libro prova anche un interesse morboso nei suoi confronti, tanto che fin da subito mostra un’aperta ostilità nei confronti di Joe. E la serie ci regala anche una resa tra i conti tra i due molto più articolata.
(ALLERTA SPOILER)
Nel romanzo, Joe uccide Peach colpendola alla testa con una pietra mentre fa jogging sulla spiaggia. Simple but effective. La serie ci regala invece un lungo dialogo tra i due, che termina con Joe che spara Peach con una pistola.
“Non farei mai del male a una donna, ma lei, lei è una pericolosa arpia cannibale. Mi ha forzato la mano. È colpa sua e della sua famiglia che l’ha rovinata. Dovevo farlo Beck, dovevo. Sapevo che non mi avresti perdonato ma non mi ha lasciato scelta. Non sono una persona cattiva, lei ti avrebbe rovinato. Ma adesso sei al sicuro, grazie a me. Voglio solo che tu viva la miglior vita possibile.”
(ALLERTA SPOILER!)
La differenza con la serie che ho apprezzato maggiormente è sicuramente la morte di Beck, che nella serie non ci viene mostrata. Nel romanzo, dopo che Joe l’ha sottoposta a un test su “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown, la nostra insipida Beck muore soffocata dalle pagine dello stesso libro, che Joe le spinge in gola fino a ucciderla. Poetico, teatrale, brutalmente sadico, ma è proprio la morte che solo un serial killer bibliofilo potrebbe mettere in scena.
I punti in comune tra You serie e You libro
“Ed eccoti qua. Tutti gli account sono pubblici. Tu vuoi essere vista. Sentita. Conosciuta. Ovviamente, io ti ho accontentata.”
Al centro di questo vortice ossessivo trova grande spazio, sia nella serie tv che nei romanzi, una spudorata critica verso i social networks, in particolare le possibilità che questi offrono oggi di coltivare al meglio comportamenti ossessivi come quello di Joe. Molti hanno sottolineato come in You certi eventi siano stati eccessivamente edulcorati, ma in realtà essi sono soltanto la versione romanzata, e un po’ parodica, di una pratica quotidiana: quella di un voyeurismo ormai socialmente accettato. In You, lo spettatore/il lettore diventa Joe, vede ciò che vede lui, il suo bagaglio di valori morali cambia per adattarsi a lui e allora diventa parte del sistema.
“Il fatto che tu non mi abbia condiviso con i tuoi follower conferma solo che siamo davvero connessi.”
Beck e Joe non si conoscono davvero, ma l’uno attribuisce all’altra un’immagine prestampata secondo cui agisce: per lui, Beck è la damigella in difficoltà che ha bisogno di lui; per lei, Joe è quel ragazzo che finalmente può darle ciò di cui ha bisogno. Un altro elemento che accomuna il romanzo You al suo adattamento Netflix è la grandissima quantità di riferimenti al mondo letterario, elemento che rispecchia la natura bibliofila di Joe e che non può che affascinare anche tutti noi. Per esempio, la prima conversazione che hanno Joe e Beck si incentra sul romanzo Desperate characters di Paula Fox. Ambientato nella New York degli anni Sessanta, Desperate characters ha come protagonisti due coniugi dell’alta borghesia newyorkese che nell’arco di un weekend mettono in discussione tutta la loro esistenza.
L’autore che viene citato maggiormente però è nientemeno che J.D. Salinger, autore di Il giovane Holden. Non solo la maggior parte dei suoi romanzi è ambientato a New York, ma nel romanzo, così come nella serie, Peach è una sua lontana discendente. È interessante notare come ciascun riferimento al mondo letterario abbia un suo preciso scopo. Nella serie, per esempio, Joe regala a Paco, un bambino che abita nell’appartamento accanto al suo (e che nel romanzo non è invece presente), una copia di Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas per aiutarlo a gestire la vendetta sul compagno violento della madre. Oppure, quando Joe si avventura nella ricchissima biblioteca di famiglia di Peach, il romanzo che cattura la sua attenzione è una prima edizione di Osma di Oz, racconto di Lyman Frank Baum in cui un malvagio re degli Momi imprigiona la regina di Evlandia e i suoi dieci figli nel suo mondo sotterraneo (vi ricorda qualcosa?).
Ma quindi...meglio la serie o il libro?
Rispondere a questa domanda è un po’ come rispondere al famoso quesito su chi sia nato prima tra l’uovo e la gallina. E se a questa seconda domanda ci ha pensato Aristotele a dirci che, essendo l’uovo una gallina in potenza e una gallina un uovo già sviluppato, allora è nata prima la gallina, per rispondere alla nostra domanda non possiamo che affidarci al vecchio e caro gusto personale. Dunque, l’autrice di questo articolo si sente di dire che, sorprendentemente, l’adattamento Netflix abbia una marcia in più rispetto al prodotto letterario a cui si ispira.
Non vogliatemene, ma io penso di essere stata enormemente influenzata dal fatto che durante la lettura nella mia mente stessi leggendo con la voce del doppiatore di Penn Badgley. Vuoi la bravura dell’attore e del suo doppiatore, vuoi una regia che è riuscita a rendere perfettamente il voyeurismo su cui la storia si basa, la serie ti conquista fin dalla prima inquadratura. Anche laddove sono state apportate alcune modifiche, la serie è riuscita a centrare l’obiettivo senza stravolgere il senso del prodotto originale. Chapeau quindi all’accoppiata Sera Gamble-Greg Berlanti, che si rivela vincente.