RECENSIONI
La Sirenetta: la recensione del live action Disney

La Sirenetta: la recensione del live action Disney

Il film live action La Sirenetta, remake del classico Disney del 1989, è stato chiacchierato fin dal suo primo annuncio, suscitato non poche critiche. Vi ricorderete l’imbarazzante polemica “ma le sirene non sono nere!” e quando sono stati pubblicati i primi character poster sono aumentati i dissapori, eppure vi devo dire la verità: il live action La Sirenetta funziona e gioca molto bene le sue carte, possiamo tranquillamente pensarlo come uno dei migliori live action di casa Disney.

La Sirenetta di Halle Bailey è incantevole

Senza confrontarlo con il film classico Disney del 1989, il nuovo remake La Sirenetta è un ottimo erede del suo predecessore, una visione moderna e confortevole di una favola immortale: la principessa del mare che rinuncia a tutto per amore, persino al suo dono canoro. Halle Bailey è una dolcissima, tenera e intrepida Ariel, è meraviglioso guardarla nuotare in fondo al mare, un oceano colorato e vivo, dove “le alghe del tuo vicino ti sembran più verdi”, e vederla poi danzare sui suoi nuovi e splendenti piedi. Halle Bailey ha riso in faccia a tutte le critiche e polemiche razziste che ha ricevuto e ha sbattuto i faccia agli hater la sua fosforescente e splendida coda da sirena. Del resto dobbiamo proprio dirlo: se volete fare gli scienziati che non giustificano le sirene nere (anche se in altre rappresentazioni le avevamo viste di questo tipo), parliamo del fatto che Ariel abbia una collezzione di libri intonsi in fondo al mare. Ovviamente stiamo scherzando, è un film Disney, di pura e semplice fantasia quindi tutto è lecito e concorde. E poi l’unico dettaglio veramente importante di Ariel, fisicamente parlando, sono i suoi voluminosi capelli rossi e in questo live action non mancano, tanto che viene spesso soprannominata “la rossa”.

 

Il nuovo film Disney riesce ad essere godibile, bello da vedere, e suggestionare anche i nuovi spettatori, portando in sala una storia già nota ma dandole una nuova prospettiva e avendo finalmente modo di approfondire alcuni personaggi: il principe Eric ad esempio, di cui ci si innamora a poco a poco insieme ad Ariel. Riusciamo per la prima volta a scoprire perché il Re Tritone abbia così tanta paura degli umani e anche il suo legame con Ursula. Si è dato grande spazio all’inclusività etnica e altrettanto al tema ambientale: “gli umani inquinano il nostro regno”; e la morale conclusiva non si limita al noto “e vissero tutti felici e contenti” ma diventa un monito all’abbattimento delle divisioni, un invito alla coesistenza e alla collaborazione tra diversi e simili.

Halle Bailey è un’incantevole sirena che cerca di scoprire di più sul mondo umano, è gentile e dolce, e si possono solo fare egregi complimenti ad un’attrice così giovane che non solo ha dovuto portare sulle spalle un ruolo iconico e amato ovunque, ma che è riuscita ad esprimere l’interminabile curiosità di Ariel solo dagli sguardi. Per non parlare della sua straordinaria voce e talento canoro! del resto è la beniamina di Queen Beyoncé e in italiano è doppiata da Yana C che restituisce tutta la potenza emotiva della sirenetta. Ogni volta che sento la nuova versione della canzone Come Vorrei divento una fontana di lacrime per l’emozione: non importa se la versione inglese o italiana, mi vedrete comunque piangere per la commozione (anche ora che sto scrivendo questa recensione sto bagnando la tastiera del PC).

Ma non tutto è perfetto in fondo al mar...

Girare intorno al problema non aiuta nessuno quindi diciamolo: il live action La Sirenetta non è esente a difetti, anzi ne colleziona diversi ma sono facilmente sopportabili e tollerabili se si guarda tutto il progetto del film. Eh sì, Halle Bailey è uno dei pochi magnifici aspetti del film (letteralmente)…

Uscire al cinema con un progetto cinematografico ambientato in acqua per 3/4 del tempo dopo quel colosso giga-enorme di Avatar: La via dell’acqua non è molto semplice. Cameron ha battuto sul tempo la Disney e si porta a casa il premio: l’oceano di La Sirenetta è bellissimo, colorato e vivace ma troppo, palesemente, finto. L’effetto cartoon si percepisce da tutte le parti: se la Disney voleva fare un live action magari un effetto più realistico sarebbe stato preferibile. Resta comunque tutto spettacolare e affascinante, tanto che mi viene da dire: Ariel, tesoro, ma cosa ci trovi di tanto interessante nel mondo degli umani? Guardati intorno, sei circondata dalla totale bellezza sottomarina!

 Probabilmente Ariel è affascinata dalle paiettes luccicanti di Ursula, interpretata da Melissa McCharty – ve la ricordate Sookie in Una mamma per amica? La temibile strega del mare è ricoperta di brillanti paiettes che la rendono un po’ meno minacciosa di quella del 1989, sembra più una drag queen del mare vestita dalla Fata Turchina di Shrek. Questa nuova Ursula non mi ha trasmesso alcuna paura, se non quando diventa enorme ma è la mia megalofobia a parlare. Mi ricordo che da piccola ero terrorizzata dalla strega del mare tanto che quando mia mamma si arrabbiava con me la chiamavo Ursula (tranquilli, non mi ha mai rubato la voce o cose del genere, ero solo una bambina troppo vivace). L’Ursula di McCharty invece niente paura, anzi, mi ha fatto parecchio ridere e quando ha cantato la sua canzone ero in un tripudio di esaltazione! 

Tornando a parlare della bellezza sottomarina, questa a volte risulta di un disegno un po’ strano e ambiguo: avevamo già visto i cani orrendi di Lilly e il Vagabondo che la Disney aveva realizzato per il live action, questa volte le vittime sono state il pesciolino Flounder, che è stato schiacciato tanto da farlo sembrare più simile a Dory di Alla ricerca di Nemo, e lo spensierato gabbiano Scuttle, che ha subito un improvvisa transizione MTF, arrivando in cima alla classifica degli animali in live action più brutti che potessi vedere. Non aggiungo altro altrimenti questa diventa una recensione sul gabbiano brutto de La Sirenetta

Mahmood in La Sirenetta è un grande meh

Ma eccoci al tasto più dolente di questo live action. Davvero, tutto è tollerabile: i disegni discutibili, le paiettes di Ursula, il gabbiano inquietante e così via… ma Mahmood che presta la voce al serioso granchio Sebastian è il colpo peggiore. Questa ricerca di talent invece che di professionisti del settore non la comprendo: il doppiaggio è un’arte che va studiata e imparata nel tempo, e se anche le basi per diventare doppiatori sono simili a quelle per diventare cantanti, non basta saper cantare per sapere doppiare. La cosa che più mi ha dato fastidio è stata la riconoscibilità della sua voce quando parlava Sebastian: ogni volta sentivo Mahmood e non il personaggio. Anche l’iconica e divertente canzone In fondo al mare non sono riuscita a goderla e apprezzarla, perché è stato come sentire la cover del cantante invece che la canzone stessa.  Altra nota per il doppiaggio: la volontà di tenere i testi delle canzoni originali ha portato a dei momenti di non sincro tra il suono e il labiale. Non mi riferisco a Sebastian che, essendo un granchio, beh… praticamente non ha le labbra. Consiglio di chiudere un attimo gli occhi e lasciarsi cullare dalla voce dolce e delicata di Yana C e Simona Patinucci, voce italiana di Ariel 1989 e ora di Ursula.

Il bel principe Eric fa conquiste dal 1989

Jonah Hauer-King ma dove sei stato tutto questo tempo? Se il principe Eric del 1989 aveva fatto breccia nei cuori di tutto il mondo, terrestre e sottomarino, è impossibile resistere al fascino di Jonah Hauer-King. Non solo presenza scenica perfetta ma è anche bravo, bravissimo! Non ho capito perché durante la sua canzone lancia un urlo, ma dettaglio irrilevante: ho amato il suo personaggio. Sarà il fascino dell’uomo a comando di un veliero, ma io in questi casi non so proprio resistere! Genuino, sincero e davvero interessato ad Ariel, rispetto al principe conosciuto nel cartone, molto più di contorno, pare che a questo Eric interessi davvero conoscere la nostra amata Sirenetta e farle conoscere il suo regno. La scena della barca nella laguna con la canzone Baciala è una delle migliori sequenze del film, emozionante e coinvolgente. La chimica tra Bailey e Hauer-King è evidente da ogni loro sguardo, e la loro è una relazione che si basa soprattutto sui messaggi che si scambiano con gli occhi, più che con le parole (anche perché lo zampino di Ursula a reso la conversazione tra i due un po’ più complicata). Inoltre, per la prima volta, abbiamo modo di conoscere meglio il suo personaggio, la sua devozione per l’avventura e per le acque inesplorate, e soprattutto il suo regno: una terra di festa, colori e costumi, dove lui è un re che vive il proprio popolo, andando contro le regole che la regina madre gli impone. In questo senso c’è un bellissimo parallelismo tra Ariel ed Eric, entrambi personaggi che non amano piegarsi alle regole genitoriali. Non vi ricorda la nostra cara sirenetta che dovrebbe obbedire agli ordini del Re Tritone?

 

Perché il live action La Sirenetta mi ha convinta?

Dopo anni di live action parecchio discutibili, la Disney ci presenta un live action che supera di gran lunga le aspettative. Il live action La Sirenetta è quindi un film perfetto? No, ha problemi di grafica, doppiaggio e avrebbe potuto impegnarsi di più su alcuni tecnicismi, ma ha ciò che in tutti gli altri live action manca: ha l’emozione! E’ impossibile non emozionarsi guardando il nuovo live action La Sirenetta, soprattutto si sente l’emozione tipica dei film Disney che ci mancava da tanto tempo. Con questo nuovo film si ride e si piange, ci si emoziona per tutti i fotogrammi, si canta insieme ad Ariel e si ammira anche la nostra Italia (il film è stato girato in alcune spiagge della Sardegna!). Si esce dalla sala con il sorriso sulle labbra mentre si canticchia ancora “imparerei tutto già lo so, vorrei provare anche a ballare!”. Attenzione alle lacrime che il finale potrebbe suscitarvi, siete avvisati!

E voi avete già visto il film La Sirenetta o andrete a vederlo nei prossimi giorni? Non perdetevelo, perché emozioni del genere si vivono poche volte al cinema!

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