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Il peggior fantasy mai scritto, Giulia Calligola

Il peggior fantasy mai scritto, Giulia Calligola

“Quali sono le regole per scrivere un romanzo fantasy? Cosa spinge un autore a narrare vicende che ci trasportano in altri mondi senza lasciare la stanza?” 

Spesso ci sentiamo frastornati dalle nuove uscite o da quei libri fantasy che vorremmo leggere da anni, ma cosa ci attrae maggiormente in un romanzo? Giulia Calligola ci presenta un libro inverosimile, lontano dall’immaginario collettivo. In questo romanzo dal titolo “Il peggior fantasy mai scritto”, e già da un primo sguardo si può intuire a cosa andremo incontro, possiamo denotare in chiave satirica e super scorrevole quali siano i cliché che un lettore può scoprire durante la lettura di un romanzo fantasy.

Ironia, clichè e consigli

Il romanzo è stato ripreso di recente dall’autrice, la quale lo iniziò  a scrivere all’età di tredici anni. La penna di Giulia Calligola è ovviamente cambiata col tempo, divenendo sempre più abile. Ma questo scritto “prematuro” ci affaccia a un genere che mai avrei preso in considerazione: il fantasy satirico. L’autrice riprende il manoscritto attraverso dei commenti sarcastici e consapevoli che le idee della “TrediGiulia” non coincidono con la donna che è adesso. La narrazione acerba della lei tredicenne ma allo stesso tempo i commenti sarcastici ci fanno intuire proprio lo scopo del romanzo: abbattere la quarta parete con il lettore. Questa è una lettura leggera che può trasportarci in un mondo fatto di LATINO BRUTTO e strapparci una risata durante lo sfoglio delle pagine.

 

La presentazione del personaggio principale è la tipica eroina fantasy stereotipata, che nonostante tutto e tutti riesce a cavarsela alla perfezione. Kety ha la mentalità di una giovanissima ragazza, molto infantile, con una visione del mondo edulcorata, che ricade sempre negli stessi errori. La vita della protagonista ci viene presentata come problematica ma, in realtà, il tutto appare surreale, soprattutto per la facilità con cui supera ogni avversità. Il romanzo nasce proprio come autocritica dell’autrice: troviamo consigli nei suoi commenti su come strutturare un personaggio e/o situazione all’interno di un romanzo. Nonostante il libro non abbia una trama ben strutturata, poiché, come sottolinea la stessa Calligola, da ragazzina lei scriveva di getto, non posso fare a meno di notare che la TrediGiulia avesse creato un intreccio particolareggiato e che non mi sarei mai aspettata. “Il peggior fantasy mai scritto” nasce con un nome differente, ovvero “L’amore di una fata”, ma a dirla tutta questo titolo centrava ben poco con ciò che ritroveremo tra le pagine.

Abbattimento della quarta parete

Mi sono approcciata alla lettura in modo totalmente differente. La protagonista non si rende proprio conto di quanto la sua vita sia privilegiata. Nonostante agli occhi di un’adolescente possa sembrare una mera disgrazia, Kety rompe gli schemi e disfa la situazione che la circonda. Plot Armor e il/la protagonista riesce a cavarsela sempre, ed è ciò che succede proprio alla nostra ragazza. Incontrerete delle vicende che vi faranno ridere e riflettere, poiché in esse si contrassegnano la genuinità di un’autrice alle prime armi.
La narrazione è il punto chiave del romanzo. L’abbattimento della quarta parete, un po’ come nei film di Sam Raimi, ci strapperà non solo delle risate ma ci indirizzerà verso un percorso di consapevolezza sulla scrittura creativa. Giulia Calligola con battute taglienti ci coinvolge nel suo romanzo, il quale punta ad essere sia un’autovalutazione che uno spunto per chi per la primissima volta si avvicina alla scrittura. Il lessico utilizzato, nonostante i commenti, è ovviamente ricco di ripetizioni che ci porteranno a odiare le parole “GROSSO” e “MOLTO”, dove la stessa autrice si è ormai arresa a correggere gli errori della TrediGiulia. È un romanzo che ci ammalia in un vissuto fatto anche un po’ di nostalgia, dove Calligola era una ragazzina che cercava di mettere insieme i pezzi della sua primissima storia. Ogni autore ha il proprio mondo da raccontare e da far scoprire al lettore, le proprie emozioni e vissuti. 

“Il peggior fantasy mai scritto” nasce anche per valorizzare l’esercizio e la dedizione della passione, fin dove l’animo si fonde con la scrittura. Non nasce per essere principalmente schernito, ma per potersi autovalutare e confrontare con il lettore che predilige un certo tenore di storie. Inutile dire che le risate non mancheranno, la satira all’interno del romanzo è una componente essenziale e forte. La bellezza del cambiamento e dell’evoluzione della penna della scrittrice verrà messa in luce e, non potrete fare a meno dal rimanerne incantati.

Elementi essenziali per un buon romanzo fantasy

Una settimana fa ho chiesto su Instagram quali fossero gli elementi essenziali per un buon fantasy. Ho colto l’occasione leggendo il romanzo di Giulia Calligola, il quale, da amante del genere, mi ha particolarmente spinto a farmi questa domanda. Ci sono degli elementi che accomunano tutti i lettori del genere fantasy, un’unica voce che avvicina chi si vuole perdere nei meandri di mondi sconosciuti. Ma cosa spinge i lettori a cimentarsi nella lettura di un romanzo di questo tipo?

Il genere fantasy è tra i più “frequentati” dai giovani scrittori e, ammettiamolo tutti, almeno una volta siamo stati attratti da storie con elfi o elementi mitologici. Per un esordiente tale genere è un po’ più complesso, poiché vi sono dei canoni da dover rispettare senza cadere nei cliché. Un consiglio, che ha aiutato anche me nel corso della mia scrittura, è sicuramente leggere e documentarmi il più possibile. Per essere principalmente un buon scrittore bisogna essere un buon lettore e ciò implica analizzare le proprie letture fino a scoprire quale genere ci appartenga nella stesura. Non basta solo conoscere il genere, ma anche tutte le sottocategorie. Informarsi, leggere e documentarsi sono sicuramente le basi per iniziare lo scheletro del proprio romanzo. Per non parlare della pianificazione. È fondamentale costruire e mettere in ordine tutte le idee, soprattutto dopo aver individuato la sottocategoria del romanzo. Scrivere di getto è un’attività utile, le idee, se accompagnate da una buona dose di fantasia, saranno sempre lì dietro l’angolo, ma è essenziale inserirle in un contesto ordinato e cimentarsi al meglio nello scheletro narrativo. Ciò che ho riscontrato nella visione collettiva odierna del fantasy sono degli elementi comuni che ogni lettore spera di ritrovare, come:

• un Worldbuilding accattivante: essenziale per la costruzione di un romanzo sono le descrizioni. Le quali, ovviamente, non devono essere né troppo particolareggiate e né superficiali ma devono fornire una visione quasi fotografica di ciò che andremo incontro (tutto dipende, poi, dallo stile proprio di un autore o di un’autrice). Spesso vi sono degli elementi descrittivi che ci attirano verso una lettura particolareggiata, dove sembra di ritrovarsi accanto ai personaggi, che ci aiuta nel viaggio verso un mondo sconosciuto. Sicuramente il  fantasy ha conosciuto mille sfaccettature e ambientazioni, ma per non cadere nei soliti cliché bisogna sviluppare la propria idea e concentrarsi anche sugli aspetti della trama. In questo caso l’ambientazione diviene essa stessa personaggio del romanzo;

• un Villain determinante nella trama: ultimamente vanno molto di moda i cattivi poco caratterizzanti all’interno del romanzo, dove ormai si associa villain = figo da paura. Ammetto di esser stata ammaliata da titoli del genere, anche per poter leggere qualcosa di molto più “leggero”, ma tale superficialità non aiuta nella produzione di fantasy di qualità. Il villain deve essere caratterizzato nella sua interezza, la sua storia e il suo scopo divengono parte determinante della vicenda. Flashback, vissuto emotivo e una forte psicologia possono aiutare nella creazione della minaccia che si abbatte sul/sui protagonista/protagonisti;

• personaggi complessi e particolareggiati: essenziali sono le emozioni e ciò che lo scrittore riesce a suscitare attraverso il/la protagonista. L’entrare in empatia con il lettore è fondamentale per dare spessore a quelle persone fatte di carta e inchiostro. Bisogna evitare gli stereotipi o utilizzarli al proprio vantaggio, come nel caso di Giulia Calligola e del suo romanzo Il peggior fantasy mai scritto. Rendere reali i personaggi aiuterà la stesura di romanzo completo e immersivo, dove l’empatia del lettore sicuramente non mancherà;

• lo “Show don’t tell” nella trama: come ogni libro che si rispetti vi deve essere sempre un po’ di suspense. Il lettore non deve conoscere proprio tutto ciò che aspetterà il protagonista. È essenziale che si crei il colpo di scena, quelle poche righe che facciano trattenere il respiro dalla sorpresa. Ovviamente bisogna sempre dosare le parole e immedesimarsi in chi legge, cercare di riuscire a svicolare qualsiasi situazione stereotipata.

Numerosi possono essere i consigli durante la stesura di un romanzo, io ne ho ricevuti parecchi durante la stesura del mio. Non bisogna mai abbattersi o demordere: una passione come la scrittura può soltanto arricchire chi si cimenta e vi si dedica con amore. Il romanzo di Giulia Calligola mi ha ispirato nel buttarmi a capofitto nella scrittura di questo articolo, mi ha aiutata a riflettere su ciò che ogni autore emergente sperimenta nel narrare la propria storia. Ognuno di noi è fatto di parole: c’è chi riesce in poche, semplici mosse ad evocare sentimenti fatti di carta ma solo alcuni, grazie all’esercizio e alla dedizione, ne escono “vincitori”. La chiave di tutto ciò è sicuramente l’amore con cui ci si cimenta nell’inseguire un sogno fatto di inchiostro e pagine… ma anche studio, esercizio e preparazione di certo non guastano!

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