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Hell Bent: il sequel che non vedevamo l’ora di leggere

Hell Bent: il sequel che non vedevamo l’ora di leggere

Leigh Bardugo è ormai un’autrice affermatissima nel panorama del genere fantasy per ragazzi. La sua trilogia di Shadow and Bone, risalente al lontano 2012, non ha mai perso smalto nel suo pubblico di riferimento che, anzi, si è rafforzato con l’uscita della serie TV, targata Netflix, che riprende le vicende di Alina nella regione fantastica di Ravka. Con l’uscita della duologia di Sei di Corvi, nel 2015, Leigh Bardugo ha consolidato la sua fama di autrice di successo, attraendo a sé vecchi e nuovi fan, che con la storia di Kaz Brekker e dei bastardi del Barile hanno imparato a conoscere l’autrice in una veste sicuramente più matura, profonda e strutturata. Nel 2019 La Nona Casa fa il suo ingresso nella bibliografia di Leigh Bardugo: un urban fantasy per adulti dalle tinte thriller, che si distacca completamente dal GrishaVerse, di cui fanno parte sia la trilogia di Shadow and Bone, che la duologia di Sei di corvi e al quale da poco si è unita anche un’altra duologia, incentrata sul personaggio di Nikolai. Ieri, 10 gennaio 2023, il seguito di La Nona Casa, atteso da più di tre anni dai fan della serie, è finalmente arrivato in libreria, edito Mondadori, con il titolo di Hell Bent Portale per l’Inferno.

L'accoglienza di Hell Bent: sequel di una trilogia inconsueta

Moltissimi fan della scrittrice hanno sempre snobbato l’esistenza di qualcos’altro che non appartenesse al mondo letterario del GrishaVerse. Forse perché l’età di riferimento per i lettori di La Nona Casa non è la stessa di Shadow and Bone o di Sei di Corvi, o forse perché l’azione della diffusione mediatica dei due prodotti è nettamente gerarchizzata. Fatto sta che la duologia di La Nona Casa, che, dopo Hell Bent, vedrà l’uscita di un terzo e ultimo libro che la definirà ufficialmente come trilogia, si trova un po’ nella periferia mediatica delle produzioni di Leigh Bardugo e questo è un vero peccato. Abbiamo avuto già modo di parlare di La Nona Casa in una recensione senza spoiler qui sul sito: oggi affrontiamo il secondo capitolo dell’avventura torbida di Alex Stern. Per parlarne, dovrò necessariamente fare spoiler riguardanti il primo volume, ma se lo avete letto non temete! La recensione di Hell Bent non conterrà nessun tipo di anticipazione troppo invasiva. 

Alex l’abbiamo imparata a conoscere durante il primo capitolo della saga: si tratta di una ragazza problematica, con un passato estremamente difficile e con un futuro ancora più incerto e pericoloso. Ma, come si definisce la protagonista stessa in Hell Bent, Alex e la “palla di cannone”; è colei che smuove il mondo della trama e il mondo dell’università di Yale, sconvolgendo il lettore ogni volta che un’altra idea folle e suicida le passa per la testa. In questo secondo capitolo, Alex è alle prese con il mistero più fitto che ha mai incontrato in vita sua: Darlington, il suo Virgilio, il suo mentore alla Lethe, è svanito. Tutti lo credono morto ma Alex sa che questa definizione è troppo semplicistica. Darlington è ancora vivo, intrappolato all’Inferno, e toccherà a lei riportarlo indietro. Sullo scenario di una New Haven oscura, corrotta e pericolosa, Leigh Bardugo costruisce ancora una volta un perfetto connubio tra fantasy, horror, thriller e poliziesco, innescando una serie di misteri, omicidi, complotti e segreti che starà ad Alex districare. Nel modo, ovviamente, più folle possibile.

Leigh Bardugo tra tematiche sociali e demonologia

Il punto forte di La Nona Casa è la sua fortissima attenzione nei confronti di alcune tematiche sociali che sono fondanti della scrittura del personaggio di Alex. In Hell Bent la situazione non cambia affatto, anzi, viene approfondita e pian piano il lettore viene messo a conoscenza di tutte le implicazioni che comportano essere una persona come Galaxy Stern: povera, proveniente da un’ambiente segnato dalla delinquenza e dallo spaccio di sostanze stupefacenti, sola. Alex è un personaggio estremamente stratificato, che trova riscontro nella dimensione duale che la circonda: lei non appartiene al mondo dell’università di Yale, pieno di sfarzo e ricchezza. Eppure quel luogo è effettivamente l’unico in cui si senta a casa, in cui si senta al sicuro, nonostante tutti i pericoli che lo invadono continuamente. Alex si sente protetta da una sé stessa capace di controllare ogni situazione che le capita sotto tiro, capace di mentire, di affrontare le ipocrisia di un mondo spesso fasullo e superficiale. Con la sparizione di Darlington ora lei è un Virgilio, senza neanche aver finito l’addestramento, ma che comunque ha il compito di mantenere le redini di un cavallo imbizzarrito che sono le Società segrete di Yale e i loro giochi perversi nell’oscurità della magia. 

Un personaggio che proviene dagli ambienti degradati della periferia di Los Angeles, con un passato da spacciatrice e tossicodipendente, offre ad un’autrice come Leigh Bardugo, abile a mettere su carta la psicologia dei suoi personaggi, mille chiavi di lettura per affrontare tematiche importanti come la marginalizzazione dei poveri, la presunzione delle classi più abbienti, la manipolazione dei potenti nei confronti dei più deboli, l’insalubre gioco gerarchico delle istituzioni, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle persone “diverse”, anche solo per questioni di classe sociale. Inserire questa abnorme quantità di riferimenti socio-politici all’interno di un romanzo di fatto denso di trama (e una trama, tra l’altro, non facile da mantenere per la quantità di elementi presenti) non è facile, eppure Leigh Bardugo in Hell Bent ci riesce alla perfezione, rendendo assolutamente naturale questo scontro di mondi all’interno del personaggio di Alex, che appare, quindi, sfaccettato, tridimensionale e sincero.

Un mondo affascinante popolato da serpi e conigli

L’immagine di copertina di Hell Bent è un coniglio bianco. Proseguendo nella lettura del romanzo vi renderete conto che ogni personaggio all’interno di questa storia è effettivamente un coniglio, inteso come animale soggetto a mille paure, dubbi, insicurezze: un simbolo di pavidità. Anche i personaggi che appaiono più forti e risoluti nascondono un substrato di fragilità, instabilità, grigiore, pronto ad essere morso da un’unica grande serpe: New Haven, Yale, il Mondo. Insomma, il contesto spaziale che circonda i personaggi di Hell Bent è lo stesso mostro pronto a divorarli. Chi per paura di perdere la propria rispettabilità, chi per vergogna di essere scoperto per quello che è veramente, chi per ansia di essere cacciato, chi per ossessione di essere dannato, tutti all’interno di questa grande giostra sono cavalli di legno che non aspettano altro, terrorizzati, di essere sganciati dal meccanismo principale. Leigh Bardugo riesce a circoscrivere un’ambientazione chiusa, claustrofobica: tutto ciò che esiste al di fuori di New Haven è sfocato e per i protagonisti rappresenta quasi una realtà impossibile da tollerare. Nessuno dei personaggi di questa storia è immaginabile al di fuori del contesto della città popolata dalla magia nera, come se Leigh Bardugo avesse costruito un teatrino in cui muovere marionette dai fili estremamente corti. Questa tensione continua muove anche tutti i fili della trama, creando giochi e incastri per cui nessuno è mai veramente al sicuro. Tranne chi conosce se stesso. Tranne chi ha la consapevolezza di saper sopravvivere anche all’Inferno.

Hell Bent è anche un romanzo che qualunque amante del lato oscuro della letteratura non potrà che adorare. Oltre alle ambientazioni profondamente gotiche, come antiche biblioteche, saloni esoterici, ville abbandonate, Hell Bent si arricchisce di riferimenti letterari da brivido, che offrono l’opportunità al lettore di cogliere tantissimi riferimenti che compongono, effettivamente, una stratificazione sotterranea dell’intera opera. Leigh Bardugo strizza l’occhio ad Anne Rice e al suo Intervista col Vampiro, alle storie di fantasmi gotiche che vedono la figura dello spettro come un tramite tra la vita e la morte, capace di capire, odiare e amare i viventi e di condurli sulle strade dell’oscurità; l’intera vicenda che coinvolge Darlington è un omaggio al mitico Faust di Marlowe e le citazioni bibliche si sprecano, sparse in ogni capitolo insieme a mitologiche nozioni legate alla storia delle Società di Yale. Un connubio perfetto di modernità, passato e tradizione letteraria, infranto e congiunto dalla protagonista meno “classica” che ci si possa aspettare.

Personaggi da leggere come pietanze da assaporare lentamente

La scrittura di Leigh Bardugo in questo sequel cresce di potenza e d’intenzione, regalandoci un’esperienza ancora più immersiva rispetto a quella vissuta ne La Nona Casa. Se nel primo volume l’autrice si è soffermata con maggiore lentezza sulla costruzione dell’ambientazione e sull’inquadratura dei personaggi, in Hell Bent straripa l’emozionalità di una storia densa, impressionante e vividissima, come una chiazza di sangue rosso sulla scena di un omicidio. Ci troviamo davanti ad una Alex più “grande”, assalita da mille ansie e paure, pronta ad affrontarle con la rabbia di una donna spezzata e con la grazia di una leonessa affamata. Alex Stern si riconferma essere una delle protagoniste più concrete e tangibili dei libri letti negli ultimi anni, capace di imprimersi nella memoria del lettore con ogni sua frase, con ogni suo gesto. Andiamo più affondo nel suo rapporto con Darlington, un personaggio che non c’è e allo stesso tempo è onnipresente, così com’è onnipresente l’assordante passato di Alex, che pare non voler mai lasciarsi sfuggire la sua preda più affezionata. 

Ma Alex non è l’unica a mostrarci qualche brandello in più di sé, nonostante sia lei l’indiscussa protagonista di questa duologia, ormai ufficialmente presente nella mia top 5 del 2023, nonostante siamo solo a gennaio. Ci viene mostrato molto di più anche di Pamela Dawes, l’oculus della Lethe, che possiamo definire come la nemesi di Alex: una donna accudente, spaventata dalla vita, incapace di uscire dal suo guscio di libri e di polvere, eppure disposta a combattere per ciò che ama. Di Abel Turner, il detective più intelligente e scontroso di New Heaven, che in questo secondo capitolo vedremo mettersi molto più in gioco rispetto al primo. Lo stesso Darlington ci lascerà scavare nella sua storia, facendo emergere spettri e pietre sepolte. Di ogni personaggio assaggiato in La Nona Casa, in Hell Bent ci viene servito un altro boccone: molti misteri rimangono aperti, in un gioco di vuoti e pieni che non lascia mai abbassare la guardia, che non lascia mai calare la tensione. In questo modo il lettore non vede l’ora di raggiungere il terzo e ultimo volume della saga, non senza un briciolo di paura: perché a quel punto verrà messo in tavola il piatto principale e sono sicura che finire la cena ci lascerà solo con una gran voglia di ricominciare a rimpinsarci.

Critiche dell'audience e conclusioni spicciole

Mi è dispiaciuto ascoltare e leggere molti commenti da parte dell’audience della scrittrice riguardanti la saga di La Nona Casa, la quale spesso viene “presa di mira” dai lettori e dalle lettrici semplicemente perché meno considerata rispetto alle saghe del GrishaVerse. Come ho accennato poco fa, La Nona Casa e Hell Bent sono libri che appartengono ad una tipologia letteraria decisamente diversa a quella a cui sono abituati i lettori e le lettrici di Tenere e Ossa o di Sei di Corvi: sono libri diversi, che affrontano anche un genere diverso, scritti con uno stile decisamente meno dinamico, ma non per questo andrebbero considerati di minor valore. Il target riferito alla letteratura per me è sempre un tema vuoto da affrontare, ma in alcuni casi ci serve, forse, per comprendere le aspettative dei lettori e delle lettrici: sicuramente un’amante della saga di Tenebre e Ossa potrebbe non adorare La Nona Casa, ma non è detto che questo dipenda semplicemente dall’età a cui si leggono entrambi i titoli. Semplicemente si tratta di due dimensioni decisamente opposte, dove nell’una prevalgono avventura, romance e dinamicità e nell’altra prevalgono oscurità, lentezza narrativa e psicologia dei personaggi. Banalmente, ad Alex Stern è più vicino un Kaz Brekker rispetto ad una Alina Starkov, questo perché Alex Stern è un personaggio grigio e dalla moralità dubbia, calato in un contesto spesso sporco e terrificante.

Un altro punto fondamentale che mi sento in dovere di specificare (anche se non dovrebbe essercene il bisogno) è che oggi si tende in maniera quasi dispotica a non accettare che un autore o un’autrice decida di prendere strade diverse. Il mondo della letteratura Young Adult o Fantasy in generale, negli ultimi tempi, ci ha abituati a saghe lunghissime, progetti che prevedono decine di libri appartenenti ad uno stesso immaginario narrativo: io invece sono la più grande sostenitrice degli autori e delle autrici che scelgono di imbarcarsi in mondi e storie diverse, nonostante siano consapevoli che probabilmente riscuoteranno meno successo (e, quindi, meno denaro e visibilità) rispetto al continuare un filone preesistente. Leigh Bardugo, con La Nona Casa prima e con Hell Bent poi, ha trovato l’occasione di mostrare un altro lato di sé, di dare voce ad una nuova cerchia di personaggi che, genuinamente, rispecchiano anche un diverso modo di approcciarsi alla scrittura. La voglia di cambiare e di esplorare nuovi modi di fare libri non dovrebbe mai essere un oggetto di critica: meglio giudicare l’opera in sé che giudicarla sulla base delle esperienze precedenti dell’autrice che la scrive. 

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