OPINIONISTA
I nostri Top e Flop del 2022

I nostri Top e Flop del 2022

Il 2022 è stato un anno pieno di letture interessanti: recuperi, nuove uscite e tanti volumi che aspettavano di essere letti da anni, lasciati a prendere polvere sui nostri scaffali! La Redazione vi presenta, in questo primo giorno del 2023, qualche considerazione sui nostri top e flop del 2022. Ripercorriamo insieme l’anno volto al termine per augurarvi un felice 2023, che speriamo sarà pieno di soddisfazioni, energie positive e, ovviamente, pieno di libri!

La lettura top di Mariafrancesca: "Io canto e la montagna balla!" di Irene Solà

È stato un ottimo anno per Blackie Edizioni, la casa editrice che ci sta conquistando con la sua narrativa unica, la sua saggistica curiosa e la sua estetica inconfondibile. La succursale italiana ha un catalogo molto più ristretto di quello della sede centrale spagnola, ma alcuni pezzi forti della scuderia iberica hanno scavallato il confine giungendo fino a noi. Tra questi impossibile non menzionare Irene Solà, giovane catalana autrice del romanzo corale “Io canto e la montagna balla” passato ingiustamente in sordina, forse troppo leggiadro e poetico per spiccare in un mare di
libri che parlano a voce più alta. Solà scrive in català, riappropriandosi della lingua dei suoi Pirenei, un espediente che purtroppo perdiamo in traduzione. La versione italiana comunque non delude,
rendendo in maniera efficacissima il lirismo delle intenzioni dell’autrice. È una storia magica, poetica, dolce, ma anche dura, rocciosa come le montagne in cui si svolge. Da non perdere.

La lettura flop di Mariafrancesca: "Black kids" di Christina Hammonds Reed

Il mondo è stato scosso dalle proteste contro la violenza della polizia nei confronti delle people of color, in particolare le persone nere. Il movimento “Black Lives Matter” che sembra essere nato nel 2020, anno in cui è in realtà solo tornato alla ribalta, ha una storia ben più lunga. Prima di George Floyd ci fu, nel 1992, Rodney King, un uomo afroamericano che fu arrestato e picchiato brutalmente dagli agenti della polizia di Los Angeles. L’accaduto diede inizio alla cosiddetta “Rivolta di Los
Angeles”: la comunità nera e gli alleati misero a ferro e fuoco la città, pretendendo giustizia. Questo è lo sfondo della storia narrata in “Black Kids”, la cui protagonista è Ashley Bennet, diciassettenne californiana, “nera fuori e bianca dentro”, ricca, popolare e privilegiata, cresciuta in quartiere bianco, circondata da persone bianche e costretta per la prima volta a fare i conti col colore della sua pelle. V’intriga? Anche a me, peccato che l’esecuzione si riveli piatta, lenta e inconcludente. Non c’è una
vera forza motrice della storia e i personaggi risultano quasi stereotipati. Un peccato, ma possiamo essere magnanime con Christina Hammonds Reed, autrice giovane al suo esordio. Aspettiamo con curiosità il prossimo

La lettura top di Flavia: "Che razza di libro!" di Jason Mott

Essere uno scrittore ti dà la capacità di nasconderti in piena vista, di esistere in modo diverso ma eterno. Vivere tra le proprie parole ed essere conosciuto tramite esse. A volte, però, le parole ingannano. O forse è la mente di chi legge a dare per scontato alcune cose.

«… sei nero?».
«Già».
«Non mi avevi detto che era nero» dice Jack a Sharon.
«Volevo vedere se lo capivi dalla sua scrittura».
«Non l’ho capito».

Con questa nuova consapevolezza, tutto il resto della storia assume un significato diverso. Sia il lettore che la voce narrante vivono questa rivelazione assieme e, mentre quest’ultimo compie un viaggio all’interno del proprio io, lottando contro il passato, chi legge si ritrova diviso tra la vita di questo scrittore senza nome e quella di un bambino nero che lo segue dappertutto e che solo il narratore riesce a vedere.

In un’America contemporanea, infuocata dal recente movimento Black Lives Matter, Che razza di libro!, scritto da Jason Mott nel 2021 ed edito in Italia da NN Editore, mostra come le vite degli afroamericani siano tutte diverse e allo stesso tempo uguali. Quasi come se le ingiustizie fossero delle esperienze universali.

La lettura Flop di Flavia: "Il Cielo di pietra" di N.K Jemisin

Piccola ma doverosa premessa: il volume è l’ultimo della trilogia della Terra Spezzata, iniziata da N.K Jemisin nel 2015 con il primo volume La quinta stagione.

Si sa, i finali delle saghe raramente mettono d’accordo tutti. Ci sarà sempre qualcuno che troverà qualcosa di cui lamentarsi. In questo momento, quel qualcuno sono io.
La trilogia della terra spezzata racconta di un mondo post-apocalittico in cui si susseguono le “quinte stagioni”, ovvero dei periodi di carestia e malattia, nati da catastrofi naturali.

Ho amato il primo volume, ma allora perché il terzo mi ha deluso così tanto?
La spiegazione in realtà è molto semplice. Il mondo creato da Jemisin è studiato nei minimi particolari, tutto è regolato secondo alcune leggi ben precise. 

 

Vi è un odio unilaterale nei confronti degli orogeni, persone dotate di poteri che, per prevenire la degenerazione delle loro capacità, vengono rinchiusi in una scuola in cui imparano a controllarli. Rinchiusi in una gabbia dorata, smettono di essere un pericolo e diventano una preziosa risorsa. In questa macchina ben oleata, una ragazzina preadolescente diventa il personaggio più potente della storia, capace di capovolgere il destino di un intero mondo. Mi sembra di rivivere il cliché dei libri per bambini/ragazzi, in cui la chiave per la salvezza è la ragazzina che ha scoperto di avere dei poteri due settimane prima. Amavo così tanto la trilogia della terra spezzata che questa scelta mi ha lasciato un retrogusto amaro che ancora oggi, a distanza di mesi, non riesco a mandare via.

La lettura top di Sabrina: "Il filo avvelenato" di Laura Purcell

Come può la singola vita di una persona essere legata a un filo e un ago? Le anime di coloro che amiamo si chiudono saldamente attorno a noi come i gancetti di un corsetto. Ruth percepisce cose che il mondo non conosce, comprende ciò che non dovrebbe semplicemente per la sua giovane età. Ruth e Dorothea sono delle sopravvissute, ma la storia non è ancora iniziata poiché il passato nasconde dei segreti ancora più scabrosi. 

Vestiti, tessuti e dolore: non esiste altro modo per poter descrivere questo romanzo. I temi trattati all’interno di Il filo avvelenato sono molteplici, e non basterebbe un solo articolo per analizzarli tutti. Cosa che mi ha tenuta incollata alle pagine è proprio la psicologia dei personaggi. Conoscere i loro abissi, le loro paure e i vissuti mi hanno fatto aprire gli occhi sul dolore che una persona può provare.

La lettura flop di Sabrina: "Dorothy deve morire" di Danielle Paige

Dimenticate la vecchia storia del mago di Oz, perché Dorothy non è più la buona fanciulla che conosciamo. Danielle Paige apre uno scenario differente sul magico mondo dalla strada dai mattoni gialli, scrivendo una rivisitazione dell’opera di L. Frank Baum in cui i ruoli si invertono e nulla è più come sembra. Mi sarebbe piaciuto vedere maggior determinazione nell’animo di Amy, la protagonista, ma sembra proprio essere rappresentata come un’eroina vinta dal destino e da ciò che la attende. A mio malgrado non sono riuscita ad entrare in empatia con lei: lì dove mi sarei aspettata un maggior dinamismo per l’evoluzione della sua personalità ma non è stato così. Definirei questo romanzo non un “dark” completo, poiché non sono riuscita a trovare quello stile creepy e descrittivo nelle scene più salienti. Un cliché che non ho particolarmente digerito è stato l’innamoramento istantaneo tra i due personaggi principali, dinamica a dir poco abusata da moltissimi romanzi. Quasi ad ogni fine capitolo si ripete lo scopo della protagonista. Più l’autrice ci avvicinava a dei dettagli precursori della morte della villain più ci allontanavamo. Ogni volta che vi era la frase “Dorothy deve morire” il tutto sembrava sfumare. La mancanza dell’azione ha rallentato molto la lettura, nonostante questa si ripresenti nelle ultime trenta pagine.

La lettura top di Roberta: "C'era una volta un cuore spezzato" di Stephanie Garber

Con C’era una volta un cuore spezzato Stephanie Garber, autrice della trilogia di Caraval, che
fa da serie madre a questa trilogia spin-off, ha rivoluzionato il concetto di favola moderna.
I protagonisti sono Jacks, il Principe di Cuori, uno dei morally grey characters più interessanti
degli ultimi anni, un antieroe che ti fa perdere completamente la testa per quel suo atteggiamento da
cattivo con un soft spot letale per la protagonista, ed Evangeline, che con quei suoi capelli rosa
sembra uscita direttamente da un libro della fiabe.
Il rapporto tra i due non è idilliaco, anzi sembra destinato a non trovare mai il “vissero per
sempre felici e contenti” che nelle favole è praticamente garantito.
Jacks non è un eroe, ma l’antagonista che muove i fili della storia perché i destini di tutti
volgano a suo vantaggio, ma è anche inevitabilmente attratto da Evangeline, per la quale farebbe di
tutto. L’attrazione fatale tra i due ( in senso letterale quasi, dato che Jacks è uno dei Fati Immortali
dell’universo di Caraval) e lo stile inconfondibile della Garber rendono praticamente impossibile
per il lettore mettere giù il libro, catapultandolo in un’atmosfera magica, affascinante, che sa di
zucchero filato, desideri e sogni infranti, dove tutto sembra meraviglioso, ma nasconde anche
numerosi pericoli.
Se state cercando un fantasy con atmosfere da fiaba e una storia d’amore tormentata che vi
terrà sulle spine fino alla fine, C’era una volta un cuore spezzato è il libro che fa per voi e, se
leggete in lingua, una volta terminato vi aspetta anche The Ballad Of Never After, un degno secondo
capitolo che, fidatevi, non volete perdervi. 

La lettura flop di Roberta: "A touch of darkness" di Scarlett St. Clair

A touch of darkness di Scarlett St. Clair è stato uno dei retelling più chiacchierati del
Booktok e del Bookstagram degli ultimi tempi. Si tratta di una trilogia che ripropone, in chiave
moderna, la storia d’amore tra Ade, dio degli Inferi, e Persefone, dea della Primavera.
In un mondo in cui gli dei vivono tranquillamente in mezzo ai mortali, Persefone si trasferisce
a Nuova Atene per sfuggire agli artigli della madre Demetra, determinata a controllare la vita della
figlia in modo che stia alla larga dagli dei, e finge di essere una giovane giornalista mortale.
A Nuova Atene, Ade ha costruito un impero basato sul gioco d’azzardo e sulle scommesse
irrealizzabili che i mortali si ostinano a fare con lui. Il loro incontro sarà fatale e tra i due nascerà un
amore travolgente che metterà in discussione tutti i principi di Persefone, che intanto impara ad
accettare la sua natura di immortale e a controllare il suo potere.
Il problema principale di questo libro è sicuramente il fatto che non soddisfa minimamente le
aspettative che si creano intorno a un retelling mitologico, dato che la componente mitologica
sembra buttata lì unicamente per fare da contorno a quella romance, che prevale nettamente su tutto il resto. I personaggi non sono minimamente caratterizzati al di là del fatto che rispecchiano i cliché del bello e tenebroso e della protagonista buona e pura che cerca in tutti i modi di redimerlo, ma alla fine abbraccia l’oscurità che è in lei e scopre che le piace pure.
Il worldbuilding è solo minimamente accennato da spiegoni scritti male, i dialoghi sono privi
di qualsiasi contenuto che vada al di là dei termini erotici che costituiscono la componente spicy.
Un retelling che, secondo me, affidato ad altre mani, poteva sicuramente essere sviluppato
meglio, dato che prova a trattare temi importanti come la manipolazione psicologica, la possessività
e la sindrome di Stoccolma.

La lettura top di Miranda: "Chiedi perdono" di Ann Marie McDonald

Scritto da Ann Marie McDonald, un titolo veramente difficile da rinchiudere in poche righe perché semplicemente non si può prestare a una descrizione: va letto. Non perché sia un must imprescindibile, ma per la sua trama densa, ma scritta con una penna leggerissima e finissima che vi farà letteralmente bere questo romanzo. Chiedi perdono è un libro sul risentimento, sulle varie tipologie di risentimento possibili. Ci troviamo sull’isola canadese del Capo Bretone in Nuova Scozia, luogo in cui si incontrano Materia e James, i quali decidono di intraprendere una fuga, offendendo così la famiglia di lei, la quale li rintraccerà e costringerà Materia a sposarsi con James. Ma insieme al suo matrimonio viene festeggiato anche il suo funerale, perché la sua famiglia non vuole mai più rivederla. Ben presto l’idilliaco sogno di vita che entrambi avevano prospettato va in fumo, anche perché Materia ha 13 anni, mentre James 18. Lei ha appena forzatamente abbandonato completamente tutte le persone a cui voleva bene e si ritrova a dover essere obbligata ad accudirlo anche dopo numerosi abusi emotivi.

Il llibro approfondisce i temi del risentimento, dell’abbandono, dell’abuso emotivo, del razzismo, della prostituzione e tematiche queer, attraversando tutto il ‘900, la prima guerra mondiale e il proibizionismo. Un libro sconvolgente, un libro che non ha paura di affrontare determinate tematiche, senza mai scadere per questo in un linguaggio volgare o rozzo, senza stigmatizzare i personaggi e le personaggie per le loro azioni, che affronta il Novecento in una maniera luminosa, variegata, con tante voci che sono strutturate magnificamente. Noi vediamo l’evoluzione dei personaggi non solo per le cose che fanno, ma la personalità è completamente espressa e plausibile e questo è bellissimo, perché a livello empatico ti porta a stringere una sorta di amicizia con tutti, comprendendo il perché delle loro azioni.

La lettura flop di Miranda: "Il regno delle donne" di Ricardo Coler

Il regno delle donne è un reportage scritto da Ricardo Coler nel quale l’autore vuole raccontare la propria esperienza mentre viene a contatto con uno degli ultimi e più puri matriarcati esistenti. Il problema di questo testo, oltre all’inesistenza di note biografiche che accreditino le vicende storiche tirate in causa, è che lo scrittore non cerca di comprendere la cultura di questo piccolo mondo, ma piuttosto tenta di mostrare le falle che egli trova, insistendo sui comportamenti perché semplicemente differiscono da quelli del patriarcato.

La lettura top di Martina: "Sandman" di Neil Gaiman

Nel 2022 sono stata fulminata, presa completamente in contropiede, strabiliata da un’opera letteraria, artistica e multimediale che sono certa sia andata a rientrare tra le migliori scoperte della mia vita di lettrice. Sto parlando della serie di fumetti di Sandman, scritta da Neil Gaiman e disegnata da Dave McKean. Sandman non è solo un’opera a fumetti, ma un complesso mondo che si articola e ramifica in tantissimi contenuti differenti: originariamente “solo” un lavoro cartaceo, ora il personaggio di Morfeo assume un volto nella serie TV Netfilix The Sandman e una voce nell’audiolibro originale Audible The Sandman Atto I, II e III. 

Neil Gaiman e Dave McKean ci raccontano con parole e immagini un universo incredibilmente magico, oscuro, divertente e spiazzante. Sogno e la sua famiglia, gli Eterni, si imbattono continuamente in nuove e surreali avventure che servono come pretesto all’autore per indagare la più spettacolare delle idee: l’essenza umana. The Sandman è un tripudio di filosofia, storia, mitologia, letteratura e arte: tutte queste discipline si fondono insieme in un prodotto puramente pop, intricante e incapace di ripetersi o annoiare. Neil Gaiman costruisce un vero e proprio labirinto di storie in cui è meraviglioso smarrirsi, in cui anche il Minotauro può diventare un compagno di bevute pronto a raccontarti una vicenda avvenuta secoli fa, in cui il filo di Arianna è teso e di un rosso intenso, pulsante, che lega insieme le avventure di un’epopea contemporanea. La scoperta di The Sandman ha anche dato origine ad uno dei miei propositi libreschi del 2023: leggere tutta la bibliografia di Neil Gaiman, che con questa serie a fumetti si è rivelato una voce di cui non posso più fare a meno.

Due titoli bonus, stavolta romanzi e non opere fumettistiche: Vita Nostra di Marina Djachenko e Sergej Djachenko e The Atlas Six di Olivie Blake. Il primo è un romanzo appartenente al genere del realismo magico scritto a quattro mani da una coppia di autori ucraini in cui si affronta la misteriosa e onirica avventura di Saška, una giovane donna che si ritroverà catapultata in un’inquietante scuola di specializzazione in cui nulla è come sembra. Vita Nostra è un trattato di filosofia fatto romanzo, una sperimentazione pura che sorpassa i limiti imposti dalla letteratura classica, portando il lettore al di là del comprensibile e alla totale immersione nelle contorte pagine di un libro che non stento a definire un capolavoro. The Atlas Six è invece un romanzo fantasy dalle note dark academia che mi ha lasciato di stucco: Olivie Blake è qui al suo esordio come autrice e non ha timore di osare, costruendo un volume ricco di psicologia dei personaggi e di eleganza narrativa. Trovate la mia recensione completa cliccando qui

La lettura flop di Martina: "Le ragazze immortali" di Kiram Millwood Hargrave

Da un capolavoro che ha segnato la storia del fumetto passiamo ad un libro totalmente dimenticabile, che mi ha fatto storcere il naso dall’inizio alla fine e che si è rivelato insulso, povero e decisamente irrispettoso nei confronti delle aspettative che aveva attirato su di sé. Sto parlando di Le ragazze immortali di Kiram Millwood Hargrave, un retalling della storia delle spose di Dracula che intende ripercorrere le loro origini e come sono diventate le consorti del vampiro più famoso di sempre. Il libro risulta piatto, incompleto, decisamente poco fedele all’atmosfera dark e spietata che ogni libro “classico” sulla figura del vampiro, a mio giudizio, dovrebbe avere. Hargrave costruisce più una fiaba che un vero e proprio romanzo, peccato che della fiaba abbia solo la fugacità: la scrittura dell’autrice neanche ci prova ad approfondire i personaggi, a dar loro una struttura tridimensionale che comprenda ogni lato del loro essere. Il romanzo vorrebbe parlare di razzismo, crimini di guerra, abuso e amore, ma tutto ciò che riesce a fare è dare al lettore tiepidissime emozioni ed un finale da restarci secchi a causa del fastidio. 

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