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Quaderno proibito, la recensione

Quaderno proibito, la recensione

Scritto da Alba de Céspedes, autrice italiana del Novecento, Quaderno proibito è il lento rivelarsi dei pensieri, dei desideri e delle confessioni di Valeria, una donna di famiglia del 1950, moglie e madre di due giovani universitari, Riccardo e Mirella, che si ritrova, quasi casualmente ad acquistare un quaderno. La presenza stessa del quaderno destabilizza l’equilibrio della vita di Valeria, una vita dedicata alla famiglia. Valeria è una donna che dedica tutta la sua vita alla cura della famiglia, a lavorare per contribuire a mantenerla. Fin dal principio prova rimorso nel dedicarsi alla scrittura perché sente la colpa di privare la sua famiglia di quel tempo, sentimento confermato dall’intensità delle confessioni che prenderanno forma all’interno del quaderno. 

Cosa rappresenta il Quaderno proibito per Valeria?

Il quaderno in questione viene fin dalle prime pagine affiancato al termine “proibito“. La scelta di questo termine nasce da un inconveniente che in un primo momento ne impedisce l’acquisto, e continua con il desiderio di Valeria di tenerne nascosta l’esistenza ai familiari. Fin dal principio la presenza stessa del quaderno è destabilizzante, porta a galla tutti quei pensieri su cui non è mai riuscita, o non ha mai voluto, soffermarsi. Al quaderno è associato il rimorso legato all’atto della scrittura e alla confessione di certi pensieri e sentimenti, è legata l’inquietudine che porta con sé il metter su carta pensieri  volutamente ignorati.

So che le mie reazioni ai fatti che annoto con minuzia mi portano a conoscermi ogni giorno più intimamente. Forse vi sono persone che, conoscendosi, riescono a migliorarsi; io, invece, più mi conosco e più mi perdo.

Quaderno proibito, Alba de Céspedes

Valeria si percepisce “cattiva” a metter per iscritto verità scomode finora nascoste dietro la fatica di una vita di sacrifici. Il quaderno viene vissuto come un peccato, un “sacrilegio”, anche per il tempo che ruba la scrittura alla vita familiare. I pensieri che ne vengono fuori sono legati al ruolo che Valeria ricopre per le persone della sua famiglia, alla sua femminilità, a sentimenti scomodi e alla messa in discussione di una vita intera. 

Mammà, la maternità in Quaderno proibito

Grazie al quaderno – o per sua colpa – in Valeria cresce la sensazione di fatica e la consapevolezza della sua femminilità smarrita, tematica al centro del libro. Manifesto di questa perdita è il termine Mammà, con cui il marito le si rivolge sempre più spesso. Questo appellativo, seppur in un primo momento apprezzato, verrà poi detestato da Valeria, che si vedrà riconosciuta persino dal marito unicamente nel ruolo di madre. Valeria si sente incastrata in questa rappresentazione, che descrive come “una figura che sta naufragando” e che la trascina con sé. Trascrivendo questi pensieri, Valeria desidera riscoprirsi, disfarsi della propria identità, ma questa volontà si scontra con il voler far finta di nulla, continuare ad andare avanti a patto di dimenticarsi. 

Servivo gli altri, abbondantemente, allegramente, e io non prendevo quasi nulla. Mi scusavo dicendo che accade sempre così: chi ha cucinato non ha voglia di mangiare.

Quaderno proibito, Alba de Céspedes

Si percepisce durante la lettura di Quaderno proibito, una continua idealizzazione da parte di figlio e marito della figura materna. I due ironizzano sulla possibilità che lei possegga un diario e che possa avere effettivamente qualche cosa da dire. Riccardo, il figlio maggiore, dipinge un’immagine della madre che oggi fa storcere il naso, poiché ne elogia la laboriosità, la mitezza, la subordinazione e la totale dedizione all’accudimento. Queste sono qualità che il figlio afferma di esigere dalla sua futura moglie, che Valeria detesta fin da prima di conoscerla. 

Il rapporto tra Valeria e Mirella, la femminilità tra madre e figlia

Un altro personaggio fondamentale all’interno della storia è Mirella, la figlia minore, percepita in un primo  momento come il capro espiatorio della famiglia, l’elemento sintomatico. Nelle prime pagine di Quaderno Proibito, Valeria è afflitta dalla preoccupazione per Mirella, che ha iniziato una frequentazione con un uomo più grande di lei, un ricco avvocato. Dietro questo senso di protezione , si celano sentimenti complessi e ambivalenti. I rimproveri e ricatti morali servono per salvarla da un uomo inadatto o c’è altro sotto? 

In un primo momento Valeria si convince della bontà del sentimento di protezione, ma ben presto sarà chiaro che in questo miscuglio di sentimenti che spesso caratterizza le relazioni madre-figlia, si cela anche l’invidia. Valeria riconosce in Mirella molti dei desideri che prova lei stessa e noterà sempre più somiglianze tra loro: nella speranza, nei desideri ancora raggiungibili per la figlia ma che lei ha abbandonato per una vita spesa per gli altri, dimenticando la donna in sé. In una lotta ideologica e interiore tra donna tradizionale, quella che le hanno insegnato ad essere, e donna lavoratrice, quella a cui Mirella aspira, c’è nel mezzo Valeria, donna e lavoratrice ancorata alla tradizione, al servire la famiglia, annullandosi in virtù di essa. 

Mi pare che io possa continuare ad andare avanti soltanto a patto di dimenticarmi.

Quaderno proibito, Alba de Céspedes

Riconosce in Mirella ciò che non può più essere e vede in sé una donna declinata a madre e anziana dalle figure maschili della propria famiglia. Ma in Quaderno proibito, c’è un rovesciamento dei ruoli: è Mirella, figlia, a cercare di spingere la madre a riconoscersi in quanto donna, a smettere di rinunciare a se stessa. 

La narrazione come ribellione

 Nella prefazione Nadia Terranova in una sola frase rende chiara tutta la significatività del libro. 

Fin dalle prime righe, Quaderno proibito si presenta come un’incursione impudica dietro le quinte di una vita esteriore cui la protagonista si sforza per tutto il tempo di aderire mentre noi, da spettatori, prendiamo posto per assistere alla lotta fra un’interiorità segreta, violenta, e una facciata tiepida, rassicurante.

Prefazione di Nadia Terranova

In questo libro narrarsi diventa un atto violento, distruttivo, che tira fuori verità che si vogliono nascondere. Narrarsi è riconoscersi, scoprirsi e riscoprirsi, ma non in maniera sempre positiva. Conoscersi è faticoso, talvolta logorante, al punto da volersi girare dall’altra parte e far finta di non vedere. 

Quaderno proibito però può ancora dire molte cose, a distanza di mezzo secolo, alle donne di oggi. Si tratta di un libro che parla di maternità, di femminilità, di invidia, della complessità del rapporto madre-figlia, di famiglia, di scoperta di sé, di scrittura e di cosa significhi raccontarsi, di riflessi e di speranza. Un libro che fortunatamente è stato riscoperto dal nascondiglio in cui sono state relegate le opere letterarie delle scrittrici italiane del Novecento. Un libro che vi farà guardare intorno con occhi diversi, riconoscendo le donne dietro le nonne, le madri e le mogli. 

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