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Clitemnestra: l’esordio di Costanza Casati

Clitemnestra: l’esordio di Costanza Casati

Giornalista freelance e sceneggiatrice, Costanza Casati ha recentemente esordito nel panorama letterario con Clitemnestra, romanzo che si inserisce nel fortunatissimo filone del retelling mitologico e che ha già ottenuto un grande successo di critica e pubblico. L’autrice è originaria del Texas, ma ha studiato in Italia fino al completamento degli studi liceali. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel Regno Unito, mentre recentemente è uscito in Italia per Sperling&Kupfer, che ringraziamo per la copia.

Come già Circe prima di lei, Clitemnestra è stata vista per lungo tempo nell’immaginario collettivo come una donna spietata, moglie adultera e vendicativa di Agamennone, re di Micene. Costanza Casati ne rielabora il mito, sviscerando la storia di una donna la cui sofferenza patita è stata messa troppo a lungo in secondo piano.

Clitemnestra: principessa di Sparta e regina di Micene

Siete coraggiose e leali, ma in voi vedo anche prudenza. Io ho vissuto a lungo circondata da re ed eroi, e tutti cedono alla superbia. Accecati dalla loro stessa vanità, finiscono col fidarsi troppo. […] Ambizione, coraggio, diffidenza. Presto sarete regine, e questo è ciò di cui avrete bisogno per sopravvivere agli uomini che vorranno sbarazzarsi di voi.

Sono queste le parole che hanno guidato Clitemnestra ed Elena, principesse di Sparta, durante tutta la loro infanzia. Cresciute a Sparta, non vengono private degli orrori della guerra e della brutalità degli uomini. Clitemnestra è la prediletta di re Tindaro, che la coinvolge nel governo della città. Elena è acclamata fin da bambina come la donna più bella della Terra, bella come la dea Afrodite, tanto bella da essere l’oggetto del desiderio di qualsiasi uomo e da eclissare sua sorella, che comunque è amata e rispettata dal popolo.

Il primo ad avere occhi solo per Clitemnestra sarà Tantalo, re di Meonia. Il loro sarà un matrimonio felice, per quanto breve. Clitemnestra verrà infatti poi tradita dal suo stesso padre, che stringerà un’alleanza con gli Atridi, Agamennone e Menelao, i due grandi protagonisti di quella che poi sarà la sanguinosa guerra di Troia (come sappiamo, secondo la mitologia, motivo scatenante fu la fuga di Elena con Paride, principe di Troia). È solo uno dei tanti dolori che costelleranno la vita di Clitemnestra, venduta come sposa ad Agamennone appena diventato re di Micene, mentre Elena viene data in sposa a suo fratello Menelao.

«Hai presente quando i pastori portano le pecore e le vacche al mercato, e i compratori le ispezionano prima di decidere?» Chiede Elena. «Controllano il mantello, gli zoccoli, i denti.»

«Certo. » Sa doveva vuole arrivare sua sorella, ma la lascia concludere.

«Siamo state vendute come bestiame, per questa stupida alleanza con gli Atridi. »

«Noi non siamo bestiame.» 

Clitemnestra fu tradita dal suo stesso padre, venduta come carne da macello, stuprata e umiliata, obbligata a guardare impotente l’assassinio dei suoi figli, il primo, avuto da Tantalo, e Ifigenia, sacrificata sull’altare perché gli dei consentissero il viaggio verso Troia. Ma, alla fine, dopo essersi guadagnata il rispetto del popolo di Micene e, come regina, averlo fatto prosperare, ha avuto la sua vendetta.

La rabbia di Clitemnestra

“Nella mia esperienza, chi è troppo ambizioso ben presto precipita. Ma non tu. Tu hai un vero talento per la sopravvivenza.”

Queste sono le parole con cui Clitemnestra, la protagonista del romanzo di debutto di Costanza Casati, viene descritta da uno dei suoi nemici. Immortalata dalla mitologia come la meschina regina di Micene, la sorella della bella Elena di Troia trova finalmente nuova voce. Un personaggio femminile estremamente controverso, ma noi della redazione di Strega in Biblioteca nella controversia ci sguazziamo allegramente e i personaggi come Clitemnestra li amiamo alla follia!

La forza del romanzo risiede nell’aver saputo intrecciare più storie, ciascuna con la propria complessità, in una narrazione lineare il cui cuore pulsante è il dolore di Clitemnestra, la sua rabbia e il suo furioso desiderio di vendetta. Se nella mitologia il suo è un personaggio del tutto secondario, Costanza Casati la pone al centro di una storia in cui eroi come Achille, Ettore, Giasone e Teseo sono ai margini, descritti come uomini destinati a cadere a causa della loro hybris e delle loro azioni orribili.

“Quanto alle regine, sono odiate o dimenticate. Lei sa già quale opzione le si addice di più. Sia pure odiata per sempre.”

Fine, make me your villain (semicit, sono sicura che tanti lettori la riconosceranno) è un po’ il leitmotiv di personaggi come Circe e come la protagonista di questo romanzo. Clitemnestra lo sa che le donne come lei saranno ricordate come le cattive della storia, ma vede il lato positivo della faccenda: il suo non è un nome che passerà inosservato; no, lei sarà ricordata proprio come Achille, Giasone e Teseo. La mitologia la riduce a un’adultera, una moglie delirante che ha assassinato il marito, ma nel romanzo Clitemnestra è splendidamente lucida, ardente di vendetta, furente verso coloro che hanno tentato di spezzarla, ma mai delirante, né ossessiva. Mentre sfida i punti di vista e le regole dell’epoca, rifiuta di essere un oggetto inerte del destino o degli dei, verso i quali non nutre la benché minima fiducia.

A Micene, Clitemnestra è regina della città più florida di tutta la Grecia, amministra i conti, tratte le questioni pubbliche, contratta con i mercanti. Agamennone è il re, ma è lei a portare il peso della corona. Tuttavia, è solo per amore di Ifigenia, Oreste ed Elettra, i figli avuti da Agamennone, che sopporta gli stupri, le umiliazioni e le angherie del marito, covando per anni la sua vendetta. Clitemnestra è una donna intelligente e ambiziosa, guerriera in un mondo a misura d’uomo. Sa che non può permettersi di portare il lutto troppo a lungo, che non può mostrare le sue lacrime all’uomo che le ha portato via tutto. 

Poi, lentamente, quei pensieri l’hanno guarita, per quanto sia possibile guarire per chi è stato spezzato in quel modo […]. È tornata a governare. Ha finto di aver superato il dolore. Gli anziani lo hanno reso necessario. Se fosse rimasta isolata troppo a lungo, avrebbero preso il sopravvento. Le avrebbero rubato la corona.

Perché leggere Clitemnestra

La chiara impronta femminista che Costanza Casati conferisce a questa rivisitazione si unisce a un linguaggio semplice, senza troppi ghirigori, che riesce però a ricreare un mondo antico in maniera realistica, ricco di descrizioni vivide dell’ambientazione e dei personaggi, che ci dà l’impressione quasi di star osservando un quadro. Senza dubbio Costanza Casati è un’autrice da tenere d’occhio, sia mai che sforni un altro riuscitissimo retelling, filone ormai saturo di titoli ma in cui “Clitemnestra” riesce a distinguersi senza troppi problemi.

2 thoughts on “Clitemnestra: l’esordio di Costanza Casati

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      💗bella recensione

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      Il libro è scritto benissimo e si legge con piacere; non lo trovo, tuttavia, scritto con occhio femminista: piuttosto il punto di vista è quello storicamente (o meglio, mitologicamente) reale.
      Se la figura di Agamennone non esce con particolare brillantezza neppure dalla stessa Iliade di cui peraltro è una delle figure principali (si pensi allo scontro con Achille nel caso di Briseide e Criseide in cui il re miceneo recita una ben meschina parte), i Nostoi (e con loro la tradizione) negano giustizia alla regina: un grosso barbaro analfabeta, violento e quasi privo di intelligenza ti uccide marito e figlio neonato, ti stupra ripetutamente e ti rinchiude a palazzo e tu non dovresti nemmeno cercare la giusta vendetta?
      Purtroppo, ma la tradizione resta comunque forte, la Casati tratteggi Odisseo in maniera quasi conformisticamente positiva: certo, lui era probabilmente un po’ più intelligente dei vari Diomede, Aiace (Telamonio, ché l’Oileo è un’altra questione) e simili, ma pur sempre un rozzo barbaro rimane, prigioniero del ruolo del wanax, come dimostrato nell’Odissea con il massacro dei pretendenti (altro branco di rozzi e violenti barbari) e l’ignominiosa messa a morte delle cosiddette “ancelle infedeli”.

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