OPINIONISTA
Saltburn: i riferimenti che forse non hai notato

Saltburn: i riferimenti che forse non hai notato

Il 22 dicembre su Amazon Prime Video è uscito Saltburn, seconda opera alla regia per Emerald Fennell (che forse avrete riconosciuto nei panni di Midge, la Barbie incinta nel film di Greta Gerwig Barbie). La pellicola ha immediatamente fatto parlare molto di sé sui social, non solo per la sua effettiva bellezza o per la bravura degli attori coinvolti, ma anche e soprattutto per le scene “scabrose” che ha portato sullo schermo. Salburn è infatti un film poco adatto ai più deboli di stomaco: al centro vi sono temi quali l’erotismo, la brama di potere, la morte e la salute mentale. Ma Saltburn non è solo questo: è anche un immenso calderone di riferimenti alla cultura britannica che ruotano attorno all’anno in cui è ambientato, il 2006. Se non siete inglesi o appassionati di cultura inglese degli anni ’00, è molto probabile che alcuni vi siano sfuggiti, ma non temete: la vostra strega di quartiere è qui per segnalarvi i più succulenti! 

Saltburn e la sua ossessione verso la royal family

Saltburn è un film che oggi potremmo definire aderente all’estetica dark academia. Conosciamo i protagonisti, Oliver e Felix, durante il loro percorso di studi a Oxford (cosa c’è di più dark academia di Oxford?). Li osserviamo girovagare per sale immense, biblioteche antiche, con indosso un golfino legato dietro la schiena. Il perfetto connubio tra dark academia e stile old money: questo mix, calato in un’atmosfera british, vi fa venire in mente qualcosa in particolare?

Proprio così: la nostra cara, vecchia famiglia reale inglese. Saltburn non è solo un thriller dalle forti tinte psicologiche, ma anche una grossa grassa satira della famiglia reale. Felix (Jacob Elordi) ci viene immediatamente presentato come un membro di una famiglia nobile. Non ci interessa il suo carattere, la sua bellezza, il suo rendimento scolastico: quello che ci importa è che Felix ha successo perché di sangue blu. Questo aspetto viene sottolineato da come il personaggio di Felix ci viene immediatamente contrapposto a quello di Oliver (Barry Keoghan). In giacca e cravatta, pettinato con attenzione e con uno zaino colmo di libri in spalla, Oliver sembra un giovane curato, che ci tiene a fare buona impressione, eppure è bistrattato da tutti, trattato come un pezzente. Dall’altra parte Felix, con indosso sempre outfit dimessi e capelli in disordine, è l’idolo dell’università. Felix non ha alcun bisogno di fare buona impressione, non ha bisogno di una cravatta per sentirsi al livello degli altri. Perché lui è al di sopra di tutto: appartiene ad un’antica casata inglese, è nobile, ricco, potente. Ed è quanto basta. 

Saltburn ci sottolinea immediatamente che in Inghilterra (specialmente agli inizi degli anni ’00) la meritocrazia non è di casa, specialmente in ambienti elitari e competitivi come Oxford. Si tratta di una critica sociale a quel sistema nobiliare che nel Regno Unito persiste grazie alla presenza della famiglia reale, che con la sua sfavillante apparenza, il potere mediatico e il denaro poteva arrivare ovunque. Anche indossando un maglione infeltrito. L’assonanza viene resa palese dagli outfit indossati da Felix, spaventosamente simili a quelli che sfoggiava fieramente il principe William negli stessi anni in cui è ambientato il film. Lo stesso esempio possiamo affrontarlo con il personaggio di Venetia (Alison Oliver), spesso sfoggiante abiti pieni di paillettes, decisamente appariscenti, che ricordano molto quelli frequentemente indossati da Lady D. Come Lady Diana, inoltre, Venetia soffre di disturbi alimentari

Emerald Fennell non manca neanche di dimostrare di essere un’attenta conoscitrice degli scandali che da sempre si raccolgono intorno alla royal family. La stessa, famosissima, scena del “vampiro” di Saltburn pare citare una controversa conversazione intima avvenuta tra l’attuale re Carlo e sua moglie Camilla negli anni ’80, quando i due non erano ancora sposati. “Oh Dio. Vorrei vivere nei tuoi pantaloni. Sarebbe molto più facile”: dice Carlo alla cornetta, e Camilla risponde: “In cosa ti trasformeresti? In un paio di mutande?”. Entrambi scoppiarono a ridere, e poi arriva la frase che chi ha visto Salburn potrebbe trovare sospetta: “Oppure, Dio non voglia, in un Tampax. Che fortuna!”.

Saltburn è una versione creepy e senza magia di Harry Potter?

Ebbene sì. Subito dopo la royal family, la cosa più inglese che potrebbe venirci in mente è proprio lui, il maghetto occhialuto con la cicatrice a forma di fulmine. Saltburn coglie al balzo l’opportunità di presentarci una storia che, in realtà, è molto simile a quella di Harry Potter. Oliver è un ragazzo solo, proveniente da una famiglia non proprio incantevole e che si sta approcciando ad un mondo totalmente nuovo per lui: Oxford, una scuola elitaria dove solo una particolare categoria di persone può entrare. Nella prima inquadratura in cui ci viene presentato Oliver ci sono anche della assonanze fisiche con Harry, come gli occhiali, l’uniforme scolastica e l’aria di uno che non ha ancora ben capito dove si trovi. Ad accoglierlo è un certo Michael (Ewan Mitchell), un ragazzo molto intelligente ma anche molto “sfigato”, l’unico in quel tripudio di studenti ricchi e perfettamente ambientati che degna Oliver di un’occhiata. Vi ricorda qualcuno? Michael è un perfetto mix tra Hermione e Ron: imbranato e un po’ strano come Ron, intelligente e promettente come Hermione. 

Non a caso in Saltburn è proprio Michael ad introdurre Oliver al mondo di Felix, spiegandogli che ad Oxford molti studenti appartengono a delle stirpi nobiliari, definire proprio con il termine di casate. Proprio così, casate, esattamente come quelle dei Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso. Nella saga di Harry Potter molti personaggi appartengono, inoltre, a delle famiglie di stirpe nobile, rispettate proprio per il valore di “purosangue”, mentre ad essere disprezzati sono Harry, cresciuto in una famiglia umana, ed Hermione, che è addirittura figlia di babbani e quindi definita “mezzosangue”. Se tutto questo vi sembra una teoria del complotto è comprensibile. Ma intanto io vi lascio un’immagine di Felix che in bella mostra tiene un particolare libro di narrativa fantasy per ragazzi uscito proprio nel 2005…

Luckly for you I'm a vampire...

Non farò spoiler dicendovi a quale scena appartiene questa citazione (anche se sui social brulicano reazioni esterrefatte rivolte proprio a questo momento del film), ma quello che posso dirvi è che in Saltburn ci sono riferimenti al mago più famoso di sempre ma anche al vampiro più iconico di sempre! Ovviamente sto parlando di Edward Cullen e, in generale, della saga di Twiligh. Se siete stati attenti, avrete notato che all’interno di Saltburn non è solo Oliver a parlare di se stesso come un vampiro, ma lo fa anche Venetia, sostenendo che in quella famiglia sono tutti vampiri, che sono tutti “animali a sangue freddo”. Il vampiro è una creatura strettamente legata al ceto nobile: in un certo periodo storico il nobile veniva definito un vampiro perché “prosciugava” le risorse dei meno abbienti senza dare un reale apporto alla società. La famiglia Catton fa più o meno lo stesso, arroccata nella sua tenuta, circondata da oggetti antichi e immobilizzati nel tempo. 

I Catton danno ospitalità a chi è meno fortunato di loro, ma in cambio chiedono qualcosa di molto prezioso: l’essenza di quella persona, che viene spolpata senza alcun ritegno perché la famiglia si abbeveri della sua “vividezza”, della sua appartenenza al “mondo reale”. Mondo che loro vogliono assaporare senza mai viverci pienamente dentro, esattamente come il vampiro assapora la vita degli esseri umani attraverso il sangue che gli scorre nelle vene senza mai perdere la sua natura di defunto. Una citazione a Twilight, ad esempio, è la scena in cui Jacob Elordi indossa un paio di ali dorate come costume per una festa in maschera, molto simili alle ali iconiche che in una scena di Twiligh (il cui primo libro è uscito, guarda caso, nel 2005) si vedono alle spalle di Edward.

Saltburn tra letteratura e mitologia

Saltburn non contiene solo riferimenti alla cultura pop degli anni ’00, ma anche molti spunti che provengono dalla dimensione del mito e della letteratura. Un esempio che ci salta subito all’occhio vedendo il film è legato al mito del Labirinto di Dedalo. La tenuta dei Catton possiede infatti un labirinto in giardino, grande abbastanza, ci informa Duncan, il maggiordomo della famiglia, da potercisi perdere. Duncan pronuncia questa frase quando è solo con Oliver, appena attivato alla tenuta, come una sorta di avvertimento: nel labirinto, infatti, ci si perde fisicamente proprio come è facile perdere la propria morale e il proprio senno stando troppo a contatto con la famiglia Catton. I Catton risucchiano tutto ciò che gli viene presentato in una spirale di sregolatezza di cui loro sono imbevuti, assuefatti, ma che potrebbe mandare fuori di testa qualsiasi membro “esterno”. Il labirinto è così una metafora ben congeniata, un monito che sta perennemente sullo sfondo del film e nel quale ci avventuriamo nelle scene finali, dominate dalla presenza inquietante di una scultura a forma di Minotauro

Altro riferimento prezioso per noi amanti della letteratura è quello al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, opera che si adatta meravigliosamente ai significati di Saltburn. In occasione del compleanno di Oliver, la famiglia Catton decide di organizzare un party e il tema della festa è proprio “Sogno di una notte di mezza estate”, l’opera shakespeariana che ha più a che fare con la magia, la follia e la dimensione onirica. La tenuta di Saltburn è per Oliver come vivere un sogno ad occhi aperti, imbevuto di follia e straniamento, così come lo sono gli sguardi pieni di succo di viola dei quattro innamorati shakespeariani, folli d’amore e avventurieri in un mondo fatato e sregolato come quello del bosco. Ad un certo punto Oliver avrà una conversazione con Farleigh (Archie Madekwe), cugino di Felix, il quale gli dirà proprio che quello che sta vivendo Oliver quell’estate è quanto di più simile ci sia ad un sogno. Una volta finita l’estate, Oliver si sveglierà e tutta quella sfarzosa sregolatezza sarà svanita. Invece Farleigh, proprio come un membro della corte dei sovrani delle fate, ci vive in quel sogno, che per lui si ripeterà estate dopo estate. 

Ed ecco tutto ciò che si nascondeva in Saltburn!

E questi erano tutti i riferimenti alla cultura pop, al cinema e alla letteratura che si nascondono nella perfettamente architettata trama di Saltburn. Per chi ha visto il film, avevate notato tutti questi dettagli? Per chi non ha ancora visto la pellicola, invece, forse ora sarà più facile raccoglierli lungo la via e mettere tutti i pezzi del puzzle al posto giusto. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *