OPINIONISTA
Il caso Sherlock Holmes

Il caso Sherlock Holmes

Sir Arthur Ignatius Conan Doyle in un pomeriggio tranquillo e noioso del 1887 dà vita ad un personaggio destinato a valicare i limiti della mera carta e diventare un’icona che, ancora oggi, tutti conoscono: il suo nome è Sherlock Holmes.

Nascita, morte e risurrezione di Sherlock Holmes

Sherlock Holmes nasce dalla trasfigurazione letteraria del dottor Joseph Bell, personalità che Conan Doyle affianca come assistente e di cui rimane estremamente affascinato. Il dottor Bell insegnerà a Doyle il metodo deduttivo, che diventerà poi la base del ragionamento logico di Holmes.

 

Nel 1887 esce il primo romanzo che vede protagonista il detective e il suo assistente, il dottor John Watson, Uno studio in rosso, in cui i due si ritrovano a dover risolvere una serie di omicidi.

Il successo è immediato e il pubblico aspetta, famelico, una nuova avventura, divorando uno dopo l’altro gli scritti di Doyle.
Seguono, infatti, a pochi anni di distanza, un secondo romanzo, Il segno dei quattro, (1890) e la prima raccolta di racconti, Le avventure di Sherlock Holmes. (1892).  
Doyle, così, affianca alla sua carriera di medico anche quella di scrittore, raggiungendo un successo inimmaginabile.

Il rapporto tra Doyle e la sua creazione, però, inizia ad incrinarsi e ben presto, per lo scrittore, il personaggio di Holmes diventa una maledizione, una gabbia dorata che egli stesso si è costruito. Pian piano, tutta l’Inghilterra affianca Doyle al detective, lasciando nell’ombra tutti gli altri testi scritti da Doyle, fervente amante di quello che oggi chiamiamo genere fantasy.

Questo rapporto arriva ben presto ad un punto di rottura e, ne “Il problema finale“(1893), Holmes muore cadendo nella cascata del Reichenbach, vicino a Meiringen, nella lotta finale con il suo arcinemico, il geniale professore di matematica James Moriarty.

La morte di Holmes sconvolse così tanto l’opinione pubblica che Doyle ben presto si trovò inondato da lettere di protesta in cui i fan del detective chiedevano, esigevano e pregavano l’autore di salvare in qualche modo Sherlock e di continuare a scrivere altre avventure.
Così, Doyle, rassegnato, riportò in vita Holmes e scrisse altre tre raccolte di racconti e due romanzi.

Sherlock Holmes: identikit di un genio

Le caratteristiche fisiche del detective vengono tracciate sin da subito e restano costanti non solo durante le storie scritte da Doyle ma anche nelle rappresentazioni cinematografiche successive. Holmes, infatti, viene così descritto dallo stesso Watson:

«[…] il suo sguardo era acuto e penetrante, e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell’uomo d’azione. Le mani, invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia.»

(da La scienza della deduzione, secondo capitolo di Uno studio in rosso.)

 

 Nello stesso romanzo Watson descrive anche le caratteristiche salienti delle conoscenze  di Holmes. In realtà, nel corso dei racconti il personaggio si evolve e di fatto questa lista non è del tutto veritiera; è però un ottimo inizio per dare uno sguardo al detective, di cui Watson scrive:

«Sherlock Holmes – I suoi limiti

  1. Conoscenza della letteratura – Zero.
  2. Conoscenza della filosofia – Zero.
  3. Conoscenza dell’astronomia – Zero.
  4. Conoscenza della politica – Scarsa.
  5. Conoscenza della botanica – Variabile. Sa molte cose sulla belladonna, l’oppio, e i veleni in genere. Non sa niente di giardinaggio.
  6. Conoscenza della geologia – Pratica, ma limitata. Distingue a colpo d’occhio un tipo di terreno da un altro. Rientrando da qualche passeggiata mi ha mostrato delle macchie di fango sui pantaloni e, in base al colore e alla consistenza, mi ha detto in quale parte di Londra se l’era fatte.
  7. Conoscenza della chimica – Profonda.
  8. Conoscenza dell’anatomia – Accurata, ma non sistematica.
  9. Conoscenza della letteratura scandalistica – Immensa. Sembra conoscere ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi perpetrati in questo secolo.
  10. Buon violinista.
  11. Esperto schermidore col bastonepugilespadaccino.
  12. Ha una buona conoscenza pratica del Diritto britannico

Watson ci rivela le capacità incredibili di Holmes nella scherma e nel pugilato a mani nude. D’altronde, lo stesso autore era un grande sportivo, quindi non poteva non tramandare alcune delle sue conoscenze alla sua creazione.

Se però da un lato Doyle prenda dalla sua vita per creare il personaggio di Holmes, dall’altro si nota come in realtà i due siano estremamente diversi, in particolare riguardo all’esistenza del soprannaturale.
Holmes ne rifiuta fermamente l’esistenza, mentre Doyle ne subisce un fascino sempre più potente, in particolare nei confronti dello spiritismo e della ricerca di un contatto con l’aldilà. Nel 1926 scrisse History of Spiritualism e prima della sua morte pubblicò The Edge of Unknown, nel quale spiega le sue esperienze parapsicologiche.

Sfatiamo i miti!

La celebre frase che tutti ormai riconducono ad Holmes: «Elementare, mio caro Watson!» («Elementary, my dear Watson!»), in realtà non viene mai pronunciata negli scritti originali di Doyle.Una sola volta il detective usa l’espressione «Elementare!», nel racconto L’uomo deforme, ma mai proclama la frase che è ormai passata alla storia e che invece appare per la prima volta in un film del 1907, The Return of Sherlock Holmes.
La frase  fu in realtà inventata dall’attore statunitense William Gillette, per il dramma teatrale Sherlock Holmes del 1899, scritto in collaborazione con lo stesso Doyle.

La classica immagine in cui il detective indossa il deerstalker (il cappellino da cacciatore) e fuma la pipa calabash (la caratteristica pipa ricurva) è a sua volta apocrifa e la loro orgine va ricondotta al teatro. Doyle fa riferimento a un “berretto di stoffa aderente” in un solo racconto mentre in nessuna storia si trova invece traccia della pipa, il detective fuma indistintamente sigarette e pipa.
Anche in questo caso, fu William Gillette a usare il deerstalker e la pipa ricurva mentre il primo illustratore a disegnarlo con il caratteristico cappello fu Sidney Paget, le cui immagini ancora oggi sono tra le più conosciute.

La vita eterna di Sherlock Holmes

Quando Doyle venne a mancare e con esso la fonte primaria delle avventure del detective, il grande pubblico non riuscì mai veramente a lasciar andare il personaggio e a concedergli l’oblio della morte. Così, Holmes continua ancora oggi ad ispirare centinaia di artisti, non solo rimettendo a nuovo le storie già esistenti ma costruendone di nuove, così da dare al detective, ancora una volta, quel brivido mentale che accompagna ogni caso.

Ancora oggi, scrittori, attori, fumettisti e altri artisti salvano Sherlock Holmes dalla noia della vita quotidiana. Persino grandi nomi della letteratura hanno scritto, almeno una volta, qualcosa sul grande detective. Un esempio è l’ormai conosciutissimo Stephen King che, nel 1999, scrive Il caso del dottore, nella raccolta Incubi e deliri, in cui Watson racconta, a quarant’anni dalla morte del suo amico, dell’unica volta sia riuscito a battere Holmes sul tempo nella soluzione di un caso.

Holmes appare poi, con il fratello Mycroft e il Professor Moriarty, tra i personaggi del romanzo a fumetti di Alan Moore, La Lega degli Straordinari Gentlemen (da cui nel 2003 è stato liberamente ispirato un film diretto da Stephen Norrington).

 

Dai libri alla televisione

Con lo sviluppo del predominio del cinema e poi delle serie tv grazie a piattaforme come Netflix, il detective si evolve e si adatta a queste nuove piattaforme.

Nel 2009, Sherlock Holmes sveste i panni di intellettuale e diventa un vero e proprio uomo di azione grazie all’interpretazione di Robert Downey Jr., che riesce a svecchiare il personaggio senza mai perdere di vista il cuore centrale della sua caratterizzazione: il metodo deduttivo.
Nella pellicola intitolata Sherlock Holmes (a cui seguirà poi un secondo film, Sherlock Holmes- gioco di ombre), l’uomo è molto più sarcastico e tagliente, rispetto alla sua versione di carta, solitamente molto taciturna.
Ora, Sherlock, oltre a intrigare, intrattiene.

Solo un anno più tardi, in Inghilterra, Steven Moffat e Mark Gatiss creano Sherlock, serie tv della BBC in cui il detective e il suo assistente sono immersi nella Londra moderna. Il punto di forza della serie è l’abilità con cui i due sceneggiatori sono riusciti a riprendere le storie originali e a crearne dei contenuti totalmente nuovi ma che strizzano l’occhio, con continui riferimenti, ai racconti e romanzi di Doyle. Ritroviamo qui uno Sherlock che si rifà maggiormente a quello del canone originale, interpretato magistralmente da Benedict Cumberbatch sul quale il personaggio si cuce alla perfezione.

Nel piccolo schermo del mondo americano, la figura di Sherlock è stata ripresa in maniera più o meno evidente in vari prodotti molto diversi tra di loro.
Vicino al canone originale, ritroviamo il protagonista della serie tv Elementary che ricalca in tutto e per tutto l’idea del consulente investigativo, rivisto in chiave più moderna. Ad affiancare questo novello Sherlock, un assistente un po’ particolare: Lucy Liu, che veste i panni della dottoressa Joan Watson.

Più sottile invece è il filo che lega Holmes a Dr. House – medical division, in cui il protagonista è Gregory House, un medico geniale ma scorbutico e senza empatia nei confronti dei suoi poveri pazienti. La serie riprende le caratteristiche essenziali dell’Holmes originale, tra cui l’incredibile uso della logica e la dipendenza dagli oppiacei, inserendoli in un contesto prettamente medico.
Il legame tra i due però diventa evidente quando viene mostrato l’indirizzo di House, che è lo stesso dell’originale Holmes.

L'espansione dell'universo di Doyle

Sebbene Sherlock sia il centro del mondo creato da Doyle, in cui tutti i personaggi si muovono attorno all’investigatore, col passare degli anni sono stati inseriti nuove personalità in qualche modo legate a Holmes.

In particolare, Netflix negli ultimi anni ha creato ben due tipologie diverse di prodotti che possiamo inserire nell’ “universo” di Sherlock Holmes: due film e una serie tv. I film hanno come protagonista Enola Holmes e portano il suo nome (ispirati agli omonimi libri). Sorellina di Sherlock, e raccontano delle sue avventure alla ricerca non solo della soluzione dei misteri che le capitano tra le mani ma anche e soprattutto all’affermazione della sua figura, messa in secondo piano dal suo geniale fratello.

La serie tv, Gli irregolari di Baker street, racconta invece la storia di una serie di adolescenti che vivono per le strade di Londra e risolvono i misteri assieme al dottor Watson, mentre Sherlock se ne prende il merito.

In entrambi i prodotti vi è il tentativo di spostare il riflettore dalla figura di Sherlock a quella del contesto in cui si muove, allontanandosi dal canone originale e creando quasi una nuova versione della realtà in cui ci si chiede: e se non fosse solo Sherlock quello geniale?

Altre versioni di Holmes

Sul versante videoludico, il professor Hershel Layton, protagonista dell’omonima serie di videogiochi per Nintendo DS riprende chiaramente la figura di Holmes.
Layton è noto per la sua abilità nel risolvere i più difficili rompicapi, vive in Inghilterra come Holmes e ha un assistente. La sua nemesi, Don Pablo, è un genio criminale abilissimo, proprio come la sua controparte originale, James Moriarty.

Nell’ambito nipponico invece, la figura del detective ha ispirato molteplici prodotti particolarmente apprezzati dal pubblico. Primo tra tutti, il protagonista del manga Detective Conan di Gōshō Aoyama, Shinichi Kudo, per nascondere la sua vera identità, sceglie il nome fittizio di Conan Edogawa unendo il nome di Conan Doyle al cognome di Edogawa, pseudonimo dallo scrittore di gialli Tarō Hirai, che per i suoi lavori si ispira chiaramente a Sherlock Holmes.
Anche nel manga Bongou stray dogs vi è un personaggio che riprende il detective inglese utilizzando il nome di Ranpo Edogawa, lo stesso usato come pseudonimo dal sopracitato autore.

Più di recente ha preso piede il manga Moriarty the patriot, che racconta il passato dell’arcinemico di Holmes e per una volta, porterà il lettore a fare il tifo per il “cattivo”.

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