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Sabriel di Garth Nix: recensione NO SPOILER della saga!

Sabriel di Garth Nix: recensione NO SPOILER della saga!

Incluso nella lista di «Time» dei migliori cento libri young adult di sempre, Sabriel è il primo volume della serie fantasy che ha reso celebre Garth Nix, autore australiano che in Italia è stato solo di recente scoperto grazie a Fazi Editore, che nel 2022 pubblica proprio Sabriel nella collana Lainya dedicata al fantastico. Dopo aver lavorato per anni immerso nel mondo dell’editoria (è stato un senior editor per Harper Collins), Garth Nix si è dedicato alla scrittura di fantasy young adult e libri fantasy per bambini.

La Saga del Vecchio Regno è iniziata nel 1995 con la pubblicazione di Sabriel ed è terminata nel 2016 con il quarto e ultimo volume, GoldenhandIl 3 aprile scorso è uscito in Italia Abhorsen, il terzo volume, che riprende esattamente dal punto in cui si interrompeva Lirael. Ringraziando di cuore Fazi Editore per la copia del libro, entriamo ora nel vivo di questa serie fantasy che si distingue per temi e personaggi molto diversi rispetto a quelli a cui il fantasy contemporaneo ci ha abituato. 

Di cosa parla, in breve, la saga di Garth Nix?

È il viandante a scegliere il sentiero o il sentiero che sceglie il viandante?

Sabriel si apre in un college non lontano dal Muro che divide il territorio di Ancelstierre dal magico e pericoloso Vecchio Regno, dove studia Sabriel, figlia dell’Abhorsen in carica. L’Abhorsen è colui che ha il compito di impedire ai morti di tornare nel mondo dei vivi e Sabriel ha ancora parecchi anni davanti a sé per succedergli, o almeno è quello che crede. I morti stanno infatti diventando sempre più forti e minacciano di sopraffare l’intero regno a causa del risveglio del terribile Kerrigor. Il padre di Sabriel viene imprigionato nella Morte e Sabriel si mette in viaggio per salvarlo. Lungo la strada a lei si uniranno Mogget, un antico e potente spirito vincolato nella forma di un gatto bianco al servizio dell’Abhorsen, e Touchstone, un giovane mago che verrà liberato dall’incantesimo che lo imprigionava da decenni e che rappresenta la chiave per salvare la stirpe caduta del Vecchio Regno.

Gli eventi narrati in Lirael si collocano diciassette anni dopo quelli del primo volume e seguono parallelamente le vicende di Lirael, una giovane figlia della Clayr che attende il risveglio del dono della veggenza, e quelle del principe Sameth, figlio di Sabriel e del sovrano del Vecchio Regno. Nuove forze del male sono ora al servizio di un oscuro negromante e i destini di Lirael, accompagnata dalla sua fidata compagna, la Canaglia, e Sameth, si intrecciano indissolubilmente. Il loro sarà un viaggio frenetico alla ricerca di nuovi e vecchi alleati per salvare le sorti del Vecchio Regno e di Ancelstierre, un viaggio che terminerà in Abhorsen, terzo volume della serie, e che vedrà Lirael e Sameth impegnati in una battaglia contro i morti, gli spiriti di negromanti caduti e di un antico nemico che minaccia di distruggere il mondo.

Il worldbuilding di Sabriel tra modernità e magia primigenia

Quello che Garth Nix costruisce è un worldbuilding all’apparenza semplice, ma che nasconde una complessità di fondo che emerge con il progressivo evolversi degli eventi e che l’autore descrive con un approccio molto cinematografico, saltano facilmente tra paesaggi contemporanei a paesaggi tipici del mondo fantasy.

Il mondo di Sabriel è diviso in due realtà molto differenti. Da una parte abbiamo Ancelstierre, un luogo che ricorda molto l’Australia, terra natia di Garth Nix, immerso nella modernità e in tutto ciò che essa comporta: armi da fuoco, tecnologia, città metropolitane e, soprattutto, niente magiaIl Muro rappresenta la gigantesca e presidiata costruzione che separa Ancelstierre dal Vecchio Regno, terra d’origine di Sabriel, un luogo intriso di magia primigenia dove l’assicurarsi che il mondo dei vivi e quello dei morti rimangano separati è compito dell’Abhorsen. Alla base del caos primigenio su cui si fonda il Vecchio Regno c’è la Briglia e chi ne conosce i segreti può maneggiare gli incantesimi. C’è però chi si è spinto ai limiti di tale magia, usandola per scopi malvagi. I negromanti, così vengono chiamati, sono i gradi antagonisti di questa serie. Ancelstierre è estranea all’influenza della Briglia, tranne che lungo il confine, dove le due realtà si mescolano e la tecnologia smette di funzionare, cedendo alla forza della magia.

Nucleo pulsante di questo worldbuilding è la Morte, per la cui rappresentazione Garth Nix attinge a piene mani da un immenso immaginario mitologico e letterario, ma dipingendo quello che è a tutti gli effetti l’Oltretomba in maniera molto classica. La Morte è attraversata da un fiume incredibilmente freddo e veloce che percorre tutte le nove zone, ciascuna con una “porta” che conduce a quella successiva. I negromanti e i maghi della Briglia, quasi sempre Abhorsen, possono entrare temporaneamente nella Morte. Quando il loro spirito lascia il corpo entrano in una sorta di trance, letteralmente “congelati” nella Vita. La Nona zona è senza dubbio quella più interessante. Sollevando lo sguardo gli occhi vengono catturati da un cielo immenso puntellato di stelle, che richiamano chi vi posa lo sguardo, se è giunto il momento della propria morte. È per questo che, come leggiamo in Abhorsen, i negromanti non osano entrare nella Nona Zona, poiché il loro desiderio più grande è prolungare innaturalmente la loro esistenza il più a lungo possibile.

Gli strumenti dell’Abhorsen, cioè le campane, ricoprono un ruolo determinante all’interno della storia perché rappresentano ciò che rimane del potere dei primi Sette Maghi della Briglia. Ranna, l’addormentatrice, è la campana più piccola e ha un suono basso che induce il sonno. Mosrael, la testatrice, il cui suono riporta indietro nella Morte chiunque lo ascolti. Kibeth, la raminga, è una campana dai tanti suoni, capace di guidare un morto fino alla porta successiva, oppure causare lo smarrimento del negromante che la suona. Dyrim, la voce perduta dei morti. Belgaer, una campana che tenta di suonare a proprio piacimento, restituendo facoltà di pensiero e memoria oppure cancellandoli del tutto. Poi Sanareth, la dominatrice, la campana che sottomette i morti alla volontà di chi la suona. E, infine, Astarael, l’addolorata, la campana più grande e con la capacità di rispedire nella profondità della Morte anche chi la suona.

I personaggi di Garth Nix e la strong female lead

La morte e ciò che veniva dopo non erano un mistero per Sabriel. Anche se lei avrebbe preferito diversamente.

Il fatto che Garth Nix abbia scelto non una, ma ben due protagoniste femminili per una serie fantasy che ruota attorno a un universo dominato dalla Morte è qualcosa che ha suscitato fin da subito delle perplessità. Quando viene pubblicato per la prima volta Sabriel, il concetto di young adult non aveva ancora un nome e non si aveva una forte “female lead” nemmeno negli high fantasy più noti. Quando gli venne chiesto perché avesse scelto proprio Sabriel come protagonista, Nix rispose, con molta nonchalance, che pensava che la serie sarebbe stata molto più interessante con una donna come protagonista piuttosto che con un uomoE così Sabriel prima, e soprattutto Lirael poi, tengono in mano le redini di ben quattro volumi ricchi di scene epiche, combattimenti mortali, scontri con braccia-ombra e con antichi spiriti. 

Sono giovani donne che, all’inizio delle rispettive storylines, devono ancora scoprire se stesse, seppur a due livelli molto diversi. Sabriel sa il ruolo che prima o poi dovrà ricoprire in quanto figlia di un Abhorsen e abbraccia questa consapevolezza con grande prontezza di spirito. Ma ha anche diciotto anni ed è prigioniera dei dubbi e delle domande che caratterizzano l’adolescenzaLirael, dal canto suo, non ha ancora capito qual è il suo posto nel mondo. Vive in attesa del risveglio di un dono che non arriva e che le impedisce così di sentirsi parte delle Clayr, l’unica famiglia che abbia mai conosciuto. E poi, all’improvviso, scopre la Briglia e questa la catapulta in un viaggio che le permetterà di conoscere il mondo e se stessa, fuori per la prima volta da quelle pareti di ghiaccio che stavano diventando sempre più strette. Quelli di Nix non sono libri complicati, ma non ci vanno nemmeno giù leggeri con i propri personaggi. Sabriel e Lirael non son mai esautorate dalle decisioni, spesso terribili, che i loro ruoli comportano.

Personaggi secondari approfonditi e dove trovarli

Decisioni difficili devono essere prese anche dagli altri personaggi, come Mogget e la CanagliaMogget è un antico spirito imprigionato dagli Abhorsen e che ha assunto le sembianze di un gattino bianco nel cui collarino suona leggera una mini versione di Ranna, una delle campane utilizzate dagli Abhorsen per controllare i morti. E poi c’è la Canaglia, un cagnolino creato dalla magia di Lirael, e che diventerà la sua fidata compagna di viaggio, ma che capiamo fin da subito nasconde una secolare conoscenza quando si tratta dei segreti della Briglia e della Morte.

Tiriamo le somme: vale la pena leggere la saga di Garth Nix?

Quella di Garth Nix è una serie che sicuramente si distingue per temi e personaggi sia dal fantasy più classico sia da quello contemporaneoL’autore è riuscito però ad attingere dall’immaginario di entrambi con grande maestria, regalando ai suoi lettori una storia avvincente che non è mai noiosa, nonostante momenti di impasse che attraversano tutti e tre i volumi ed eventi che possono sembrare troppo frettolosi nella loro risoluzione. La Trilogia del Vecchio Regno è una saga per ragazzi che non si sforza di esserlo, ma che riesce a proporre tanti spunti di riflessione senza mai cadere nella superficialità. Da appassionata di fantasy quale sono, vi invito a recuperare questa chicca: sono sicura possa essere apprezzata anche dai più tradizionalisti del genere.

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