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“Mal di casa. Perché vivo in un capanno” di Catrina Davies

“Mal di casa. Perché vivo in un capanno” di Catrina Davies

Forse non tutti coloro che leggeranno questo articolo comprenderanno a fondo le emozioni di una giovane donna che, superati i trent’anni, si ritrova a dover riorganizzare daccapo la sua situazione abitativa. Sarò più precisa: molti trentenni, nella società attuale, decidono di trasferirsi dall’abitazione dei genitori per crearsi una propria indipendenza. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, essi sono aiutati dalla famiglia d’origine, o anche nel caso in cui non lo fossero, in caso di bisogno, la famiglia ci sarà sempre a supportare le loro necessità. Avranno sempre un luogo a cui fare ritorno. Il caso di Catrina Davies è decisamente differente. Per questo motivo mi sono permessa nelle prime frasi che ho scritto di asserire: “Poche persone potranno realmente comprendere a
fondo i sentimenti, le emozioni e il vissuto che nascono da una situazione del genere”.

Catrina Davies e il suo memoir edito Atlantide Edizioni

Catrina Davies nasce in una famiglia povera del Galles. Nel suo memoir Mal di casa. Perchè vivo in un capanno, edito Atlantide Edizioni nel 2020, ci racconta di come la sua infanzia sia stata costellata da cambiamenti di abitazione, povertà e di conseguenza sentimenti di vergogna nei confronti della società abbiente. Ci sono molte teorie psicologiche che affermano che quel che si impara dai propri genitori, o più in generale dalla propria famiglia, è destinato ad accompagnarci per tutta la vita. Schemi di pensiero famigliari, difficoltà, comportamenti: quando nasciamo siamo come esseri puri, una tabula rasa su cui scrivere la nostra storia. Non sempre però è facile scriverla o riscriverla senza condizionamenti. Eppure Catrina Davies compie un grande atto di coraggio. Spezza le catene in cui si ritrova da sempre e inizia una vita nuova: una vita in cui decide di accettare la povertà in toto, in cui affrontare le sfide quotidiane con creatività e ritrovare quel contatto con la natura selvaggia che poi ci ricorda di essere sempre stati parte di lei.

Il Mal di casa di Catrina Davies

Catrina ha 31 anni ed è un’artista originaria del Galles. Nelle prime pagine del suo memoir autobiografico, Mal di casa. Perché vivo in un capanno, racconta di trovarsi a condividere con altre cinque persone un appartamento a Bristol. Vive in una stanza minuscola, ogni giorno si ritrova a tollerare le esigenze di vita dei suoi coinquilini, faticando a “sbarcare il lunario” e barcamenandosi tra lavori occasionali e progetti creativi. L’emozione di fondo che Catrina prova da sempre è la paura di non riuscire a permettersi un luogo dove vivere. Una paura ancestrale che ha origine nella sua infanzia ed è stata la causa di molti dei suoi disturbi emotivi ed alimentari. 

La svolta avviene proprio in quella piccola stanza di Bristol, dove, stufa di sentire il rumore incessante della lavatrice, prende in mano il suo computer e cerca attraverso il software “Google Earth” il vecchio e dimesso capanno di suo padre, che si trova all’incrocio della curva di una strada nella selvaggia Cornovaglia. “Caro universo…”: queste sono le parole che si ritrova a pronunciare davanti al PC una volta scoperto che il capanno del padre esiste ancora. La presa di coscienza di non poter sfuggire alla condizione di povertà è paradossalmente l’ultima possibilità rimasta per costruirsi delle vere radici. Questo porta Catrina a scegliere di vivere proprio in quel capanno fatiscente, che un tempo era l’ufficio
del padre, ma che tanto le ricorda gli anni in cui da bambina viveva nell’amata Cornovaglia. 

Quello che ne seguirà sarà un’avventura tesa alla sopravvivenza, fatta di molto tempo libero a contatto la natura, facendo surf e pagaiando sulle alte onde dell’oceano, fra lavori saltuari come giardiniera e barista, con la consapevolezza di fondo di voler scrivere un libro sulla sua storia di vita. “Mal di casa” alterna racconti della conquista di una libertà personale a riflessioni profonde sulle ingiustizie sociali che costringono la classe povera inglese a vivere costantemente in situazioni di precarietà abitativa. Riporto di seguito una citazione toccante scritta nelle prime pagine del libro: “Il problema erano i soldi,
ero al verde. Ero sempre senza soldi e più diventavo grande più non potevo evitare di immaginarmi al verde. Non avere denaro era un mal di testa, una pressione costante sul cranio. Non avere soldi significava che i piccoli sbagli diventavano subito grandi problemi” (p.38). 

Analisi della situazione abitativa in Inghilterra, alcuni dati

Spesso siamo abituati a non guardare troppo al di là del nostro naso, a pensare che soltanto la nostra realtà presenti delle falle, che l’estero è sicuramente rappresentabile con un’immagine simile a “El Dorado” dove tutto ci sarà permesso, dove troveremo il nostro posto nel mondo. Il Paese dei sogni realizzati, del benessere economico, della vita che desideriamo è sempre là fuori. Purtroppo, non è così. Se ci informassimo a dovere e leggessimo i libri anche per andare “a scuola di realtà”, potremmo scoprire che la Londra tanto idealizzata dagli italiani in fuga è invece lo scenario di una situazione insostenibile dovuta ai tagli al sistema previdenziale e dal settore immobiliare in cui il tasso di povertà è costantemente in crescita. 

Un articolo di Repubblica del 17 gennaio 2022 (leggilo qui) illustra il report effettuato dall’organizzazione Human Rights Watch che insieme all’associazione britannica Childhood Trust documenta le condizioni di vita delle famiglie assegnatarie di alloggi temporanei da parte dello Stato. Sono state documentate condizioni di vita ben al di sotto degli standard umanitari. Human Rights Watch ha intervistato 75 persone tra maggio e ottobre 2021 di cui 33 abitavano in un rifugio temporaneo. I luoghi abitativi sono descritti come inospitali: gli intervistati raccontano di ambienti troppo piccoli, pieni di muffa, esposti a temperature molto fredde e senza connessione internet. Accade spesso che qualcuno sperimenti pensieri suicidi. La stessa Catrina Davies racconta di aver sofferto nel corso della sua vita di disturbi alimentari causati dallo stress di non avere un luogo sicuro dove vivere. A Londra le liste d’attesa per ricevere un alloggio possono durare anche dieci anni, e tutto questo, come ci racconta nel dettaglio l’autrice di Mal di casa, è frutto di una precisa scelta politica.

Catrina Davies, qualche cenno sull'autrice

Catrina Davies è nata in Galles ed è cresciuta in Cornovaglia. Ha scritto “The Ribbons are for Fearlessness”, diario di un artista busker in giro per l’Europa con il proprio violoncello, tradotto in varie lingue. Ha anche pubblicato due dischi. “Mal di Casa” è il suo secondo libro pubblicato in Italia per Atlantide Edizioni nel 2020. Il suo ultimo libro, recentemente sponsorizzato sui social, non è ancora stato tradotto in italiano e si chiama “Once Upon a Raven’s Nest”: è uscito nelle librerie inglesi il 13 aprile 2023.

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