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Fake News, la recensione

Fake News, la recensione

Surreali proiezioni balenavano e si diffondevano dal grattacielo, e le notizie false dissimulavano tutto ciò che era vero.

 

Con questa citazione tratta dal romanzo voglio iniziare la recensione di Fake news, il secondo romanzo di Andrea Besi, pubblicato da Edizioni GFE a inizio dicembre dell’anno scorso, che ringrazio per averne mandato una copia in redazione e avermi quindi dato l’opportunità di leggerlo.

Fake News, la trama

“Tutti, in fondo, sanno che produciamo notizie false. Lo sa la gente, lo sa il Governo, lo sanno i concorrenti, che inventano bufale peggiori delle nostre.”

Fake News è un distopico ambientato in un futuro prossimo. Eugene Macklews (Gene, il sardonico) è uno dei redattori di un canale televisivo, Coyote News, fatalmente consacrato alle fake news. Vive e lavora in un grattacielo, il Mediascraper insieme ai suoi colleghi, in cui da anni tutte le redazioni dei network televisivi del mondo si sono segregate per poter realizzare telegiornali no-stop. In cattività perenne, giornalisti e presentatori producono e mettono in onda notizie sempre meno credibili e sensate. Fra tutti gli abitanti del grattacielo, Eugene è l’unico a provare imbarazzo nei confronti del suo ruolo e a desiderare di uscire. Vorrebbe conoscere la vera realtà contingente, emanciparsi dall’alienazione che contraddistingue tutti i suoi colleghi. Quando lui e i suoi amici, ossia la redattrice esecutiva Dorothy Blessings e il caporedattore (o capoarredatore, come lo ha soprannominato Eugene) vengono a sapere che il regista vive fuori dal grattacielo, i tre personaggi iniziano a porsi domande su come sia possibile ed iniziano ad arroverlarsi per capire come poter uscire da lì anche loro. Durante le loro indagini, ciò che scopriranno li porterà a mettere in dubbio tutto ciò a cui hanno sempre creduto, soprattutto il loro lavoro di divulgazione di notizie false.

Fake News non solo nel Mediascraper

Fake News descrive un mondo futuro consacrato alla menzogna e allo spregio della realtà documentata. Spinta dalla curiosità e dalla voglia di capire cosa potesse aver ispirato Andrea a scrivere un distopico di questo tipo, sono andata a fare una ricerca per cercare di capire se anche nei nostri telegiornali siano mai state trasmesse fake news. Ebbene, ora vi elenco qualcosina che ho scoperto, lasciandovi anche i link dei siti dai quali ho appreso queste notizie (e fidatevi, di fake news ce ne sono a bizzeffe).

 

Le fake news sulla guerra in Ucraina

Avete letto bene, quelle che citerò ora sono le fake news che sono state trasmesse al telegiornale sulla Guerra in Ucraina. E mi viene da dire che questo tipo di bufale è talmente goffo da superare ampiamente i limiti della tollerabilità. I media italiani hanno diffuso immagini di videogiochi di guerra spacciati come immagini di missili lanciati sull’Ucraina, vecchie esercitazioni militari fatte passare come immagini in diretta e inviate “dal fronte” con l’elmetto in testa circondate da tranquille signore con le buste della spesa.

Può sembrare assurdo, e ho faticato a crederci anch’io, eppure il filmato di un videogioco di guerra è andato in onda il giorno 24 febbraio durante l’edizione delle 08:30 del Tg2, incentrata sulla guerra Russia-Ucraina. Se non ci credete potete andare a guardare il video del Tg2: il telegiornale del secondo canale della Rai, quello che in teoria fa servizio pubblico con i soldi versati dai cittadini attraverso il canone, ha mandato in onda un video di War Thunder, il videogioco free-to-play militare sviluppato da Gaijin Entertainment.

Come se non bastasse, durante la stessa edizione del telegiornale è andato in onda un ulteriore errore, ripreso anche dal Tg1, risalente però a una fonte diversa: Il Sole 24 Ore, che aveva spacciato una parata militare di un paio di anni fa per l’attacco di Mosca nei confronti di Kiev. Peccato che sul web siano disponibili a tutti le stesse immagini datate maggio 2020. Precisamente il video risale alle prove della Parata della Vittoria, giornata di festa in Russia che ricorda la capitolazione dei nazisti per mano dei sovietici (9 maggio 1945). Comunque dopo alcune ore è arrivata la risposta del quotidiano attraverso un tweet ufficiale: “Confermiamo che il video non si riferisce alle vicende della notte in Ucraina. Abbiamo depubblicato ora il file. Ci scusiamo con i lettori”. Beh, meglio tardi che mai.

Ma a lasciarmi sconcertata è stato anche un certo gusto per il sensazionalismo degli inviati. Un atteggiamento che potrebbe essere considerato meno grave, ma che certamente non aiuta a migliorare la fiducia dei cittadini nell’informazione. È il caso andato in onda a La7, con l’inviata in Ucraina Francesca Mannocchi ripresa con l’elmetto in testa mentre parla con il tono concitato di chi si trova sotto le bombe, mentre a pochi metri da lei tranquille signore passeggiano con le buste dalla spesa in mano.

Fatti come questi fanno riflettere sull’attenzione rivolta alla qualità dell’informazione. E potrei andare avanti all’infinito, tenendovi incollati qui a leggere un sacco di altre fake news trasmesse attraverso i canali di informazione più importanti, ma non è di questo che si occupa questa rivista. Quindi vi lascio qui il link di un sito che si impegna a verificare la veridicità delle notizie trasmesse e a correggerne gli eventuali errori, nel caso in cui vogliate darci un’occhiata per approfondire: https://www.open.online/c/fact-checking/ .

Prima di tornare alla recensione del romanzo di Andrea Besi, però, voglio riportarvi una citazione tratta dal romanzo che mi ha fatto riflettere su un’altra cosa importante: “In realtà non c’era stata alcuna molestia, e non c’era nemmeno nessun film […] Ai telespettatori non interessava. Contava che la tipa fosse bella, sorridente e abbastanza scosciata.” Ma è davvero solo questo che conta oggi? L’aspetto esteriore davvero è sopravvalutato al punto che riesce a far passare in secondo piano i contenuti? E qui non si parla solo di estetica umana: pare che le notizie diffuse da giornali, televisione e social tendano sempre più verso una spettacolarizzazione degli eventi, invece di narrarne le vere dinamiche, che spesso sono molto più lucide e “fredde” di quanto crediamo. Oggi interessa più il boato iniziale generato da una notizia che la sua effettiva eco prolungata nel tempo, quella che conta davvero, che ci mostra le conseguenze dell’urto iniziale. Una trasmissione delle informazioni meno eclatante ma più sincera e schietta probabilmente renderebbe telegiornali o programmi di opinione meno attraenti nei confronti dello spettatore medio, ma certamente renderebbe al pubblico un servizio molto più utile. 

La mia opinione sul romanzo

Fake news ridicolizza l’informazione che si contamina con l’intrattenimento e la presunzione dei giornalisti, che credono di sapere che cosa il pubblico desidera sapere. È la critica insita nel romanzo, e il modo in cui viene affrontata, ad avermelo fatto apprezzare così tanto. L’autore infatti, attraverso l’ironia e la narrazione che sembra a tratti satirica, muove delle critiche sottili ma importanti alla società.

Altra cosa che ho molto apprezzato è la narrazione in terza persona che ho definito “a telecamera”, nel senso che l’autore “sposta” la narrazione sulle vicende di ogni personaggio. Sappiamo quindi sempre cosa succede al sardonico Eugene, al capoarredatore Frank Fall, alla bella Dorothy e al vecchio direttore, che è uno dei personaggi che in questo libro più fa ridere per il suo modo di essere a tratti stupido ed ingenuo. Confesso che all’inizio mi è stato un po’ difficile seguire il filo conduttore delle vicende, ma man mano che leggevo ho iniziato ad apprezzare moltissimo questa scelta. La caratterizzazione dei personaggi non è descrittiva, nel senso che l’autore non cita direttamente le caratteristiche di ognuno, ma ce le fa capire attraverso i loro comportamenti.

Fake News è un romanzo che non annoia, anzi, ti tiene incollato alle pagine e tiene alta la tensione e la curiosità: ho aspettato con trepidazione di scoprire se alla fine il mitico terzetto sarebbe riuscito ad uscire dal grattacielo e se le fake news sarebbero state sostituite da notizie reali. Il finale di questo distopico, sebbene un po’ telefonato, è riuscito a sorprendermi comunque. Bellissima anche l’idea dell’autore di iniziare ogni capitolo con una citazione, chiamiamola così, le quali lette insieme creano una specie di filastrocca incentrata, appunto, sulle fake news.

Piccola pecca sono stati gli errori di battitura riscontrati verso la fine del romanzo, ma sono cose che possono capitare e che non dipendono assolutamente dalle capacità autoriali di Andrea Besi. Il linguaggio con cui l’autore scrive, anzi, è abbastanza ricercato, tant’è che ho dovuto usare il dizionario per scoprire un sacco di termini a me sconosciuti!

Uno sguardo sull'autore

Andrea Besi, classe ‘98, crea la propria nicchia nell’ambito della scrittura partendo dall’età di 4 anni, quando compila serie di fogli a righe ripetendo la lettera “A” e specializzandosi, contemporaneamente, nelle addizioni. All’età di 13 anni scopre la letteratura, che cerca di imitare fino a raggiungere uno stile personale. Il risultato è Post: realtà irreali, che lo consegna alla schiera degli scrittori nel maggio del 2019 e poi, nel 2022, Fake News.

A chi consiglio Fake News

Consiglio fake news a tutti coloro che concordano con le critiche sottili mosse dall’autore alla disinformazione, a chi ha fame di verità assoluta e non di mezze, se non false, verità. Spesso quando parliamo di distopici ci vengono in mente solo autori e autrici ormai consacrati come geni del genere, come Philiph Dick, Susanne Collins o Margaret Atwood; ma è divertente e lodevole dare possibilità anche ad autori e autrici emergenti di esprimersi attraverso generi che, nella nostra cultura, sono sempre attribuiti alla letteratura straniera. Si potrebbe restare sorpresi nello scoprire che anche il nostro Paese riesce a produrre chicche appartenenti ai generi del fantasy e della fantascienza: Fake News appartiene certamente a questa percentuale. 

“Ricordate che cos’era la verità? Avete memoria o sospetto di quanto potesse essere più bello e interessante il mondo quando ci si poteva basare su questo ideale per procedere verso un orizzonte costruttivo e intelligente?”

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