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Crescent City 3 e il multiverso di Sarah J. Maas

Crescent City 3 e il multiverso di Sarah J. Maas

Sarah J. Maas torna nelle librerie mondiali con il terzo capitolo della saga di Crescent City il 30 gennaio 2024, quasi due anni dopo dalla sua ultima pubblicazione. Ci tufferemo nel suo mondo insieme, segnalando da dove hanno inizio gli spoiler per non rovinare il gusto della scoperta a chi ha tanto atteso questo seguito. Una premessa doverosa: ho letto e ho goduto di questo e di tutti i libri dell’autrice, pur essendo in grado di mantenere uno sguardo critico in merito. Non esistono letterature di serie B, ma i libri possono piacere o meno! Perciò evitiamo di essere permalose ed addentriamoci nel mondo letterario dell’autrice più amata (o odiata) della BookCommunity!

Ma chi è la Maas? La capofila della scrittura fantasy romantica

” Tu potresti scuotere le stelle. Tu potresti fare qualunque cosa, se solo ci provassi. E in fondo lo sai anche tu. E’ questo che ti spaventa più di ogni altra cosa.”

Per chi non fosse un appassionato del genere, e fosse finora riuscito a scamparla dall’universo social che le si è creato intorno, Sarah J. Maas è una prolifica scrittrice statunitense che dal 2010 ha regalato al mondo le avventure dei suoi personaggi. Più di quindici anni fa, ha avuto inizio il percorso che la ha poi portata a pubblicare il primo libro della saga del Trono di Ghiaccio (più correttamente Trono di Vetro, come da poco correttamente tradotto e ripubblicato dalla Mondadori per la collana Draghi), un fantasy dal gusto medievaleggiante, dove la nostra eroina si trova, nelle condizioni più assurde ed estreme, a dover salvare il mondo. 

Nel 2015, mentre TOG (acronimo di Throne of Glass con cui la saga è anche conosciuta sui social) vede nelle librerie il suo quinto capitolo, viene pubblicato La Corte di Rose e Spine, famoso sui social con l’acronimo inglese ACOTAR: un fantasy con una protagonista femminile umana, diverso dalla sua prima opera ma che riprende i temi principali della magia, delle fate, dei destini grandiosi. A Marzo 2020, con le due precedenti saghe ormai concluse (lo spin off di La Corte di Fiamme e Argento è del 2021, ma appunto non è parte della saga principale), il salto: arriva Crescent City, un high fantasy moderno, dove le ormai note figure fatate della Maas hanno accesso a telefoni, internet e tutte le comodità dei nostri giorni (e qualcuna in più, o che fantasy sarebbe?).

Insomma, con otto libri TOG, cinque ACOTAR e tre Crescent City sotto la cintura, senza contare i prequel o i libri da colorare, è facile vedere come una volta appassionati a una delle tre saghe, sia semplice lasciarsi risucchiare nell’universo di Sarah J. Maas per continuare a saltare in mondi dai personaggi e ambientazioni simili, ma che lasciano impressioni tanto diverse nel lettore.

Le eroine della Maas: donne, figlie, assassine

Niente di rivoluzionario nei personaggi femminili della Maas. Come ogni fantasy che ha come target principale ragazze adolescenti, Aelin, Feyre e Bryce rispondono ai classici canoni dell’eroina: capace in tutto, sempre con un piano perfetto per risolvere ogni situazione, un arco evolutivo dei poteri fino a diventare incredibilmente forte (in fondo, qualcuno deve pur far fuori il BBG – big bad guy), un lieto fine con un bel fae al suo fianco. Il ricalcare perfettamente lo stereotipo non presenta però dei personaggi piatti, e tanto meno personaggi uguali: per quanto, una volta letti i sedici libri, sia impossibile ignorare le somiglianze e i richiami, ogni donna del Maasverse si presenta con delle caratteristiche proprie, pronta a far sentire vista e rappresentata ogni lettrice. Perché più dei personaggi maschili, che non scarseggiano di certo, il mondo delle donne Maas è in continua evoluzione: sono ragazze scritte per ragazze, le quali ci fanno amare i “difetti” umani che ci troviamo davanti ogni giorno. Con qualche personaggio queer inserito qui e là, non sono libri propriamente inclusivi, nemmeno per quanto riguarda corpi diversi: qualcosa su cui sicuramente Sarah potrebbe decidere di soffermarsi nella sua futura produzione.

La struttura dei suoi libri: la regina dei #trope del fantasy

Ormai possiamo tranquillamente affermare che i libri della Maas condividono la stessa struttura: pagine e pagine di preparazione a un finale vorticoso. Si sa, bisogna sempre temere le ultime cento pagine di ogni libro: finiscono tutti con il botto. Ancora di più se sono libri finali delle saghe (mi riferisco a Il Regno di Cenere e La Corte di Ali e Rovina), questo processo di tessere lungamente la trama viene sostituito dal recuperare tutti i fili lasciati sciolti, chiudere e dare un senso a tutto il foreshadowing creato in tutti i precedenti libri, rispondere a tutte le domande, per poi arrivare alla conclusione esplosiva. E altra nota caratteristica è il contenuto spicy dei suoi libri. Forse TOG era iniziato come YA, e quindi privo di scene a contenuto sessuale, ma la mano le è “scappata” dopo la risposta ad ACOTAR del pubblico: possiamo affermare che la Maas è ritenuta soddisfacente sotto diversi punti di vista. Non sono quindi libri che regalerei nella prima fase adolescenziale, ma non sono contenuti a cui non si è normalmente esposti successivamente (inutile nascondersi dietro un dito, non si scopre l’esistenza del sesso dopo i 18 anni). 

I tropi letterali, o cliché, non deludono gli amanti del romantasy: abbiamo un fioccare di enemies to lover, e da qualche appare un friends to lover. Al di fuori delle relazioni, ritroviamo i classici tropi fantasy dell’eroina che dall’essere nessuno si trova a salvare il mondo, del grande addestramento per raggiungere i propri sopiti poteri, le morti miracolosamente sfiorate. Negativamente, abbiamo anche i cliché delle donne fortissime che per il lieto fine sacrificano i propri poteri, o delle donne che una volta incinta vengono messe in panchina e abbandonate nella loro figura di madre, come se il loro recente passato non fosse mai esistito. Dei tropi che da qualcuno che scrive per la rappresentazione femminile potevano sicuramente essere evitati

INIZIO SPOILER: La casa di fiamma e ombra, come Crescent City 3 ha cambiato la scrittura della Maas

La premessa è che questo libro mi ha delusa, ma non tanto per l’esito del cross-over (su cui torneremo a breve), quanto più perché, riassumendo il mio pensiero, è un clichè dei clichè della MaasAndando per ordine, la trama è semplice. Abbiamo lasciato Bryce nel mondo di ACOTAR, Hunt, Ruhn e Baxian sono in mano agli Asteri, Tharion si è dato alla macchia nei meandri del mercato della carne. Dopo qualche peripezia (nemmeno troppe, per il passato di alcuni protagonisti), la squadra al completo si riunisce, insieme ad altre inaspettate forze, nell’ultima battaglia per sconfiggere i colonizzatori galattici che si narrano come divinità e salvatori del mondo. Il potere dell’amicizia è la chiave che tutto permette, salvando mondi da buchi neri e resuscitando i morti. Con un lieto fine che non fa ben sperare, non essendo l’ultimo libro della saga. Un falso lieto fine.

Partendo dagli aspetti positivi, la scrittura è come sempre molto scorrevole e coinvolgente. Con meno sesso e passaggi più crudi dei libri precedenti, questo libro sembrerebbe voler offrire qualcosa di nuovo. Nonostante si sappia che il cuore del libro si svolga tutto nelle ultime centocinquanta pagine, le complessive 800 non sono pesanti quanto potrebbero sembrare. È una lettura “comoda” (passatemi il termine) per gli amanti dell’autrice e del genere: le sorprese arrivano quando te le aspetti, anche se non sai con cosa potrebbero colpirti.

Purtroppo, almeno per me, gli aspetti negativi di questo libro sono numerosi. Il primo tra tutti è che il cross-over ACOTAR x CC (per quanto felice che i protagonisti di un’altra saga non si siano impossessati di questo libro) è stato uno dei punti di forza del marketing che per un anno è stato portato avanti. Per poi risolversi in una passeggiata al buio con Nesta e Azriel, un paio di cose “prese in prestito” (una forse più rubata che prestata), una futura potenziale amicizia tra Bryce e Nesta. Rhys e Feyre continuano a restare in panchina, cosa difficile da credere quando arriva un’aliena da un altro mondo, portante notizie di sventure galattiche. Ma sottolineo di nuovo l’aspetto positivo: il libro di Crescent City 3 è rimasto tale. E il grande crossover stile Marvel, rimandato.

Perché dico rimandato? Perché CC3 è seminato di espliciti riferimenti al mondo di TOG. Dal sottolineare come Hawk sia per metà angelo e per metà falco shifter (colpi di tosse, ROWAN), all’inserire la storia di quel pianeta nel recap storico di Selena, alle misteriosi origini di Lidia, palesemente parente di Aelin, sono solo alcuni degli esempi che possono essere portati. Fino all’ultimo lascia sperare che venga aperto un portale da cui possa uscire una fiammeggiante regina, o qualcuno della sua cricca. Per poi arrivare in fondo e capire che la Maas, forse per schemi propri, ma principalmente per fan service, ha in un solo libro preparato il terreno solido per la riunione dei tre mondi. La fusione dei due universi che è stata presentata in CC3 è invece stata preparata più attentamente, meno esplicitamente, nei primi due volumi della saga. Come se per TOG non fosse stata sicura, fino a che l’idea non ha preso trazione nel pubblico, di disturbare anche la sua prima creatura.

E non parliamo della grande forza dell’amicizia. Non solo “tutti gli amici che abbiamo trovato lungo il cammino” (grande e bellissimo cliché) sanno tenere aperto con le mani un portale che dà verso un buco nero, ma abbiamo la morte di Feyre 2.0. Nessuno ci ha creduto per un secondo che Bryce morisse, e la dinamica del fae disperato perché la propria compagna si è spenta è già visto già fatto dalla stessa Maas, così come il sacrificio di qualcosa – o in questo caso qualcuno, RIP Jesiba Roga, uno dei migliori personaggi della saga- per riaverla indietro.

“The friends they’d made were what mattered in the end. Not the enemies. Through love, all is possible.”

La Casa di Fiamma e Ombra non è un libro che risponde ai precedenti interrogativi. Possiamo giustificarlo con il fatto che non è l’ultimo capitolo della saga. Ma la scrittura comincia a presentare dei buchi (Nesta sembra essere in grado di utilizzare il pieno repertorio dei poteri, che in teoria ha per la maggior parte perso ne La corte di fiamme e argento, per dirne uno) aggravati anche dalla pessima traduzione italiana del libro, che portano a più confusione di quanto sarebbe realmente necessaria.

Se dovessi valutarlo sarebbe quindi un tre stelle su cinque, di cui una stella per intero data solo per motivi di affetto per la scrittrice. Scorrevole, ma con qualche buco nella trama che non può essere mascherato da prefigurazione. Ripete lo stesso schema di tutti i libri della Maas, quindi potrebbe risultare a tratti noioso, ma non scontato in tutti i suoi elementi. Cominciamo a vedere l’autrice cedere alla forza di una fandom che ha creato teorie e castelli di carte su tutto ciò che lei ha detto o scritto. Aspettative difficili da incontrare, un livello alto difficile da mantenere. Ma, ormai vicina alla ventina di libri, ci si può passare sopra. Alla fine, se si è arrivati a leggere fino a questo punto, un libro mediocre può essere perdonato.

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