OPINIONISTA
Leggere Dune oggi, 58 anni dopo la pubblicazione

Leggere Dune oggi, 58 anni dopo la pubblicazione

Originariamente annunciato per lo scorso novembre, poi spostato a dicembre e infine ad una data ancora poco sicura (verso marzo 2024), l’ultima trasposizione cinematografica del secondo capitolo di Dune sta per arrivare. Il primo film è stato acclamato dai fan e dalla critica, un successo quasi maggiore di quello ottenuto da David Lynch. Eppure, forse più per il cast stellato che non per la trama. Con un’attenzione e una cura minuziosi, ci si è occupati di trasporre ogni dettaglio per mostrare un universo lontano ma meraviglioso. In quasi tre ore di film si famigliarizza con gli Atreides e si condividono con loro silenzi, paure e momenti di crescita. Ma non si arriva nemmeno a coprire l’intera storia raccontata nel primo volume. 

Questa lunghezza è agonia per chi non è abituato al genere e non è riuscito a comprendere a fondo questo universo complesso durante la visione. Anche per questo motivo, in pochi si sono veramente interessati alla storia di Dune. Ancora meno chi si è interrogato sul perché riscoprirlo proprio ora, quando di certo non viviamo in un periodo privo di inventiva per un film originale del genere fantascientifico.  Quest’anno ci abbiamo pensato noi: abbiamo affrontato l’avventura e letto Dune dall’inizio alla fine, in forma integrale, da gennaio a dicembre. E vi raccontiamo perché è stato un viaggio necessario

La trama dalle basi: la trilogia

I primi tre capitoli hanno come protagonista Paul Atreides (SÌ, È LUI, Timothèe Chalamet), erede del duca di Leto (Oscar Isaac) e della Bene Gesserit Lady Jessica (Rebecca Ferguson). Le Bene Gesserit sono una sorta di incrocio tra maghe e monache. Praticano un culto, sono guidate da una Madre Superiora e sono allevate per controllare le emozioni (loro e altrui) anche tramite la sessualità. L’amore non è concepito, in alcuni casi addirittura temuto, ma Lady Jessica ha amato Leto veramente. Forse anche questa sua ribellione ha reso Paul così speciale. Incrocio tra uno dei più valorosi uomini e una delle più potenti maghe, Paul incarna la somma perfetta della forza esteriore ed interiore. La prima ad accorgersene è proprio la madre, che lo sottopone alla prova tipica nel tentativo di comprendere se potesse essere proprio lui il Messia di cui da molto tempo si vociferava (Muad’Dib). 

Paul diventerà davvero messia, anche se non si capirà mai se per un effettivo volere del destino o per l’impegno suo e di chi, incontrandolo, ha voluto renderlo tale. Anche lui scoprirà il potere dell’amore, con la fremen Chani (Zendaya). Insieme a lei, darà vita a Leto II e Ghanima, gli eredi che uniranno la nobile casata Atreides alla popolazione natìa del deserto. Loro daranno inizio ad un nuovo – e ben diverso – regime sul pianeta. In parallelo con l’eredità e l’evoluzione di Paul, c’è quella di Alia, la sorella che Lady Jessica partorirà tra i fremen e alla quale donerà un potere troppo grande.

Il tempo in Dune

Nel corso dei sei libri che compongono la saga si vede l’arrivo degli Atreides su Dune, il crollo del loro impero, la creazione di un nuovo regime che ne porterà la distruzione ed infine la sua graduale ricostruzione. Tra un libro e l’altro della trilogia passano alcuni anni, mentre nei libri successivi sono ormai passate intere generazioni. 

Non solo le vicende narrate sono molto distanti nel tempo, ma il tempo in sé è un concetto chiave per comprendere i personaggi più importanti. Il grande potere di Paul risiede infatti nella sua capacità di comprendere passato, presente e futuro nello stesso istante. Da giovanissimo si vede morire, si vede crescere e si vede al contempo figlio, padre, fratello e guida. Questa sua abilità viene portata allo stremo da quelle dei figli, in particolare di Leto II, che riuscirà a percepirsi allo stesso tempo Duca Leto, Paul, sé e diversi altri che nel libro sono pensati come suoi antenati (filosofi, imperatori romani, la creme de la creme). 

Il personaggio che incarna l’importanza del tempo per la saga è Duncan Idaho (Jason Momoa). Fedele amico e protettore degli Atreides, si sacrifica per aiutare Lady Jessica e Paul a scappare dopo la congiura al duca. Idaho è l’unico personaggio presente in ogni singolo libro, perché diventerà un Ghola, ovvero un umanoide che rinasce e riacquista gradatamente i suoi ricordi delle vite precedenti per ritornare al servizio della casata. 

Sono una cifra esorbitante i diversi Idaho che si susseguono nel corso della saga, che arrivano alla consapevolezza della loro natura e ne vivono la tragicità. Immancabilmente, scoprono di avere il solo scopo di procreare e servire e dunque tentano una rivolta dalla quale vengono distrutti, e via così. Proprio come negli eterni cicli di Idaho, il tempo in Dune è un mezzo per rappresentare gli eterni dilemmi della specie umana, gli errori che si continuano a fare, l’unicità di ognuno di noi che è al contempo un essere irripetibile e un inutile granello di sabbia. 

La fede in Dune

La fede è un altro tema centrale nel ciclo: su di essa si basano le differenze dei popoli, le loro abitudini, ed è immancabilmente intrecciata con le dinamiche di potere. Harkonnen e Tleilaxu sono disprezzati per le loro fedi da barbari; le sorelle del Bene Gesserit vivono in funzione di un culto che va compreso nella sua interezza; gli Atreides considerano bifolchi del deserto i fremen per via del loro culto verso l’ambiente. 

A questo proposito, è cruciale il personaggio di Paul – il Muad’Dib – che accetta di diventare guida spirituale, ma rifiuta sempre di essere visto come Dio. Non vuole essere venerato, né temuto, ma non può fare a meno di mostrare il suo potere. Va in direzione opposta il figlio, Leto II, che comprende come la verità sia prerogativa dei giusti, ma il vero obiettivo per un imperatore sia il rispetto. Si definirà sempre un Dio, trasformerà i cittadini in sudditi intimoriti e accetterà di buon grado il culto della sua personalità. 

Personaggi femminili di potere e mistero messi all'angolo

Arriviamo ai tasti dolenti della saga. Le donne ci sono: nella trilogia sono personaggi affascinanti e per molti versi cruciali, ma sono messe sempre in ombra dai personaggi maschili. Gli ultimi libri hanno protagoniste donne, ma sanno di “contentino” e non sono minimamente paragonabili alla complessità delle protagoniste della trilogia.

Gli ultimi due volumi – Eretici di Dune e Rifondazione di Dune – sono narrati coralmente e raccontano la storia dal punto di vista della sorellanza Bene Gesserit. Peccato che questo culto sia stato esplorato a fondo solo dopo che il suo potere era drasticamente ridimensionato e non si è mai entrati davvero dentro le loro dinamiche nell’epoca d’oro di Dune. 

Alle donne è affidato il compito di tramandare la storia. Ogni capitolo, infatti, è introdotto da proverbi, racconti, biografie quasi sempre scritte da donne e per le donne. Compito loro è anche quello di portare avanti la specie e quello di consigliare. Le donne sono scelte esattamente come sono scelti i generali quando si deve intraprendere una guerra. Sono usate e studiate e nel momento in cui a manipolare e tessere trame sono loro, vengono rapidamente eliminate con escamotages anche un velo imbarazzanti.

Il potere: una critica sociale contro chi lo brama

Il ciclo di Dune appartiene al genere della fantascienza, ma nasconde una critica sociale che per la sua forza lo potrebbe far paragonare ad una distopia. Inizia con la caduta di un impero, ne sviscera alleati, nemici, congiure e salvataggi. Il fine è mostrare quanto la ricerca dell’ordine, delle gerarchie e del potere portino inevitabilmente al crollo, alla morte. 

Frank Herbert

Tutti i personaggi che in questa saga ricercano volontariamente il potere sono infelici. Tutti quelli che cercano di manipolare l’opinione pubblica, i loro sudditi o persino gli stessi compagni, finiscono per ottenere l’effetto contrario. La saga mostra quanto la ricerca del potere sia illusoria e dannosa, tanto che l’unico personaggio che è riuscito ad ottenerlo è proprio quello che fin dall’inizio lo ha ripudiato. 

Dune oggi: cosa rimane ai lettori contemporanei?

Leggere oggi questa saga significa per forza di cose “godere solo a metà”. È stata scritta oltre 50 anni fa, molte delle idee che allora erano (appunto) fantascientifiche, ora sono quasi pane quotidiano (basti pensare a tutte le divagazioni sull’ambiente, sull’acqua, sulle risorse alternative). Si nota dolorosamente la penna maschile nell’esagerazione dei dettagli epici, nella marginalizzazione dei personaggi femminili, nella creazione delle dinamiche e dei personaggi. 

Eppure è ancora una saga necessaria, perlomeno nella sua forma più sintetica di trilogia. Dune costringe a riflettere sul valore del tempo, della conoscenza, su quanto si è disposti a cedere al cambiamento e quanto valore si dia alle persone che ci stanno accanto. Attraverso le diversissime e improbabili vicende dei personaggi, siamo messi a nudo e costretti a pensare: “E io, cosa farei? Cosa sceglierei?”. L’umanità stereotipata, massificata, di Dune ci pone davanti ad una specifica (e forse cinica) idea della Storia, che ci serve a chiederci quale ruolo vogliamo avere in essa. In un momento storico dove ambiente, fede e diversità sono sempre più difficili da proteggere, Dune è una saga a cui non possiamo rinunciare

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