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L’ultima fatica di Indiana Jones: la recensione

L’ultima fatica di Indiana Jones: la recensione

Negli Studios di Hollywood nascono continuamente personaggi incredibili, ma solo alcuni sono destinati a diventare delle autentiche leggende. E uno di questi è sicuramente Indiana Jones. La sua epopea comincia nel lontano 1981 e, dopo il successo straordinario del primo film, non si è più arrestata. Non importa quanti anni abbia il grandioso Harrison Ford: una volta indossati frusta e cappello, gli acciacchi spariscono e sullo schermo ricompare l’eroe che abbiamo imparato a conoscere e amare nell’arco di quarant’anni! I fan sono rimasti elettrizzati dall’idea di vedere un nuovo capitolo della saga al cinema; infatti, il 28 giugno 2023, sugli schermi italiani è rispuntato il sorriso da schiaffi di Ford, nuovamente nei panni del suo personaggio più iconico. L’ultima volta che lo avevamo visto era il 2008 con Indiana Jones e Il regno del teschio di cristallo. Il quinto episodio della saga, Indiana Jones e Il quadrante del destino, avrà saputo reggere il paragone con i precedenti? O anche lui, come l’attore protagonista, comincia a mostrare qualche acciacco? 

Un tuffo nel nostalgico mondo di Indiana Jones

Nonostante io non fossi neanche nata quando uscì al cinema il primo Indiana Jones, mio padre, patito di Harrison Ford dalla sua apparizione miracolosa in Blade Runner, mi ha cresciuta a pane e archeologi in lotta contro i nazisti. Ho visto tutti i film della saga almeno tre volte l’uno e, non appena ho saputo dell’uscita in sala del quinto capitolo, ho trascinato tutta la mia famiglia al cinema! Impossibile parlare di questo film in maniera assolutamente oggettiva, perché davvero, per noi amanti del vintage, è come vedere sullo schermo un pezzo della nostra infanzia. 

Non posso negarlo: mi sono riempita di brividi quando in Indiana Jones e Il quadrante del destino la macchina da presa si è fermata per la prima volta sull’iconico cappello e sulla schioccante frusta del protagonista. Così come le mie mani si sono strette a pugno, come in una marcia da orchestra, seguendo il ritmo della colonna sonora (TAN TAN TAN TAN – TAN TATAAAN – TAN TAN TAN TAN – TAN TATAN TAN TAN! e se non la leggete cantando dovreste fare un bel rewatch dell’intera saga). Sicuramente questo quinto film, come moltissimi seguiti che abbiamo visto uscire al cinema negli ultimi anni, preme sul tasto nostalgia e dà tanti contentini al pubblico affezionato. Ma sa anche giocarsi bene le sue carte e intrattenere, com’è giusto che faccia un film d’avventura, con una trama ricca e piena di colpi di scena.

Indiana Jones 5 e la sua trama scoppiettante

Quando si parla di Indiana Jones c’è solo una certezza: nazisti da combattere. Immediatamente il film ci catapulta alla fine della seconda guerra mondiale, con un Harrison Ford imbavagliato, incredibilmente ringiovanito grazie alle intelligenze artificiali, e un antico oggetto misterioso da recuperare. La trama si sviluppa tutta intorno ad un preziosissimo manufatto, il Quadrante del destino, costruito da Archimede in persona. Ovviamente a desiderare il marchingegno, che si crede abbia il potere di far viaggiare nel tempo, è un nazista che, finita la guerra, è emigrato in America per lavorare come fisico per il Governo. 

Immagino già la telefonata arrivata agli addetti al casting. “Ci serve un attore che interpreti un nazista, cattivissimo e un po’ squilibrato. Avete qualcuno in mente?”. Neanche un minuto e Mads Mikkelsen aveva già la parte. Effettivamente questo ruolo calza a pennello all’attore danese, che ormai abbiamo imparato più a temere che ad amare (o entrambe le cose), visto che il suo sguardo penetrante e il suo viso squadrato è quasi sempre messo a servizio di ruoli da cattivissimo. E in questo quinto capitolo di Indiana Jones non è da meno, regalandoci un villain classicissimo ma sempre coinvolgente e azzeccato per il tipo di film. Intorno al trio Ford-Bridge-Mikkelsen si costruisce una trama ricca di colpi di scena, inseguimenti e enigmi da svelare, che non ha nulla da invidiare agli scorsi capitoli della saga. Forse avrei preferito meno scene d’azione (che sono veramente tantissime e lunghissime) e un po’ più di dialogo, ma Mamma Disney (ti pare non ci fosse il suo zampino?) ormai ha preso la strada per un cinema di rumore invece che per un cinema di parole, dove il 60% della pellicola è occupata da colpi d’arma da fuoco, colonne sonore sparate a mille e pneumatici in fiamme. Percentuale che sale all’80% quando si tratta di film Marvel, motivo per cui i cinecomics di quella specie hanno perso me come fan. 

Solo un tuffo nel passato o consapevolezza di essere nel presente?

Secondo me Indiana Jones e Il quadrante del destino è riuscito a fare un bel mix tra elementi nostalgici e contemporaneità. Ho apprezzato moltissimo la scelta di inserire come coprotagonista un’attrice come Phoebe Waller-Bridge, che il pubblico ha imparato ad amare nella sua serie TV Fleabag, e che anche qui ci dona un’interpretazione brillante. Nonostante l’attrice sia più vicina al mondo del teatro, del cinema/televisione d’autore, e lontana dal più hollywoodiano show business, ha dimostrato di sapersi calare con facilità in qualsiasi ruolo e di reggere alla perfezione anche il peso di un blockbuster come Indiana Jones. La saga prodotta da George Lucas e Steven Spielberg è sempre stata caratterizzata dalla centralità del personaggio di Indiana Jones, accompagnato da varie Indiana-girls (mi faccio prestare il termine dalle più iconiche Bond-girls) che hanno avuto in tutti i film un po’ sempre lo stesso ruolo e anche un phisique du role ben preciso.

Phoebe Waller-Bridge si presta decisamente meno al ruolo di donzella in difficoltà e, superato il fatto che Indie non ha più l’età per fare il provolone con le venticinquenni, questo film sfrutta la sua presenza per presentarci una spalla femminile decisamente più al passo con i tempi. Elena, il personaggio interpretato da Waller-Bridge, è infatti tutt’altro che un’eroina o una donzella da salvare: anzi, è a tutti gli effetti un’anti-eroina, una personaggia grigia e sarcastica, che quasi strizza un occhio alla sua splendida Fleabag. Ci viene presentata come una donna scaltra, indipendente, intrepida e che non esita mai se in ballo c’è una fortuna da rubare! Sembra quasi la quarta sorella di Occhi di gatto e la sua impronta ironica e sbarazzina ravviva lo schermo più di chiunque altra presenza. Anche il suo aspetto fisico ci racconta molto sul suo ruolo: si tratta di un’attrice molto alta, con i capelli corti e tratti del viso “imprecisi” secondo l’iconico ideale di bellezza hollywoodiano. Il suo sguardo non esprime mai bisogno o arrendevolezza, nonostante in molte scene del film Elena abbia paura: ma è una paura affrontata con verità, coraggio, intraprendenza. Elena è finalmente un personaggio femminile attivo e non passivo, in funzione del protagonista maschile. Tutte queste caratteristiche la rendono anche estremamente riconoscibile, autentica, e rendono possibile una maggiore immedesimazione per noi donne che la guardiamo sullo schermo. Si vede che questo Indiana Jones ha uno sguardo attento all’occhio delle spettatrici, che non si ritrovano solo a sbavare sulla faccia da schiaffi del protagonista ma sono attive all’interno dello sviluppo della storia. 

Indiana Jones e Il quadrante del destino è un bel film?

Tiriamo le somme! Indiana Jones 5 è un bel film? Assolutamente sì, bello come ci si aspetta da un film di questo genere, ovviamente. Se vi aspettate dialoghi brillanti e complicatissimi misteri da svelare, vi consiglio di andare a vedere altro. Ma se quello che vi ci vuole è una dose di adrenalina confezionata con un bel fiocco rosso in testa, allora Indiana Jones e Il quadrante del destino è esattamente ciò che fa al caso vostro. Indossate i vostri cappelli, allacciatevi in vita la frusta e preparatevi a intrufolarvi in tombe dimenticate nel tempo, a combattere nazisti e a innamorarvi ancora una volta del magnifico personaggio di Harrison Ford. Non vi prometto di uscire dalla sala indenni dalle lacrime. 

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