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My Dark Vanessa, la recensione

My Dark Vanessa, la recensione

“La sera leggo Lolita a letto, sbocconcellando senza accorgermene interi pacchi di cracker e riparandomi dietro un cuscino, nel caso i miei aprissero la porta della stanza. Il vento scuote i vetri, io volto le pagine, e dentro di me qualcosa brucia piano, tizzoni roventi, braci di un rosso cupo. Non è soltanto la trama, la storia di questa ragazzina in apparenza simile a tante altre ma che in realtà nasconde un demone letale, e dell’uomo che si innamora di lei. È il fatto che lui me l’abbia dato. Adesso esiste tutto un contesto nuovo per ciò che stiamo facendo, nuove possibilità per capire cosa vuole da me. Che altra conclusione dovrei trarre, se non l’unica possibile? Lui è Humbert, io sono Dolores.”

Kate Elizabeth Russel esordisce nel panorama letterario nel 2020 con My Dark Vanessa, ripubblicato in una nuova edizione da Oscar Vault lo scorso 7 novembre. A My Dark Vanessa Russel lavora per ben diciassette anni, prima di pubblicarlo. Il risultato di questo lungo lavoro è un romanzo complesso, figlio delle controversie del movimento #metoo, del postfemminismo dei primi anni Duemila e del lascito letterario di Lolita di Vladimir Nabokov, romanzo con cui si crea un vero e proprio dialogo intertestuale. Il successo di questo romanzo è tale che il maestro del brivido Stephen King lo ha definito “a well-constructed package of dynamite”. Per pura coincidenza, la sua pubblicazione coincide con le battute finali del processo a Harvey Weinstein, produttore cinematografico statunitense che nel 2017 fu pubblicamente accusato di molestie sessuali sul New York Times e sul New Yorker. Il caso Winstein ha dato poi vita al momento #metoo.

“Mia Vanessa bruna, scura, oscura. Adorata e accarezzata” (Fuoco Pallido, Vladimir Nabokov)

“Continuo a sentirmi diversa dagli altri, marcia nel profondo, proprio come a quindici anni, ma ho cercato di comprenderne meglio i motivi. Sono diventata un’esperta del cliché della differenza d’età, grazie ai libri, ai film e a ogni genere di materiale riguardante una storia d’amore tra un adulto e una giovane nell’età del consenso che ho divorato. In questo genere di storia le ragazze sono sempre vittime, io invece no, e non c’entra niente quello che Strane mi ha o non mi ha fatto quando ero più giovane. Non sono una vittima perché non voglio esserlo, e se non voglio esserlo allora non lo sono. È così che funziona.”

 La storia di Vanessa comincia nel 2000, quando, al secondo anno alla Browich School, inizia a frequentare il corso di letteratura avanzata tenuto dal professor Jacob Strane. Strane ha una personalità magnetica e le sue attenzioni sono tutte rivolte a Vanessa. Una sensibilità letteraria particolarmente spiccata, i capelli rossi come foglie d’acero, l’innocenza e la sua sensualità totalmente inconsapevole: sono queste le cose di Vanessa che attirano Strane e lo spingono ad avvicinarsi a lei come mai prima aveva osato con delle studentesse. Il tocco leggero della mano sul ginocchio è tutto ciò che serve per dare inizio a una storia che tutto è tranne che una storia d’amore, ma questo Vanessa lo realizzerà solo molti anni dopo. La sua relazione con Strane sarà uno spartiacque. Nel 2017, infatti, la vita di Strane viene travolta dal vortice delle accuse di molestie sessuali da un’altra alunna.

Perseguitata dai ricordi del passato e dopo aver fatto la conoscenza di Taylor, la ragazza che ha dato inizio allo scandalo raccontando delle molestie subite ad una giornalista, Vanessa è costretta a mettere in discussione la relazione che più di tutte ha segnato la sua esistenza. Vanessa dovrà scegliere se denunciare a sua volta o continuare a proteggere la sua relazione con Strane, mai del tutto finita.

La complessità dei personaggi

“Quando io e Strane ci siamo conosciuti, io avevo quindici anni e lui quarantadue, poco meno di trent’anni tondi a separarci. […] Mi piaceva la relazione numerica tra i nostri anni, i suoi tre volte i miei. Mi immaginavo tre piccole me che trovavano posto dentro di lui: la prima avviluppata al cervello, la seconda al cuore, la terza liquefatta a scivolargli nelle vene.”

In un continuo andare e venire tra presente e passato, in My Dark Vanessa diventiamo spettatori della storia di un’altra ninfetta, questa volta finalmente dal punto di vista della vittima e non da quello del carnefice. Come la Lolita di Nabokov, Vanessa inizialmente si inebria del potere che Strane le fa credere di avere, quello di far cadere un uomo ai suoi piedi con nient’altro che una ciocca di capelli vermigli e lo sguardo innocente di chi ancora non ha vissuto. Non passa molto tempo prima che si accorga che Strane è la persona che le ha dato quel potere e che altrettanto facilmente potrebbe toglierglielo. Con lui si sente potente, ma si sente anche un’estranea nel suo stesso corpo.

“Sotto le coperte sono scorticata e vischiosa, con un appiccicume lungo le cosce. Mi sembra di essere il lago in un giorno di bonaccia, vitreo e immobile. Non sono niente, non sono nessuno, non sono in nessun luogo.”

Improvvisamente la sua pelle non sembra più appartenerle. Vanessa fluttua nello spazio, fisicamente presente eppure mai veramente ancorata al terrenoQuella di Vanessa è la psicologia di un personaggio molto complicato. La Vanessa quindicenne è una ragazzina con un estremo e infantile bisogno di essere amata ma che, al contempo, dimostra una maturità da donna adulta nell’atteggiamento di protezione e fiducia totale che assume nei confronti del suo carnefice. La Vanessa del 2017, quella che affronta lo scandalo mediatico scatenato dalle accuse contro Strane, è una Vanessa che ha interiorizzato il trauma al punto tale da non saperlo riconoscere. Vive oscillando tra i ricordi che ha dovuto riscrivere per non affrontare il dolore e il rimorsoLa presa di Strane sulla sua vita è tale che, nemmeno di fronte all’evidenza, riesce a credere che ciò che ha fatto a lei possa averlo fatto anche a qualcun altro. Il suo è, almeno fino all’ultimo, un atteggiamento di negazione totale.

“Voglio scendere abbastanza in basso da scivolare sotto la superficie e nuotare senza bisogno d’aria. Lui è l’unico che abbia mai capito questo desiderio. Non di morire, ma di essere già morti.”

Altrettanto complessa è la psicologia di Jacob Strane, il nostro nuovo Humber Humbert, un uomo talmente annichilito dalle sue stesse pulsioni fisiche che distrugge tanto quanto si lascia distruggere.

Da Lolita a My Dark Vanessa: cosa cambia nella percezione del lettore

Così come Lolita di Vladimir Nabokov, My Dark Vanessa è un romanzo estremamente complesso, ma a un livello completamente diverso. Nabokov sceglie di far raccontare la storia di Lolita dall’unica voce narrante di Humber Humbert, il professore di letteratura di 37 anni che sviluppa per lei un’ossessione che lo accompagnerà per tutta la vita. Leggere Lolita significa dunque venire a conoscenza di una storia di abusi sessuali che però non ci viene raccontata da chi gli abusi li subisce. Conosciamo Dolores e la sua storia attraverso il filtro delle parole di Humbert. Mentre leggiamo siamo Humbert, con lui viviamo l’ossessione, il desiderio implacabilePagina dopo pagina, ci impossessiamo di un pezzetto di Dolores, finché di Dolores non rimane nulla, se non la ninfetta che noi, insieme a Humbert, abbiamo creato e distrutto.

Leggere My Dark Vanessa, invece, significa conoscere la storia di Vanessa, e per estensione quella di Dolores, attraverso le sue parole, i suoi ricordi e il dolore che per anni si è rifiutata di lasciar affiorare in superficie. In My Dark Vanessa non siamo il carnefice, siamo la vittima. Siamo la vittima che per diciassette anni si rifiuta di riconoscersi come tale e di riconoscere il suo carnefice. Russel ci costringe a sviscerare il concetto di mostro e quello di abusi insieme a Vanessa, processo che, solo leggendo il romanzo, capiamo che non è per niente scontato. Quando, nel 2017, Strane viene investito dallo scandalo e dalle accuse di stupro e molestie, lui e Vanessa non hanno più rapporti fisici da anni perché lui la rifiuta. Vanessa realizza di essere diventata troppo vecchia per lui e, sentendosi tale, sente il bisogno disperato di tornare a quello che prima, a volte, la disgustava.

“Ogni volta che lo contatto cerco di riportarlo indietro nel tempo, gli chiedo di raccontarmi ancora una volta cos’è successo. Di aiutarmi a capire. Perché io sono ancora bloccata qui. Andare avanti, per me, è impossibile”.

Ed è a metà del libro che le parole di Vanessa ci fanno vacillare: anche se a volte la uso anch’io, la parola “abusi”, per descrivere alcune cose che mi sono state fatte, mi sembra che sulla bocca degli altri diventi orribile e assoluta. Inghiotte tutta la storia. Inghiotte me e tutte le volte che sono stata io a volerlo, a chiederlo. Se leggendo Lolita eravamo persuasi a diventare Humber Humbert, eravamo insieme lettori e carnefici, leggendo My Dark Vanessa la presa di Strane, quella che ci fa mettere in dubbio ciò che per noi è cristallino come l’acqua, si chiude feroce anche sulla nostra mente. Come Vanessa, cadiamo nel vortice della manipolazioneLa bravura di scrittori come Nabokov e, in questo caso, come Kate Elizabeth Russel, sta proprio in questo, nella capacità di farci precipitare nella storia come fossimo noi i protagonisti.

Una riflessione sul movimento #MeToo

Quando il #MeToo esplode, nell’ottobre del 2017, in seguito a un tweet dell’attrice Alyssa Milano, si rompe un silenzio durato decenni. In tutto il mondo dilagano i racconti delle donne vittime di abusi e molestie sessuali. Kate Elisabeth Russel allora aveva 33 anni e stava già lavorando alla stesura di My Dark VanessaDopo il successo del romanzo l’autrice ha dichiarato a Entertainment Weekly: “Ricordo un momento in cui stavo scorrendo Twitter e vedevo amici e sconosciuti che pubblicizzavano storie di violenza e abusi nel mondo – cose strazianti e orribili – e tutto ciò che noi potevamo fare l’uno per l’altro era rispondere con emoji a forma di cuore.” Quella che racconta in numerose interviste e che racconta anche nel romanzo attraverso la voce di Vanessa, è una visione del movimento che si concentra sulle problematiche insite in esso. Russel prende le distanze dalla risonanza mediatica che ha avuto il movimento #MeToo, nel modo in cui la spietata macchina dei social ha sfornato storie di abusi una dopo l’altra, trasformandole in slogan e hashtag e facendo perdere così il focus sul dolore delle vittime.

Perché leggere My Dark Vanessa

Se pensate che My Dark Vanessa sia un romanzo per tutti, vi sbagliate. È un romanzo complessoconturbantesenza filtri, non si nasconde e non accontenta il lettore con una storia a lieto fine. Ma se avete ceduto alla fascinazione voyeuristica della Lolita di Nabokov, allora è per tutte le Lolite e le Vanessa Wye che dovete leggere il romanzo di Kate Elizabeth Russel. My Dark Vanessa è un pozzo senza fondo di spunti di riflessione che oggi come non mai dobbiamo sfruttare per metterci in discussione prima come persone e poi come lettori.

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