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Piranesi: un’attesa durata sedici anni

Piranesi: un’attesa durata sedici anni

Susanna Clarke ha deciso di prendersi un periodo sabbatico durato ben 16 anni dalla pubblicazione del suo Jonathan Strange & Mr Norrell (Fazi editore, 2004). Ma se tutta questa attesa regala frutti come Piranesi (Fazi editore, 2020), siamo ben dispost* a metterci comod*! 

Voltiamo la copertina per leggere la trama ed immediatamente capiamo che non ci troviamo di fronte ad un libro qualsiasi. Piranesi ha sempre vissuto nella Casa: abbiamo un chi e un dove. Ci manca in maniera più assoluta un quando e siamo alla disperata ricerca di un perché. Ma, sì sa, con i libri belli ci vuole pazienza.

Piranesi: lo specchio di un mondo incantato

 

Piranesi è un giovane uomo, un trentenne (forse), che conosce a menadito il luogo che abita, anche se noi non abbiamo la più pallida idea di cosa sia. Lui la chiama Casa perché, effettivamente, è l’unico nome che un essere umano potrebbe dare al posto in cui vive. 

La Casa è un universo misterioso, affascinante, in cui soggiornano statue ellenistiche, volatili marittimi e maree, che, di tanto in tanto, sommergono e lasciano dietro di loro una scia di alghe e salsedine. Lo scopo della vita di Piranesi è quello di mappare e proteggere la sua Casa: ma non sempre le mura che ci circondano svelano a chi le abita tutti i loro segreti e Piranesi, lungo il suo viaggio, ne dovrà scoprire tante di verità nascoste… Perché quando una presenza estranea inizierà a lasciare segni del suo passaggio all’interno di quell’oscuro tempio, tutta la vita del nostro protagonista verrà messa in dubbio. 

Susanna Clarke comprime in poco più di 200 pagine un’esperienza di lettura senza precedenti. Piranesi è il libro del mistero per antonomasia: nulla è chiaro, nulla è contornato da una linea definita. Leggerlo è come segnare una scritta sulla sabbia e osservare un’onda portarsela via. Di certo non un impegno per tutti, ma per me è stato un colpo di fulmine.

Partiamo dalle basi: la scrittura. Clarke non è disposta a scendere a compromessi con le esigenze della prosa, lasciando che le sue pagine si impregnino di una liricità dolce come una manciata di sale. Ogni dettaglio lessicale e strutturale in Piranesi è un accenno poetico, un rimando a sensazioni. Caproni, critico letterario e poeta novecentesco, definì la poesia come un insieme di accordi: come sul pianoforte, battendo una nota, ne risuonano altre limitrofe, così nella poesia, scrivendo una parola, se ne evocano tante altre. Questa continua evocazione, questa composizione di accordi in Piranesi è sempre presente: è un sottofondo che, una volta ultimata la lettura, ci resta impresso.

Formulata come un diario personale, la costruzione del personaggio di Piranesi è tanto intima quanto universale. Lui è l’Essere Umano, è Adamo nel giardino dell’Eden. Piranesi non conosce e non sente la necessità di conoscere, finché la conoscenza non diventa indispensabile per proteggere la propria vita e quella della Casa. Un eterno bambino, un Peter Pan senza pirati da combattere, un’anima senza macchie ad imbrattare la sua ingenuità, la sua fiducia nel destino, la sua devozione in ciò che esiste, senza mai andare a ricercare qualcosa di aggiuntivo. Piranesi vive in un mondo chiuso ma potenzialmente infinito. Cosa potrebbe accadere se quel mondo, all’improvviso, presentasse una porta verso l’Altrove? 

La poesia della semplicità

Dopo tutto questo panegirico, vi sembrerà che stia parlando di un’opera letteraria complicata, farraginosa, scomoda: non è affatto così. O meglio, esistono dei livelli, come in ogni prodotto che si fruisce. Dal punto di vista autoriale, troverete una coerenza ed una pulizia incredibili: immaginate il diario segreto di un potenziale Primo Uomo, pregno di una fascinazione quasi religiosa (che non fa riferimento a nessun culto reale) ma anche di una grande semplicità morale e formale. Poi, dietro, c’è un mondo.

Piranesi è un libro che vi rimarrà impresso, che vi piaccia o no. È un libro che compie la socratica attività di generare domande. Per questo, qualunque sia la vostra opinione riguardo al corpo del volume, esso non è ignorabile.

Oltre allo spessore di questo discorso meta-letterario, mi ritrovo ad ammettere che anche la trama in sé, lo svolgimento della vicenda, non mi ha lasciato insoddisfatta, malgrado qualcuno potrebbe additarlo come noioso. All’inizio, probabilmente, sarà difficile abituarsi al tipo di narrazione e, soprattutto, alla lentezza dello scorrere dei capitoli, intesi come vere e proprie giornate vissute da Piranesi: ma questa prosecuzione, che tende a scadere, dopo un po’, nell’ordinario e nel quotidiano è fondamentale per capire il personaggio protagonista. È una “noia” necessaria, gradini che dobbiamo percorrere, anche se un po’ ripidi, per raggiungere la vetta: ma vi assicuro che, da lassù, il panorama è mozzafiato. 

D’altronde, Susanna Clarke ci aveva dimostrato d’essere un’autrice fuori dal comune sin dal suo romanzo d’esordio, Jonathan Strange & Mr Norrell, il quale, come prima prova autoriale, si presenta già come un classico del suo genere, affiancato da Neil Gaiman a testi come Le cronache di Narnia e Il signore degli anelli. Dalla sua, una scrittura assolutamente riconoscibile: densa, barocca, lirica, descrittiva e pregna di rimandi, sottotesti, accordi. Si potrebbe quasi dire che Susanna Clarke, quando scrive un libro, in realtà, ne scrive due: uno fisico, fatto di carta, inchiostro, di trama e personaggi; ed uno che si costruisce, tra le righe del primo, nella mente del lettore, nelle sue sensazioni durante l’esperienza di lettura.

 

Se siete appassionat* di letteratura e state ricercando nell’editoria odierna qualcosa che meriti a pieno l’appellativo di Letteratura, se nella prosa non volete rinunciare alla poeticità della parola, se desiderate immergervi in un libro che vi rimarrà in testa per giorni, accompagnandovi con mille domande su di lui e su voi stess*, allora il Piranesi di Susanna Clarke fa decisamente al caso vostro. 

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