OPINIONISTA
Il Carosello delle Curiosità: intervista all’autrice Amiee Gibbs

Il Carosello delle Curiosità: intervista all’autrice Amiee Gibbs

Vi abbiamo già parlato dell’ultima pubblicazione di Lainya Fazi Editore Il Carosello delle Curiosità, un esordio magico e misterioso di cui potete leggere la recensione sul blog. In fondo però sapevamo che ci fosse ancora molto da dire su quest’opera, per questo la nostra strega Giovanna Stellino ha contattato l’autrice del romanzo, Amiee Gibbs, che ha deciso di concedere un’intervista
esclusiva a Strega in Biblioteca!

Una chiacchierata con Amiee Gibbs, tra ispirazione, magia e desideri (condotta e tradotta dall’inglese da Giovanna Stellino)

Ciao Amiee, è meraviglioso conoscerti. Prima di tutto, congratulazioni per il tuo romanzo d’esordio, è stato un piacere leggerlo in anteprima! Come stai? Come ti senti all’idea di essere stata pubblicata in Italia? Ti aspettavi tutto questo amore da parte delle lettrici e dei lettori italiani?

 

Sto alla grande, grazie! Per una come me, che non avrebbe mai pensato di riuscire a pubblicare il proprio lavoro, ritrovarsi ad essere pubblicata e tradotta in italiano è così gratificante. Sono onorata ed elettrizzata, il fatto che Il Carosello delle Curiosità sia stato accolto con così tanto calore è oltre ogni mia aspettativa.

Sono sicura che, come scrittrice, tu abbia un sacco di idee e progetti su cui lavorare. Cosa ti ha fatto dire: “È fatta, questa storia merita di essere raccontata”?

Ad essere onesta, non sono stata io la prima a pensare che questa storia fosse quella giusta. Devo questo merito a una cara amica, Judy, con cui ho fatto parte ad un gruppo di scrittori nel 2012. Ai tempi lavoravo a un mystery, ma nel gruppo venne suggerito di approfittare del NaNoWriMo (National Novel Writing Month), di mettere da parte quello a cui stavamo lavorando e provare qualcosa di nuovo, facendo fluire la nostra creatività. Fu a quel punto che iniziai a scrivere Il Carosello delle Curiosità. Scrissi cinque pagine grezze, la scena in cui la nave arriva a Londra solcando il Tamigi. Quando le condivisi con il gruppo tutti dissero la stessa cosa: che c’era qualcosa lì in mezzo, in quella storia, e mi incoraggiarono a continuarla. Fu così che nacque il Carosello.

Qual è stata la tua più grande fonte d’ispirazione – storica o di fantasia – per il Carosello e i suoi membri?

Ci sono tante ispirazioni per Il Carosello ma suppongo che la prima scintilla da cui ha avuto origine la storia è il concetto dell’accordo, che non mi è venuto in mente dalla lettura di Faust di Goethe ma dalle opere della leggenda del blues Robert Johnson e la canzone Crossroad Blues. La prima volta che ascoltai il testo di questa canzone: “I went to the crossroads, fell down on my knees”, ne rimasi affascinata. Poi appresi della leggenda sulla vita di quest’uomo: si diceva che Johnson si fosse recato a un crocicchio (un incrocio ndr.) e avesse venduto l’anima al diavolo per diventare un grande musicista blues. Aggiungici una vita breve e drammatica e le sue canzoni, che hanno costruito questa aura mistica attorno a lui… e tutto questo ha alimentato la mia immaginazione. Poi c’è la storia di Joseph Merrick, The Elephant Man, tutti gli orrori che ha subito come attrazione contro la sua volontà hanno sicuramente influenzato il mio interesse nell’esplorare le vite e le eredità dei baracconi dell’epoca. Mi sono documentata sulle vite di Chang e Heng, gli originali “Gemelli Siamesi”, Daisy e Violet Hilton, altre due gemelle siamesi che si esibivano in spettacoli e film. Fedor Jeftichew aka Jo-Jo il Ragazzo con la Faccia da Cane è stato d’ispirazione per Georgie. Ho fatto ricerche su P. T. Barnum e Tom Norman (alias Silver King), entrambi impresari di circhi e spettacoli, fu proprio Norman a presentare Merrick. Ho studiato molto e fatto tante ricerche!

Le atmosfere del romanzo sono quelle di una Londra Vittoriana ormai lontana, come sei riuscita a catturare lo spirito di un contesto così lontano nel tempo? Hai viaggiato o letto qualcosa in particolare?

Non ho viaggiato così tanto quanto avrei voluto, ma sono stata a Londra e nella Southwark area (dove si stabilisce Il Carosello ndr), ai nostri giorni è un luogo vivace, ma le sue strade trasudano storia da tutti i pori. Gli spettri del passato aleggiano tra i mattoni e non si può fare a meno di sentirsi trasportati nel tempo. Ho letto parecchio sull’epoca Vittoriana, sia narrativa sia saggistica – “the Victorian Celebration of the Death”; “The Victorian Book of the Dead” – e sono fermamente convinta che se vuoi comprendere una società, le cose a cui i suoi membri attribuiscono valore, le cose in cui credono, devi guardare a come trattano i morti. Le opere di Charles Dickens – in particolare “Casa Desolata” – hanno avuto una grande influenza su di me; inoltre sono appassionata di True Crime, quindi leggere di Jack lo Squartatore, della lotta per la giustizia sociale e la riforma penale evidenziata dalla difficile situazione dei poveri che vivevano nelle baraccopoli sovraffollate rispetto alle classi medie e ricche, mi ha aiutato a sviluppare Southwark nel libro. Abbiamo l’abitudine di guardare al passato attraverso un filtro colorato, io volevo mostrare la bruttezza della realtà del tempo. Certo, al tempo ci furono incredibili progressi nella scienza e nella tecnologia, nella moda e nell’arte; ma la disuguaglianza di classe è rimasta, così come la disparità di diritti tra i sessi.

Parliamo di writing routine: ne hai una? Ci racconti come funziona il tuo processo creativo?

Vorrei tanto avere una routine! Per me è un po’ più caotico, ma lo definirei un “caos controllato”. In passato, quando mi sedevo a lavorare su una storia, avevo già una visione dell’inizio e della fine, lasciavo vuoto lo sviluppo in attesa di essere riempito. Con Il Carosello non avevo la più pallida idea di dove stessi andando. Lo scrissi giorno per giorno, come se stessi lanciando cose verso il muro per vedere cosa sarebbe rimasto appiccicato, cosa avrebbe funzionato e cosa no. È stata un’avventura lasciare che la storia si trovasse da sola. Immagino che, per quanto riguarda una routine, direi che la prima cosa che faccio quando ho il germe di un’idea è creare una playlist di canzoni. Non riesco a scrivere in assoluto silenzio. Quando scrivevo “Il Carosello delle Curiosità” di solito iniziavo intorno alle 22:00 e scrivevo fino all’1:00 di notte; accendevo la TV con un cozy mystery britannico come Poirot e Miss Marple, abbassavo il volume, mettevo le cuffie e ascoltavo la musica mentre battevo le dita sulla tastiera. Tendo anche a parlare a voce alta con me stessa come uno o due personaggi mentre sviluppo i dialoghi, spesso camminando per la stanza, a volte recitando le scene, una cosa che attribuisco ai tempi in cui facevo teatro al college. Uno degli esercizi teatrali che faccio mentre creo un personaggio o per conoscerlo meglio è incoraggiarlo a sedersi e intervistarlo, il che voleva dire parlare con una sedia vuota come se quel personaggio fosse seduto proprio lì… ma fare questo mi aiuta a sentire i dialoghi e capire se suonano in maniera realistica. Proverò a creare una timeline su una lavagna per il prossimo libro, mi è stato chiesto di farlo per Il Carosello così che fungesse da guida per gli eventi della storia – il che si è rivelato utile – ma farlo dopo che il libro era stato scritto ha rappresentato una sfida. Ho intenzione di essere previdente la prossima volta.

Una delle caratteristiche più interessanti di questo romanzo è l’attenzione che poni verso i personaggi, ognuno dei quali è dotato di una moralità complessa. Secondo te, quant’ è importante scrivere personaggi “morally gray” in una storia come questa, dove niente è come sembra?

Ho sempre trovato i personaggi moralmente grigi estremamente affascinanti e spesso una migliore rappresentazione dell’umanità. È molto più semplice identificarsi con loro, sono imperfetti e pieni di conflitti interiori, sfidano le concezioni precostituite su come ci si aspetta che si comporti una persona o un personaggio. Credo che ciascuno di noi possa confondere il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, molto dipende dalle circostanze in cui ci troviamo: potresti essere guidato da una forte bussola morale e, sebbene alcune azioni che compi non siano sempre le più nobili, tenteresti di fare del bene o raggiungere un lieto fine. È per questo motivo che adoro gli antieroi, preferirò sempre Batman a Superman perché, laddove Superman è costantemente buono e agisce in nome di una più alta morale, Batman non ha paura di agire e fare la cosa cattiva per la giusta ragione. Walter White di Breaking Bad è un altro ottimo esempio: un insegnante di chimica dal carattere mite diventato signore della droga. Adoro quei personaggi che sovvertono le nostre aspettative.

I personaggi hanno anche diverse fisicità, disabilità e corpi non conformi… Che ne pensi della rappresentazione delle persone con disabilità nei libri e nei media?

Un tempo, se una persona soffriva di condizioni cliniche come il gigantismo o malattie come l’acromegalia, non c’erano molte opportunità perché avesse una carriera “normale”. Spesso questa persona doveva rivolgersi a uno spettacolo di fenomeni da baraccone o a un circo, essere “messa in mostra” in qualche modo per guadagnarsi da vivere. Alle persone incuriosisce il “diverso”, è nella natura umana essere attratti e temere ciò che non capiamo o ciò che è altro da noi. Stranamente ho sperimentato una cosa simile anch’io, molti anni fa, quando lavoravo in una libreria. Ero alla cassa quando una donna e il suo bambino si sono avvicinati al bancone, stavo per chiederle se potessi aiutarla con qualcosa ma prima che potessi dire una parola lei ha detto ad alta voce a suo figlio di guardarmi, di guardare i miei occhi, e gli disse anche che avrebbe potuto non vedere mai più in vita sua due occhi verdi. È stato inconsueto, mi ha lasciato senza parole e il piccolo credo abbia avvertito l’imbarazzo di quel momento mentre la madre, ignara della sua ignoranza, chiacchierava di quanto fosse rara quell’opportunità. Non si è rivolta a me neanche una volta, mai direttamente, ha parlato solo a suo figlio. Se ne sono andati senza comprare nulla e quella sensazione di essere messa in mostra non mi ha mai abbandonato, non l’avevo mai provata prima di allora. Gli occhi verdi non sono strani per me, ma per chi non ha mai incontrato qualcuno con quel colore di occhi sì, è una stranezza, e penso che sia qui che entra in gioco la familiarità: quanto più abbiamo familiarità con qualcosa, tanto meno strana diventa. Per quanto riguarda i personaggi del Carosello, la cosa più importante per me era rappresentarli sempre con dignità. È solo attraverso gli occhi del pubblico che si percepiscono le loro differenze; loro stessi riconoscono che, sebbene siano diversi, possiedono qualcosa che incuriosirebbe il pubblico, ma quelle differenze non li definiscono in alcun modo come individui né li rendono in alcun modo inferiori a chiunque altro. Al primo incontro con lui l’aspetto “bestiale” di Georgie è per Charlotte fonte di curiosità, per Lucien invece si tratta di un fratellino minore. È interessante che Charlotte, da outsider, abbia cambiato la sua percezione: all’inizio, non può fare a meno di fissarlo ma comincia a vergognarsi perché vede subito che Georgie non è un mostro ma piuttosto un dolce ragazzino che sembra avere un aspetto insolito. Al contrario, il personaggio di Odilon Rose in apparenza si presenta come un gentiluomo: elegante, raffinato, istruito, ricco, ma in realtà è il personaggio più orrendo del libro, un vero mostro che indossa una maschera perfetta. È tutto ciò che ci si aspetterebbe da Georgie se fosse giudicato solo in base all’aspetto fisico. Oggi abbiamo molta più consapevolezza su questi temi, grazie al progresso medico e dei media, le arti hanno iniziato a offrire una migliore e più vasta rappresentazione di individui con disabilità o corpi non conformi. Penso che i fumetti siano stati un media in prima linea con la creazione dei personaggi degli X-Men, tutti individui straordinari, specialmente per la figura del Professor X che, nonostante sia in sedia a rotelle, ha un grande potere ed è una figura chiave della storia, la sua forza non risente della sua disabilità. Anche con Daredevil, un supereroe non vedente che è diventato un personaggio importantissimo e molto amato. Sono stati fatti grandi passi avanti dai difensori dei diritti delle persone con disabilità perché esse ottenessero un’adeguata rappresentazione, comprensione e visibilità. Su questo tema consiglio vivamente il libro di Alice Wong (attivista per i diritti delle persone disabili ndr.) “Year of The Tiger: An Activist’s Life”. C’è ancora molto lavoro da fare per ottenere maggiore visibilità e comprensione nel mondo dell’arte. Abbiamo ancora attori abili che interpretano personaggi diversamente abili piuttosto che farli interpretare a attori o attrici con disabilità. In alcuni spettacoli e film si fanno ancora fat jokes, intere trame che ruotano attorno all’aspetto di qualcuno e al modo in cui viene percepito dalla società… quest’umorismo a buon mercato e il body shaming a spese qualcun altro non sono mai qualcosa di positivo; il fatto che adesso si faccia attenzione a queste cose è promettente. Si spera che queste piccole spinte continuino ad ampliare il percorso e a mantenere viva la conversazione. Ho fiducia che vedremo più artisti diversamente abili rappresentare la loro comunità in modo autentico. La vittoria dell’Oscar di Troy Kotsur nel 2022 per il film CODA – i segni del cuore, il primo attore non udente a farlo, ne è un ottimo esempio. Mi scuso per questa risposta lunga e divagante, è una domanda molto difficile, si tratta di una conversazione molto ampia. 

Torniamo alla nostra storia e andiamo un po’ nel dettaglio: hai un personaggio preferito de Il Carosello delle Curiosità? E ti andrebbe di dirci perché è il tuo preferito?

Non penso di averne uno preferito perché ognuno di loro è prezioso per me a suo modo, ma sono affezionata ad Aurelius Ashe perché è stato il primo personaggio della storia che ho trovato… anche se penso che sia stato lui a trovare me. La storia della sua creazione è davvero assurda. Al tempo in cui facevo la challege NaNoWriMo erano passati i primi undici giorni di novembre e avevo solo un paio di idee ma nessuna storia, nessun punto da cui iniziare. Un giorno mentre ero al lavoro ha squillato il telefono ed era il mio ex fidanzato. Ci eravamo separati da circa un anno e, dopo i convenevoli, arrivò al punto sul perché mi avesse chiamato: per annunciare che si era fidanzato, come poi si scoprì, nientemeno che con la donna che aveva conosciuto mentre stavamo ancora insieme. Non so ancora perché abbia sentito il bisogno di dirmelo, ma ecco fatto! (ride ndr.). Ed è stato pochi istanti dopo aver riattaccato, sentendomi un po’ spaesata e incerta che quello che era appena successo fosse successo per davvero, fu a quel punto che un nome mi è venuto in mente. Lo scrissi velocemente e mi piacque come appariva sulla pagina, ricordo di aver detto: “Aurelius Ashe, chi potresti essere?“. Non so ancora da dove sia saltato fuori, ma come ho detto, mi ha trovato, e da allora è sempre stato con me.

E invece qual è stato il personaggio che hai avuto più difficoltà a scrivere? 

 Ogni personaggio era una sfida, ma direi che la più difficile da creare è stata Catherine Rose, madre di Odilon e Florence. La difficoltà ha riguardato il fatto che, al momento degli eventi del libro, Catherine è morta da molti anni, ma gran parte del comportamento e dell’atteggiamento di Odilon sono dovuti a quello di sua madre, al modo in cui lo ha cresciuto e alle sue macchinazioni. La creazione di questo villain imperante, seppur fisicamente assente ma la cui presenza permea la storyline di Odilon Rose, ha avuto i suoi momenti difficili. [Catherine] doveva avere su Odilon lo stesso potere che la defunta madre di Lucien, Isabel, aveva su quest’ultimo; ciò avrebbe reso i due uomini l’uno il corrispettivo dell’altro.

Aurelius Ashe ha due degli arcani maggiori dei Tarocchi tatuati… sei un’appassionata di occulto? Hai mai preso parte a una lettura dei tarocchi o hai mai imparato a leggerli?

 Mi interessano molto e colleziono mazzi di tarocchi, ma sono una principiante. Il mio primo mazzo mi è stato regalato ed è il mio mazzo “attivo” (per avere il potere di predire il futuro è necessario che il mazzo ti venga regalato da qualcun altro ndr.) Non ho mai fatto una lettura ma il mio interesse per l’occulto è innato: il mio bisnonno era un rabdomante (una strega dell’acqua, un’arte che non ho ereditato ahah), allevava api e nonostante non abbia mai indossato tute o cappelli da apicoltore non è stato mai punto; non so se ho ereditato da lui il rispetto per il mondo della natura, ma con esso ho avvertito sempre una profonda affinità: da bambina se coglievo un fiore ringraziavo sempre lo spirito che vi risiedeva, non mi è stato insegnato da nessuno, anche se a volte mi parlavano degli spiriti della natura, lo facevo perché mi sembrava giusto. Ovviamente, a scuola, circolavano voci sul fatto che fossi una strega, voci che non ho mai né confermato né smentito, perché il non sapere teneva a bada i bulli che avevano paura di me! (ride ndr.)

Questo romanzo può essere considerato uno stand-alone, ma il finale lascia qualche domanda senza risposta. Per caso stai lavorando un sequel de Il Carosello delle Curiosità?

Sì! Questo è il piano. Ci sono delle questioni in sospeso per i personaggi e intendo esplorarle… quindi, vedremo cosa succederà!

E oltre al sequel del Carosello, hai già pensato al tuo prossimo romanzo?

C’è una storia che desidero esplorare sin dal 2013, la chiamo “la mia storia irlandese” ed è in parte ispirata alla storia vera di Bridget Cleary, una giovane donna che è stata uccisa dal marito e dalla famiglia di lui perché credevano che fosse un changeling (un essere simile per aspetto a un essere umano ma appartenente al mondo delle fate, l’omicidio di Bridget Cleary è un avvenimento reale e documentato ndr.), e in parte al mito delle Selkie (creature della mitologia irlandese ndr.), c’è molto su cui lavorare. Mi piacerebbe anche fare qualcosa che abbia a che fare con l’horror del folklore americano, forse qualcosa che abbia a che fare con un lupo mannaro o una creatura simile… Ho un’ideuzza per un romanzo sui vampiri, e mi piacerebbe ritornare a quel mystery che ho iniziato a scrivere ormai anni fa.

Nei ringraziamenti non ho potuto fare a meno di notare che hai menzionato il mio autore preferito: Neil Gaiman. Sono curiosa, c’è un’opera specifica di Gaiman che ti ha ispirato di più?

Sono fan di Neil Gaiman dai tempi di Sandman e ciò che ammiro di più del suo lavoro è il modo in cui fonde senza difficoltà il mito, la fiaba, il folklore e la storia in mondi contemporanei, e il suo “senso del bizzarro” è sempre dietro l’angolo. Nessundove è stato il primo suo romanzo che ho letto, in una copia ARC (che ho avuto la fortuna di farmi autografare). E naturalmente amo molto Good Omens.

Ti viene in mente qualche libro, film o serie TV con le stesse vibes del tuo che vorresti consigliare ai nostri lettori?

Non guardo molta tv ma ero fan di Supernatural, quindi potrebbe esserci qualche elemento in comune. Nel 2003 è andata in onda per poco tempo su HBO una serie tv intitolata Carnivale, ambientata durante la Grande Depressione americana degli anni Trenta, nel periodo delle Dust Bowls, e la storia riguardava un misterioso circo itinerante. Mi viene in mente il film Freaks di Todd Browning, disturbante e allo stesso tempo avvincente. Per quanto riguarda i libri: “Il Popolo dell’Autunno” di Ray Bradbury, la serie YA “Cirque Du Freak”, “Geek Love” di Katherine Dunn, “Notti al Circo” di Angela Carter, la serie Caraval, The Museum of Extraordinary Things di Alice Hoffman, “Il Circo delle Meraviglie” di Elizabeth Macneal, “Il Circo della Notte” di Erin Morgenstern.

Tre canzoni e tre artisti che secondo te sono perfetti da ascoltare mentre si legge “Il Carosello delle Curiosità”?

Ho creato una playlist su Spotify per il libro! “Burn” dei The Cure è diventata la canzone di Lucien in un certo senso, e a questa si
aggiunge “Charlotte Sometimes”, sempre dei The Cure, per Charlotte. Poi direi: “Devil Inside” dei INXS o “Red Right Hand” di Nick Cave… e “NFWMB” di Hozier (un’altra canzone per Charlotte, specialmente per il finale del libro). È così difficile scegliere!

Con l’ultima domanda ti riporto alla dedica del libro: “a chiunque abbia mai sussurrato un desiderio nell’oscurità”. Hai mai sussurrato un desiderio nell’oscurità? Ti va di raccontarcelo o è troppo prezioso per essere detto a voce alta?

Ho sussurrato molti desideri nell’oscurità nel corso della mia vita: desideravo trovare un agente, desideravo una buona idea per un libro… Tante cose, grandi e piccole, e ce ne sono alcune che non rivelerò mai. Sussurro anche ai crocicchi ogni volta che ne attraverso uno, nel caso in cui qualcuno stia ascoltando…

Grazie dal profondo del cuore Amiee per averci dedicato il tuo tempo, è stato un vero piacere parlare del tuo romanzo e possiamo definirti una strega onoraria di questa congrega! Non vediamo l’ora di leggere i tuoi prossimi romanzi.

Amiee Gibbs

È cresciuta nelle campagne del Maryland, dove vive tuttora, anche se sogna di scappare in Irlanda. Ha lavorato per tredici anni a Penguin Random House come responsabile delle vendite per le librerie indipendenti. È laureata in Letteratura e Scrittura creativa. Il Carosello delle Curiosità è il suo romanzo d’esordio. [Fonte: https://fazieditore.it/autore/amiee-gibbs/]

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