BEST SELLER
L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde, la recensione

L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde, la recensione

L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde di Heather Fawcett era sicuramente uno dei titoli più attesi di questo 2024 ed è finalmente uscito il 16 gennaio in una meravigliosa edizione a cura di Oscar VaultHeather Fawcett è un’autrice canadese che si è fatta conoscere nel panorama letterario grazie a  libri che abbracciano un ampio pubblico di lettori, dagli adulti ai ragazzi. I suoi romanzi, compreso L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde, sono in corso di traduzione in oltre dodici lingue e stanno incuriosendo i lettori soprattutto perché, in ognuno di essi, in forme diverse, sono presenti i draghi (piccola curiosità: in questo caso, è la nostra protagonista ad essere definita un drago).

L'enciclopedia delle fate di Emily Wilde: di cosa parla?

Cambridge, 1909. Emily Wilde è un’accademica di successo, la più grande esperta di  folklore e “driadologia”, la scienza che studia il Piccolo Popolo, in un mondo in cui la sua esistenza è riconosciuta tanto da diventare oggetto di studi. Emily sta infatti lavorando alla stesura di quella che sarà a tutti gli effetti la prima Enciclopedia delle fate ad essere mai stata scritta e pubblicata.

In autunno, accompagnata dal suo fedele cane Shadow, parte per il remoto villaggio di Hranfnsvik, dove intende raccogliere dati e testimonianze sulle creature che abitano quelle zone, chiamate “i Nascosti”, di cui ancora si sa veramente poco. Il suo dovrebbe essere quindi un viaggio all’insegna della ricerca scientifica, vissuto nella solitudine di un cottage ai piedi delle montagne e a diretto contatto con gli spiriti della natura. Ma, inaspettatamente, si ritroverà tra le mani non soltanto i misteri dei Nascosti di Hranfnsvik ma anche quelli che aleggiano attorno a Wendell Bambleby, suo collega e amico di Cambridge.

Il Piccolo Popolo protagonista del folklore in tutto il mondo

Cuore pulsante di questo cozy fantasy sono le leggende sul cosiddetto “Piccolo Popolo”, ovvero le creature fatate che popolano e proteggono la natura e che sono presenti nel folklore di quasi tutti i popoli del mondo. L’uomo ha tramandato per secoli i racconti a loro dedicati attraverso l’arte, la letteratura e le testimonianze orali. In uno studio antropologico condotto nel 2016 e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, si sono analizzati i collegamenti tra 275 fiabe di magia indoeuropee, che contengono riferimenti o personaggi legati proprio al mondo fatato. Da questo studio è emerso che alcune storie avevano addirittura radici preistoriche. Il Piccolo Popolo è oggi protagonista di tanti prodotti letterari e cinematografici di successo e L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde riesce a cavalcare l’onda e ci regala un cozy fantasy davvero originale.

Una struttura narrativa che funziona

“In questo scritto intendo fornire una descrizione fedele delle mie attività quotidiane sul campo atte a documentare una sottospecie del Popolo fatato detta “i Nascosti”. Questo diario adempie a due scopi: aiutarmi a ricordare tutto per quando giungerà il momento di compilare il resoconto formale sulla ricerca sul campo e fornire un punto di partenza per gli studiosi che verranno dopo di me, qualora io dovessi essere catturata dal Popolo fatato.” 

Heather Fawcett ambienta la sua storia in un mondo in cui l’esistenza delle creature fatate è riconosciuta e attestata, oltre che oggetto di studio. In queste prime righe, la nostra protagonista, Emily, pone le basi di quella che diventerà a tutti gli effetti la prima Enciclopedia delle fate al mondo. Per come è strutturato, L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde ricorda molto il libro Il regno segreto del reverendo scozzese Robert Kirk risalente alla fine del XVII secolo. Nel suo testo, l’autore sottolinea che il suo lavoro è un saggio sulla natura e sui comportamenti del popolo fatato che la abitano, che descrive attraverso i racconti dei veggenti del luogo, esattamente come Emily si serve degli abitanti del villaggio e delle loro storie per cercare di comprendere le caratteristiche dei loro Nascosti. L’espediente del diario di ricerca di Emily ci permette di seguirla attraverso questo suo viaggio fantastico e scientifico allo stesso tempo nelle lande ghiacciate che circondano il villaggio di Hranfnsvik.

“Avrei potuto continuare a parlare delle storie sulle creature fatate, ma non sapevo come parlargli del mio ambito di ricerca. Magari quello che avrei detto gli sarebbe sembrato assurdo. La verità è che per il Piccolo popolo le storie sono tutto. Sono una parte così essenziale di loro e del loro mondo che i mortali faticano a comprenderne la portata.”

È attraverso le storie raccontate dagli abitanti di Hranfnsvik e interagendo direttamente con le creature fatate che Emily ci fornisce un resoconto preciso e dettagliato delle loro abitudini, le caratteristiche fisiche, la loro lingua, il loro sistema di governo (se così vogliamo chiamarlo) e loro regole per quanto riguarda le interazioni con gli umani.

“È una lingua che gira in tondo, per dire una cosa impiega il doppio del tempo di quello che ci vorrebbe in inglese e ha molte regole contraddittorie, ma non ne esiste una più bella parlata dai mortali, in nessun angolo del mondo. Per qualche curioso motivo, […] gli esseri fatati parlano la stessa lingua in ogni paese e in ogni regione in cui si ha notizia della loro presenza.”

Particolare importanza nel libro viene data al ruolo dei cosiddetti “changeling”, bambini scambiati dalle fate, che rapivano i bambini umani e al loro posto lasciavano delle creature perduranti che potevano condurre alla pazzia i genitori adottivi attraverso terribili illusioni e allucinazioni. Il diario di Emily diventa un vero e proprio insieme di appunti antropologici e scientifici che fanno da base alla scrittura della sua enciclopedia e che regalano al lettore un’esperienza di lettura diversa dal solito e molto interessante.

Cosa manca in L'Enciclopedia della fate di Emily Wilde?

L’espediente del diario di ricerca di Emily è ciò che rende questo libro davvero interessante. La scrittura è scorrevole, i personaggi sono tratteggiati alla perfezione e, nonostante la presenza dei dialoghi, il lettore ha la sensazione di leggere davvero un taccuino con appunti, appendici e resoconti di natura antropologica e scientifica, che si sposano benissimo con il background fantasy. Mi aspettavo però anche la presenza di schizzi e bozzetti, che invece sono assenti, che avrebbero sicuramente enfatizzato il fascino di questa struttura narrativa. 

Inoltre, al di là del carattere accademico che Heather Fawcett ha voluto dare al suo libro, manca un po’ di dinamicità, soprattutto nelle parti della storia che dovrebbero scatenare nel lettore emozioni forti come l’angoscia per le sorti dei personaggi e che qui, invece, risultano un po’ piatte. Anche quella che dovrebbe essere la parte romance viene un po’ trascurata, un peccato perché in questo caso esplorarla in maniera più approfondita non avrebbe assolutamente tolto nulla al resto. 

La componente romance di L'enciclopedia delle fate di Emily Wilde

Le interazioni tra Emily e Wendell sono molto dolci e hanno sempre quel pizzico di ironia che non guasta. Sono due persone molto diverse, se non totalmente opposte tra loro. Emily non è per niente brava con le persone, mentre riesce a rapportarsi molto bene con le creature fatate. Ama la solitudine della biblioteca e il suo studio a Cambridge più della sua stessa casa e custodisce gelosamente i suoi appunti, tanto che Wendell la definisce affettuosamente un “piccolo drago sputa fuoco”. Al contrario, Wendell è una persona estremamente socievole, che ama la compagnia e il dialogo e che non si scoraggia di fronte ai silenzi ostili di Emily. Inaspettatamente, i due riescono a instaurare un legame molto profondo.

“Spero che non ti scocci se non ti ho spostata quando mi sei scivolata addosso nel sonno e la tua testa si è posata sulla mia spalla. No, che stolto che sono; certo che ti scoccerà, ma forse non mi importa.”

Nonostante queste premesse, l’autrice sceglie di sviluppare la loro relazione a piccoli passi, forse un po’ troppo piccoli, ma che ammetto siano bastati a incuriosirmi su quelli che possono essere i futuri sviluppi di questa coppia fuori dal comune.

Lettura approvata!

In attesa dell’uscita in Italia del secondo volume, Emily Wilde’s Map of the Otherlands, L’enciclopedia delle fate di Emily Wilde è un senza dubbio una lettura che lascia al lettore tanta curiosità e che, nel complesso, vale la pena recuperare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *