BEST SELLER
La strega di Triora: il romanzo storico ambientato nella Salem d’Italia

La strega di Triora: il romanzo storico ambientato nella Salem d’Italia

La strega è una creatura mutevole nelle mani della storia. Da megera dedita alle arti oscure e adoratrice del demonio a donna ammaliatrice agli occhi degli uomini che l’hanno perseguitata. La figura della strega muta anche nelle leggende. Ogni regione, provincia, comune, piccolo paesello sperduto tra le montagne italiane ha un racconto che presenta particolari leggermente diversi rispetto al precedente. Eppure, c’è qualcosa che accomuna le streghe in quanto tali: sono tutte donne disprezzate, donne sagge e indipendenti, donne bistrattate dalla storia.

La Strega di Triora di Antonella Forte si distacca dalle narrazioni più arcaiche, puntando l’attenzione su una delle protagoniste del processo alle streghe di Triora. È Franchetta Borrelli a narrare gli avvenimenti. È il suo punto di vista ad ammaliare i lettori. Questa volta non con malocchi o fatture, ma con la verità.

Uno sguardo alla storia: il processo alle streghe di Triora

Prima di addentrarci nelle vicende descritte da Antonella Forte nel suo romanzo, è necessario soffermarci sull’evento stesso che ha ispirato l’autrice. L’inizio della caccia e il processo alle streghe di Triora vengono ricondotti a un clima di particolare tensione, dovuto a una lunga carestia che provava duramente la Valle Argentina da oltre due anni.

Fu nel 1587 che gli abitanti del borgo, stremati e diffidenti, iniziarono a sospettare che le artefici di tali sofferenze fossero proprio le streghe residenti nel quartiere della Cabotina. Dopo essere state individuate, il Parlamento generale affidò a Stefano Carrega, il podestà del paese, il compito di assicurare le streghe alla giustizia, sottoponendole a un processo. Carrega richiese l’aiuto del sacerdote Girolamo Del Pozzo e del vicario dell’Inquisizione di Genova. Fu la narrazione di Del Pozzo, denunciando con estrema ferocia gli atti malefici delle streghe, a scatenare la furia dei popolani.

In seguito, vennero arrestate circa venti streghe, di cui tredici subito dichiarate colpevoli. Le torture a cui vennero sottoposte furono indicibili, portando a una serie di denunce a catena. Proprio il clima di terrore generato portò la popolazione a nutrire dei dubbi sulla condotta dei due vicari. La sessantenne Isotta Stella morì a causa delle torture subite, spingendo i cittadini a rivolgersi al Consiglio degli Anziani nel 1588 per chiedere al governo di Genova di interrompere il processo. Il governo sollevò Del Pozzo dall’incarico, richiedendo l’intervento dell’Inquisitore generale, Alberto Drago, che visitò Triora e ottenne la liberazione di una delle accusate.

Tuttavia, l’arrivo di Giulio Scribani, commissario nominato dal governo di Genova, non fece che peggiorare la situazione. Scribani non coinvolse solo Triora in questa caccia alle streghe, ma estese la sua furia anche alle zone circostanti. Il governo genovese decise di intervenire in seguito ai numerosi arresti e alle richieste di pena capitale per le donne ritenute colpevoli, affiancando a Scribani i giureconsulti Giuseppe Torre e Pietro Allaria Caracciolo.

La caccia alle streghe di Triora sembrava incontrollabile e così anche gli uomini che ne tenevano le redini. Nel 1588 l’Inquisizione genovese rivendicò il pieno controllo sulla vicenda, trasferendo le accusate nelle prigioni governative.

La strega di Triora: Franchetta Borrelli e le sue consorelle

Nell’approfondimento fatto per Piemme, Antonella Forte racconta della nascita de La strega di Triora, soffermandosi sul modo in cui la stesura stessa del romanzo sia derivata da una grande sensazione di appartenenza alla storia delle Bagiue. L’autrice racconta come Franchetta Borrelli abbia conquistato la sua attenzione parola dopo parola, divenendo la protagonista indiscussa del romanzo. Ed è proprio così che mi sono sentita mentre leggevo: Franchetta, una donna coraggiosa e indipendente, ha avuto lo stesso effetto anche su di me.

La scrittura, così avvincente e al tempo stesso personale e intima, ha dato vita a una donna che la storia italiana si era lasciata alle spalle. Tuttavia, La strega di Triora non è solo la narrazione della vita di Franchetta durante il processo alle streghe. L’attenzione dell’autrice si sposta sul gruppo di donne accusate e perseguitate nel borgo ligure. Da Isotta Stella alla giovane Magdalena, da ragazze a sorelle anziane, Forte ha dato voce e profondità a gran parte delle vittime della mano spietata dell’ignoranza

Il cuore di Franchetta era gonfio di pena e di rimpianto, ma anche di tenerezza e di un bene profondo, che certo era una qualche forma d’amore. Fece un lungo sospiro e strinse a sé la lettera, come un talismano.

La strega di Triora, Antonella Forte

Franchetta viene presentata ai lettori come una donna padrona di sé, libera dal controllo maschile e per questo motivo guardata con sospetto e giudizio dai suoi concittadini. Le sue conoscenze la classificavano come una levatrice e guaritrice, causa della sua successiva cattura.

È però il legame di sorellanza che lega tutte le donne a rendere il romanzo tanto potente. Il vincolo d’affetto riverbera in tutte le pagine, descrivendo con giustizia tutte le esperienze drammatiche vissute dai personaggi. Ricordo con particolare tenerezza il personaggio di Magdalena e la terribile storia che viene pian piano narrata nel romanzo. La sua forza e tenacia, nonché la dolcezza che la contraddistingue, conquisteranno anche i vostri cuori.

Non solo una storia di caccia alle streghe

Seppur uno degli obiettivi del romanzo sia quello di raccontare le storie delle donne che sono state vittime del processo alle streghe, l’autrice dà in prestito la sua voce a tutte quelle donne che non possono più parlare, per narrare le loro vite spezzate e quelle di altre che resisteranno nonostante tutto.

Le vicende orribili che segneranno per sempre il borgo di Triora non devono rimanere celate negli archivi della storia. I loro volti sono impressi nelle pagine di questo romanzo, le loro voci riecheggiano nelle parole dell’autrice che non si fa remore nel ricordare ciò che sono state costrette a subire non in quanto streghe, ma in quanto donne.

Tra finzione e realtà, ritengo necessario soffermarmi sull’aspetto più magico della vicenda. La parte relativa ai poteri e alle abilità delle donne del romanzo è strettamente collegata alla natura. Le guaritrici si affidano al potere di Madre Natura e i loro rimedi e amuleti sono semplicemente delle pratiche mediche estremamente antiche. Sono proprio queste ultime a scatenare invidia e risentimento negli stessi cittadini che decideranno di denunciare le nostre protagoniste.

In conclusione

La voce di Antonella Forte risuona intensa e indimenticabile, permettendoci di immedesimarci nelle protagoniste di una parte buia e spesso dimenticata della storia italiana. L’autrice non si risparmia nel descrivere le indicibili sofferenze sopportate dalle streghe del romanzo, ma La strega di Triora non è solo questo. L’amore è la sottotrama che si insinua tra le storie di torture e abusi. La celebrazione del legame tra donne nella sua bellezza totalizzante rende il romanzo completo sotto ogni punto di vista.

Nonostante il finale aperto – avrei, infatti, preferito un finale autoconclusivo – mi sono ritrovata sin da subito incuriosita e vogliosa di conoscere la fine della storia di Franchetta e delle sue compagne. Consiglio caldamente La Strega di Triora di Antonella Forte a chi apprezza particolarmente le storie di resilienza come nel romanzo Slewfoot di Brom e Le streghe di Manningtree di A.K. Blakemore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *