
Estasi Americana e il corpo femminile
C.J. Leede, autrice di Maeve, ha deciso di trasportarci in una distopia non troppo lontana da quanto già vissuto negli anni scorsi. In una pandemia fulminante che rieccheggia il linguaggio del Covid-19 e delle sue mascherine, Estasi Americana è ambientato in un America devastata da un virus apocalittico. Disponibile in libreria dal 16 maggio, edita Mercurio, la storia di Sophie Allen è in realtà una profonda analisi del corpo e della sessualità femminile, del ruolo della fede e della Chiesa nella colpevolizzazione e oggettivizzazione femminile e di liberazione personale.
La trama di Estasi Americana: lasciate ogni speranza voi che entrate
“Non avrai altro Dio al di fuori di me”, comanda l’Antico Testamento. Sophie Allen, protagonista del romanzo, ha vissuto una vita rinchiusa in una gabbia, le cui barre sono le preghiere, le confessioni per i pensieri impuri, lo scrutinio di una comunità cattolica che la vuole silenziosa, succube, docile. Suo fratello gemello Noah le è stato strappato da bambina, per quella che i genitori considerano una colpa, una violenza, un peccato abissale. Sophie non li perdonerà mai.
Mentre i suoi coetanei scoprono l’adolescenza, Sophie a malapena si accorge dei cambiamenti del proprio corpo e della propria società. Fino a quando non è troppo tardi: la variante Sylvia, un virus parasifilico che fa completamente impazzire gli infetti, sta devastando l’America settentrionale. Sophie lo inizia a capire mentre compra il suo primo reggiseno, a diciassette anni. Fino a quel momento i suoi genitori e insegnanti la avevano tenuta all’oscuro di qualsiasi notizia del mondo reale. Non sono cose di cui una brava cristiana dovrebbe preoccuparsi.
La chiamano Sylvia. […] L’hanno trasformata in donna. Come le tempeste. Vento, pioggia e distruzione.
Estasi America, C.J. Leede.
Una brutale esposizione al sesso e alla carne umana, narrata da una narratrice immacolata, assomiglia a una terribile Apocalisse. Non è la tromba dell’arcangelo Gabriele a suonare, ma le sirene anti-tornado e le urla di chi viene attaccato. E in una folle Odissea, Sophie ha due soli obiettivi: raggiungere suo fratello e non soccombere alla tentazione, sia essa colpa dei propri peccati o del virus.

Scoprire il proprio corpo è un momento fondamentale nella vita di qualsiasi persona. Doverlo fare con un sentimento di vergogna e disgusto imposto da un credo snaturato la rende una sfida quasi insormontabile. Nel mix mettiamoci quella che sembra essere a tutti gli effetti un’apocalisse zombie, ma sostituite la fame di cervello altrui con un’impulso irrefrenabile alla fornicazione. La Grande Meretrice e la sua bestia camminano tra le persone comuni, trasformandole in maniaci, stupratori, violenti. A qualcuno non serve essere infetto per esserlo. Una lettura che porta alla paranoia e terrorizza per il destino di una singola ragazza, costretta ad affrontare un mondo improvvisamente troppo grande, che supera ben oltre i confini della propria casa e parrocchia.
Il terribile peccato di essere nata
Pecché so’ nata femmena, pecché so’ nata
Ce sta chi me vo’ prena, chi me vo’ ‘nzurata
So’ figlia d’a tempesta e nun me ponn’ ‘ncatenà
Faciteme passà, faciteme passàLA NIÑA – Figlia d’ ‘a tempesta
Il tema centrale del romanzo è la sessualità, in tutte le sue sfumature. Il frutto proibito del piacere, che Sophie non immagina nemmeno possa esistere, figurarsi allungarsi a coglierlo. Con la stessa penna brutale con cui venivano tratteggiate le follie di Los Angeles nel suo primo romanzo, le grandi praterie del nord degli Stati Uniti sono il palcoscenico per C.J. dove affrontare una delle grandi violenze sociali della nostra storia: il controllo sul corpo femminile.
E perché il Serpente diede il frutto a Eva e non a Adamo?
Perché le ragazze restano vittime restano vittime della tentazione più dei ragazzi. Sì. Le ragazze sono più inclini alla tentazione. Dobbiamo ricordarcelo. Siamo noi le malvagie.
Estasi Americana, C.J. Leede
Le imposizioni altrui su come vestirsi, comportarsi, vivere. Il valore che si ha, come oggetti o come animali pregiati da monta, ma solo fino a che viene preservata la propria verginità. La lente dell’analisi è terribilmente cinica, ma le considerazioni che si leggono tra le righe – di una storia esasperata per meglio rappresentare il punto della questione – sono quelle della nostra realtà.
E nella realtà di qualcuno, questo ferreo controllo è esacerbato dalla comunità della fede a cui appartiene, dove le parole di amore e accoglienza vengono tradotte in un messaggio di odio e repressione. Dove essere diversi è una malattia, essere padroni del proprio corpo un peccato. Dove una donna libera non è altro che un demone.

I trigger warning non sono pochi: violenza sessuale, violenza psicologica, abuso su minori, omofobia, scene splatter e crude ed esplicite.
Questo libro è un coltello dalla lama affilata, per le violenze che espone e racconta. Un bisturi chirurgico, per come disseziona le problematiche sociali odierne e le sistema su un piatto argentato, sotto la lente di un microscopio. Lente sulla quale viene sbattuta, ripetutamente, la faccia del lettore. Questo è un libro che non si può non capire. Nessun messaggio velato, solo una ricreazione esasperata di una nostra realtà. Distopica, sì, ma solo a qualche passo.
Eppure, vi è una tenera, fragile positività. Come un fiore che nasce dall’asfalto. Estasi Americana è anche un libro di amicizia. Di primi amori. Di fratellanza. E soprattutto, di scoperta e accettazione di sé. Di come sia difficile capire quello che si vuole, ma una volta scoperto, come sia possibile raggiungerlo. Di come anche l’agnello, di fronte al lupo, può tirare fuori le unghie.